Coronavirus

«Frontalieri da limitare nel settore sanitario»

Per il gruppo liberale radicale Maristella Polli presenta una mozione volta a potenziare e rendere più attrattiva la professione di infermiere nel nostro cantone - «Nei reparti ospedalieri non venga superata la soglia del 20% di manodopera estera»
© CdT/Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
30.05.2020 06:00

Dalle parole ai fatti. Vista la situazione venutasi a creare a seguito dell’emergenza coronavirus, il PLR ha deciso di presentare al Consiglio di Stato una mozione (prima firmataria la deputata in Gran Consiglio Maristella Polli) per chiedere di potenziare il personale infermieristico nel nostro cantone. La mozione, intitolata «Fatti non parole: si deve potenziare il personale infermieristico», chiede anche di fare in modo «che in nessun reparto ospedaliero si possa superare la soglia del 20% di personale frontaliero».

La premessa
«Tra 10 anni in Svizzera mancheranno 65.000 infermieri, quasi un’infermiera su due abbandona la professione, il servizio sanitario funziona unicamente grazie al personale straniero, nella primavera del 2020 erano vacanti 11.000 posti di lavoro». Con questa premessa, nella mozione Polli evidenzia la necessità di «intervenire urgentemente affinché vengano formati più infermiere e infermieri», ma anche «che i curanti abbiano più tempo per i loro pazienti, che si creino migliori condizioni di lavoro per garantire che i curanti rimangano nella professione». Insomma, si chiede un intervento a 360 gradi per valorizzare la professione in un settore, quello sanitario, le cui debolezze sono state «messe a nudo» dall’emergenza COVID-19, «in particolare nei cantoni di frontiera e quindi anche nel nostro cantone». Ma non solo. Come spiega Polli nell’atto parlamentare, «è noto da tempo che nel nostro Cantone si forma troppo poco personale infermieristico anche se, bisogna ammetterlo, in questi ultimi anni si è raddoppiato il numero di diplomati in cure infermieristiche (da 100 nel 2011 a 200 nel 2017) nelle scuole preposte». Più nel dettaglio, si legge nella mozione targata PLR, «attualmente dalle scuole di Lugano e Bellinzona per infermieri si diplomano circa 140 allievi e dalla scuola SUPSI altrettanti 80. Nel primo anno di scuola il 10% abbandona gli studi» e i «dati emersi dalla letteratura scientifica affermano che il primo anno di lavoro infermieristico sia un periodo molto stressante per i neodiplomati». Secondo Polli, inoltre, «bisogna anche chinarsi su problematiche che portano diverse persone ad abbandonare l’attività dopo soli 8/10 anni». A questo proposito viene rimarcato che «il “burn out” oggi è sceso a questo livello temporale rispetto a qualche anno fa che era di circa 15 anni!». Infine, nel testo che accompagna la mozione, viene sottolineato che non bisogna dimenticarsi «che il contributo salariale nel periodo di stage è decisamente poco attrattivo (500/700/900 franchi sull’arco dei 3 anni) e che il fabbisogno sanitario nel nostro Cantone cresce inevitabilmente non solo negli ospedali ma anche nelle case anziani, nell’aiuto domiciliare, o come infermieri indipendenti».

Le proposte
Fatta questa premessa, nella mozione la deputata del PLR chiede al Governo cantonale di «attivarsi per contribuire in modo determinante all’aumento di infermiere e infermieri per la sicurezza dell’offerta sanitaria nel nostro Cantone». Più nel dettaglio, in cinque punti, nella mozione si chiede di creare interesse e rendere attrattiva la professione già nelle scuole medie incentivando i contributi salariali nel periodo di stage e aumentando i posti disponibili nelle scuole sanitarie». Inoltre viene chiesto formare «un numero maggiore di docenti-formatori che seguono l’allievo non solo a scuola ma anche nella pratica ospedaliera» e di aumentare «la possibilità del lavoro part-time o a percentuali più basse per infermiere con figli o al rientro dalla maternità». Viene anche chiesto di valutare «la possibilità di turnover per evitare il burn out» e di favorire «se possibile il rientro di personale infermieristico impiegato in ospedali universitari nazionali». Infine, più in generale, la mozione chiede al Consiglio di Stato di ridurre «al minimo la necessità di personale straniero nella sanità ticinese» e fare «in modo che in nessun reparto ospedaliero si possa superare la soglia del 20% di personale frontaliero».

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