Funghi, una grande passione che spunta in agosto

Di specie, ad oggi, ne sono state catalogate più di 100 mila. Eppure la vasta letteratura e tutta la conoscenza del settore non hanno ancora dissipato l’alone di mistero che circonda il mondo dei funghi. La storia della micologia può essere fatta risalire al Paleolitico e racconta di proprietà medicinali, allucinogene, di rituali mistici e religiosi, di cucina, di leggende.
A nutrire un viscerale trasporto per questo mondo, è Eli Mordasini. Originario della Valle Onsernone, è scrittore, ma anche uno tra i maggiori esperti di funghi in Ticino, oltre che controllore VAPKO. Con lui non ci si può limitare a parlare di esemplari commestibili o velenosi. Per lui, la micologia è ben di più. È scienza, è mistero, è passione.
Un universo al microscopio
«In Svizzera abbiamo circa 350 specie di funghi commestibili, ma io non li mangio. Quasi mai. Non mi piacciono. Forse è per questo che è nata la mia passione», dice il nostro interlocutore. E sebbene non riesca proprio ad ingerirli, per i porcini Mordasini nutre comunque un grande interesse. «Li studio, li fotografo, li conto. Ne ho visti 75 questa mattina nei boschi vicino a casa, ma non li ho colti», racconta. Ciò che attira di più la sua attenzione è la microscopia. «Faccio ricerche su tutti i tipi di fungo: da quelli di un millimetro, che si mostrano come puntini neri sui fili d’erba, sui pezzi di legno o sul terreno, fino ai boleti, di cui abbiamo contato 500 specie: con Fausto Beretta le abbiamo catalogate e raccolte in un volume intitolato ‘‘I funghi della riserva forestale di Onsernone’’, dedicato anche ai cercatori meno esperti. È uno studio che sarebbe però stato impossibile senza il microscopio». Questo strumento permette a Mordasini di scoprire particolarità, colori e forme invisibili a occhio nudo e negli anni lo ha portato a scoprire la presenza di nuove specie in Ticino e in Svizzera.
Da bambino a spasso con il gerlo
L’amore per i funghi è nato quando, da bambino, andava con il padre, i fratelli e i cugini a cercare funghi. «Andavamo con il gerlo e li facevamo seccare - dice Mordasini -. Era importante per le famiglie povere raccogliere i porcini. Ma io, a parte, coglievo i miei funghi: erano le russole, i lattari, ma a quei tempi non si conoscevano e quindi non si mangiavano perché considerati velenosi, nonostante molti non lo fossero».
L’amanita e la cattiva reputazione
«Nelle amanite troviamo solo quattro specie velenose. Tutte le altre sono commestibili, se cotte», spiega l’esperto. «Eppure per molti la parola "amanita" evoca qualcosa di negativo e pericoloso. Se la cesarea fosse diffusa alle nostre latitudini come lo sono i porcini, tutti adorerebbero l’amanita, perché è molto buona da mangiare. Invece nell’immaginario collettivo si fa riferimento alla falloide, che è mortale, o alla muscaria, allucinogena e che crea disturbi per la salute».

Tra avvelenamenti e decessi
Ma, ricorda il nostro interlocutore, ci sono anche funghi più comuni, come boletacee e cortinari, che non sono buoni da mangiare. «Per i chiodini, ad esempio, ci sono mille avvelenamenti all’anno in Italia. Nel 2018 in Svizzera sono stati 34, anche se non gravi», ammonisce Mordasini notando che all’anno, statisticamente, si registrano anche un paio di decessi a causa dei funghi velenosi ingeriti (il 2018 ha fatto eccezione e non ci sono state vittime, ndr). «In Ticino, per fortuna, i casi fatali sono rari perché la gente è giustamente timorosa», afferma il micologo.
«La Luna non c’entra»
La grande quantità di funghi che si trova nei nostri boschi in questo periodo, a metà agosto, è rara. È merito di condizioni favorevoli? Solo in parte: «Ci sono momenti in cui stagione, temperatura e umidità sembrano ideali, ma non crescono porcini», dice Mordasini, che ai requisiti necessari per far spuntare i funghi ha dedicato uno studio durato 30 anni. «Quello di cui sono certo - afferma - è che la Luna non c’entra assolutamente niente. È una leggenda metropolitana. Ma altri fattori non sono da escludere».
Alcuni misteri irrisolti
Gli studiosi di funghi sono ancora in cerca di numerose risposte. Ad esempio, recentemente Mordasini – insieme ad Annarosa Bernicchia, già ricercatrice dell’Università di Bologna – ha trovato un poliporo, di grandi dimensioni, un esemplare unico in Svizzera. «Questo fungo è stato segnalato solo una volta nel 1954 in Cecoslovacchia e un pezzetto è conservato all’Università di Friburgo», spiega Mordasini. «Ma come fa questo fungo, di cui si contano due o tre ritrovamenti in tutta Europa, a trovarsi qui, su un castagno a metà della Valle Onsernone?». La risposta l’esperto non l’ha ancora trovata. Un altro enigma sono ascomiceti e funghi a lamelle che crescono esclusivamente su legni bruciati: «Da dove arrivano le spore? Girano per il mondo e germinano solo quando si posano su una superficie adatta? È l’unica spiegazione plausibile ma il fenomeno resta un mistero». Così come sfuggente è la ragione per cui alcune specie di funghi crescano solo ogni 4, 5 o addirittura 20 anni, con miceli che restano dormienti per periodi più o meno lunghi.
Quelli che si vantano del raccolto
«Di giorno ho troppo da fare, ma la sera dopo le nove apro i social, dove ricevo molti messaggi con richieste sulla commestibilità dei funghi», dichiara Mordasini, precisando però che per dare un responso è indispensabile vedere dal vivo «il bottino». «Quello che mi meraviglia però - dice Mordasini - è la quantità di porcini che la gente raccoglie senza pensare che esistono dei limiti. Le didascalie lasciano sempre intendere che c’è un vanto per il raccolto: più ne hai, più sei bravo. Ma è una devianza rispetto al regalo che ci fa la natura. È un lato un po’ deleterio e negativo della ricerca di funghi, però è nell’indole dell’uomo. Nei Grigioni non succede grazie a normative più rigide e controlli maggiori. In Ticino si fa poco a questo proposito». Tutto sommato però, Mordasini vede di buon occhio i cercatori di porcini: «È il fungo che richiede meno tutela: spunta in abbondanza ogni 3 o 4 anni e nei periodi intermedi, dove se ne trova meno, si autoprotegge. Non c’è danno per la natura nel raccoglierli».
"Grandi quantitativi ma non dappertutto"
Dopo il sole, le sdraio, le spiagge, ecco boschi, radure, funghi. Tantissimi funghi. In questi giorni basta fare un giro sui social per accorgersi che le vacanze – quelle vere, quelle da cartolina – sono già state dimenticate dai ticinesi. Ora, appunto, lo specchio della vanità di molti di noi rilancia un’immagine meno estiva e più autunnale. Logico, sì. Ma così tanti funghi (belli, brutti, lisci, rugosi, strani, enormi) non s’erano mai visti dalle nostre parti. O, almeno, è questa la sensazione che il povero diavolo rinchiuso in ufficio ha quando viaggia con gli occhi e la mente su Facebook o Instagram. Addirittura, alcuni dicono che «è impossibile non trovarne». Già. Il nostro Cantone, sembra il Bengodi del fungo. E del «fungiatt», evidentemente. Ma è davvero così? Si tratta davvero di un inizio di stagione eccezionale per gli amanti di porcini e affini? Lo abbiamo chiesto a Francesco Panzini, presidente della VAPKO (Associazione svizzera degli organi ufficiali di controllo dei funghi) sezione Svizzera italiana. «In alcune zone effettivamente la presenza dei funghi è molto rilevante, direi sopra la media» spiega. «Penso in particolare ai Grigioni. Tuttavia, in altre zone, non se ne trovano proprio. La crescita e la diffusione dei funghi non è uniforme. In questo momento la Leventina non sta ancora ‘‘buttando’’ a dovere, mentre più a sud si possono trovare buoni quantitativi. Dipende molto dalla pioggia e dalle temperature. Una particolarità di questa stagione è costituita dall’insolita presenza del ‘‘fiorone’’. Di solito questa specie arriva fra maggio e giugno, non certo ad agosto». Panzini, poi, tocca un tema sensibile, sentito: «Sui social vediamo tantissime immagini, alcune delle quali davvero poco edificanti» dice. «Vengono ritratte decine e decine di funghi raccolte da un singolo individuo. Tante volte la gente esagera, c’è dell’egoismo in tutto questo. Inutile strafare. Posso assicurarvi che il quantitativo massimo previsto dalla legge (3 chilogrammi per persona al giorno, ndr) basta e avanza. Ci vuole anche il tempo per pulirli, essiccarli e sistemarli per la conservazione a lunga durata. Ricordo, invece, che dopo la raccolta bisogna consumare i funghi nel giro di uno-due giorni. In generale, deve sempre valere la cara e vecchia regola del rispetto. Rispetto per la natura ma anche per chi arriverà dopo di noi. In questo senso, chi va per funghi per poi commerciare il prodotto sbaglia tutto».
Assiduo «fungiatt», Panzini si reca quasi tutti i giorni nei boschi. «Però finora non ho notato un’invasione di appassionati» racconta. «Per esempio l’altro giorno mi trovavo sulle pendici del Generoso e non ho incontrato anima viva. Dipende dai periodi e dalle zone. Ovviamente non vengono mai rivelati i posti fortunati, anche se bisogna tenere presente che i funghi, poi, bisogna saperli scovare. Bisogna individuare il terreno giusto, l’albero più adatto».
Il lavoro della VAPKO è appena entrato nel vivo. I controllori, una trentina sparsi in tutto il Cantone, aiutano quei cercatori che hanno dubbi sull’effettiva commestibilità del fungo. «Se si trovano dei miceti sconosciuti è bene avvolgerli nella stagnola per non contaminare gli altri e chiedere un esame ai controllori» aggiunge Panzini. «Solitamente noi controllori effettuiamo circa 30-40 verifiche all’anno a testa. Se si hanno dei dubbi anche minimi, è bene rivolgersi a noi: la salute è una sola, ingerire il fungo sbagliato può provocare danni estremamente gravi all’organismo».
Il presidente della VAPKO, poi, solleva una questione importante: in Ticino, a suo dire, mancano i controlli da parte delle autorità competenti in merito ai quantitativi massimi previsti dalla legge. «Non sono mai incappato in un controllo, mentre nei Grigioni mi è capitato più volte» sostiene. «Posso capire che la polizia ha altre priorità, ci mancherebbe. Ma delle verifiche andrebbero effettuate per frenare i furbetti». Il Dipartimento del Territorio, da noi interpellato a riguardo, spiega invece che i controlli vengono effettuati. Lo scorso anno, ad esempio, sono state registrate 27 infrazioni, il numero più alto dal 2013.
DA SAPERE
La legge in Ticino
La raccolta dei funghi deve avvenire nel rispetto del loro spazio vitale e dell’ambiente. È vietato distruggere i funghi che non vengono raccolti, così come la raccolta notturna fra le 20 e le 7. Il quantitativo massimo per persona al giorno è di 3 chili. Le multe possono arrivare a un massimo di 10.000 franchi.
Così negli altri cantoni
Le disposizioni variano da Cantone a Cantone. Alcuni di essi (Argovia, Basilea Città e Campagna, San Gallo, Sciaffusa, Soletta, Vallese e Zugo) non prevedono quantitativi massimi. Gli altri, generalmente, arrivano a un massimo di 2 chili. Nei Grigioni, è vietato andare per funghi durante i primi dieci giorni del mese.
I controllori
L’Associazione svizzera degli organi ufficiali di controllo dei funghi (VAPKO) raggruppa le autorità comunali e cantonali competenti, rappresentate dai loro controllori. In Ticino sono circa una trentina. A fine settembre si terrà il corso di micologia: iscrizioni ancora possibili sul sito Internet www.vapko.ch.