Funivia Leventina-Lavizzara, il Governo fa saltare il voto

Il Consiglio di Stato ha ritirato, nella sua seduta di mercoledì mattina, il messaggio per il voto al credito di 800.000 franchi da destinare all’elaborazione di un progetto di massima per la realizzazione di un collegamento a fune tra Fusio e Ambrì (opera il cui costo complessivo potrebbe arrivare a 33 milioni). È stato proprio il Consigliere di Stato Claudio Zali, titolare del Dipartimento del territorio, a comunicarlo al Gran Consiglio nel tardo pomeriggio, facendo stralciare il voto all’ordine del giorno: «È pervenuta da più parti la richiesta di ricercare sinergie allineando le tempistiche di realizzazione di questo progetto con quello che prevede l’innalzamento della diga del Sambuco. Data anche la presenza di numerosi emendamenti, la cui trattazione necessita di approfondimenti articolati e multidisciplinari, il Consiglio di Stato, nella seduta di questa mattina, ha deciso di ritirare il messaggio. Una facoltà prevista dalla costituzione cantonale. Il relatore del rapporto è stato preventivamente informato per una dovuta cortesia istituzionale».
«Fa parte della democrazia»
Da noi raggiunto al telefono, il sindaco del Comune di Lavizzara, Gabriele Dazio, ha dichiarato di avere poco da aggiungere. «Ne prendo atto, ne discuteremo in Municipio e poi vedremo come portare avanti il tutto. Questa decisione fa parte della democrazia». Nessun commento sul possibile legame con il progetto citato da Zali, l’innalzamento della diga del Sambuco, al quale proprio il Comune di Lavizzara aveva fatto ricorso (vedi l’edizione del Corriere del Ticino di sabato).
Un progetto cruciale, fra l’altro, una necessità riconosciuta a livello federale e per la quale il Comune stesso avrebbe richiesto un tornaconto economico diretto. Una mossa, questa, che avrebbe creato parecchi malumori anche all’ombra di Palazzo federale. A Bellinzona, intanto, dopo una breve interruzione per permettere una riunione della Commissione della gestione richiesta dal presidente Bixio Caprara, i lavori in Gran Consiglio sono ripresi con una sua dichiarazione.
«Profondo rammarico»
Caprara ha letto la presa di posizione presa a larga maggioranza dalla Commissione della gestione: «Dopo un lavoro certosino su questo messaggio, come d’altronde lo si fa su tutti. Pur rispettando le rispettive competenze, la Commissione esprime il suo profondo rammarico per questa decisione del Consiglio di Stato, promossa dal Dipartimento competente (Territorio, ndr). Non ci sembra siano emersi fatti nuovi che giustifichino questa decisione. Proprio la prossima fase di progettazione, che si voleva decidere oggi, avrebbe dovuto e potuto dissipare i vari quesiti correlati a questo progetto. Semmai, si sarebbe potuto chiedere di ritornare in Commissione per ulteriori approfondimenti».
Caprara ha poi citato una risposta fornita a un’interrogazione proprio dal Governo, nella quale erano precisati i motivi per i quali i due progetti (la funivia Fusio-Ambrì e l’innalzamento della diga del Sambuco) «devono essere trattati separatamente».
Ma non è tutto. Nella presa di posizione, infatti, è citata anche la comunicazione del ricorso del Comune di Lavizzara in merito alla scheda del piano direttore inerente l’innaltamento della diga del Sambuco. «L’unica novità emersa dai media sabato scorso, che non sappiamo se e quanto pesi sulla decisione. Senza mettere in dubbio il ricorso del Comune, legittimato a presentarlo per tutelare i propri interessi. Una decisione che non commentiamo. La Commissione si sarebbe aspettata una comunicazione diretta, visto che ci siamo appena incontrati». La trattanda è stata quindi stralciata.
Una visione più lontana
Il mondo della politica ha chiesto quindi una sorta di «binario parallelo» tra i due progetti. Un binario del quale ingegneri e tecnici dovranno valutarne la fattibilità. Un’operazione che richiederà tempo, magari un anno, magari due. Facendo allontanare ancora di più nel tempo la visione di uno scenario nel quale il territorio è vissuto indubbiamente in una maniera differente. «Anziché sull’asse verticale, su quello orizzontale», aveva spiegato proprio al Corriere del Ticino Aron Piezzi, granconsigliere e a lungo sindaco di Maggia, favorevole al progetto. L’idea era di poter effettuare un primo viaggio entro cinque o sei anni. Un termine che, forse, ora non è più fattibile.