Ristorazione

GastroSuisse, tappa in Ticino, al centro il rinnovo del CCNL

Oggi si è tenuta a Lugano l’assemblea dei delegati - Negli scorsi giorni era stata annunciata la rinegoziazione del contratto collettivo nazionale - Il presidente Beat Imhof: «Il numero delle aziende è stabile, ma c’è un calo localizzato»
© CdT/Gabriele Putzu
Paolo Galli
20.05.2025 19:30

«Benvenuti in Ticino!». Sopra all’ordine del giorno dell’assemblea dei delegati, il comitato d’accoglienza ticinese subito ha precisato il proprio benvenuto ai suoi ospiti. «Vi diamo il benvenuto in Ticino e in particolare a Lugano. Una destinazione conosciuta a livello internazionale che, con piacere e orgoglio, vi accoglierà sulle rive del Ceresio, nella migliore tradizione enogastronomica ticinese». Un impegno, ma anche un onore, per il nostro cantone. Massimo Suter, presidente di GastroTicino - lo scorso anno in corsa fino all’ultimo per la carica di presidente nazionale -, sottolinea: «È sempre un onore, poter ospitare i delegati nazionali. Farlo nell’anno successivo all’alluvione della Vallemaggia è un segnale forte ai nostri membri, a chi è stato colpito così duramente dal maltempo e dalle sue conseguenze». Presidente di GastroSuisse è oggi Beat Imhof. Questa è stata la sua prima assemblea nella nuova carica. Eletto lo scorso mese di giugno quale successore di Casimir Platzer, lo zurighese era stato subito chiaro sui suoi obiettivi. In una nostra precedente intervista, del 3 febbraio, già evidenziava: «Il settore è ottimista sul futuro, ora pensiamo al contratto collettivo». Ma ci arriveremo. Sul Ticino, riflette: «Con 45 aziende in meno, il Ticino ha subìto le perdite maggiori lo scorso anno. Alcune aziende hanno dovuto affrontare i danni causati dalle intemperie. GastroSuisse, insieme alle associazioni cantonali, ha fornito un’assistenza rapida e senza complicazioni. Dopo le tempeste dell’estate 2024, 47 aziende associate a GastroSuisse colpite - non solo in Ticino, ma anche in Vallese, Grigioni, Sciaffusa, Vaud, San Gallo, Svitto, Lucerna e Basilea Campagna - hanno ricevuto 1.000 franchi ciascuna dal fondo assistenziale di GastroSuisse e 500 franchi ciascuna dall’associazione cantonale di riferimento, per un totale di 70.500 franchi. Solo in Ticino siamo riusciti a sostenere 15 aziende. È stato un grande aiuto per il settore».

L’impatto sui piccoli comuni

Più in generale, Imhof sottolinea come le imprese si trovino attualmente ad affrontare «diverse sfide», in particolare l’aumento dei costi delle merci, dell’energia e della manodopera. «Tuttavia, il numero di imprese di ristorazione in Svizzera è stabile. L’associazione conta circa 20.000 membri che gestiscono circa 22.000 aziende. Abbiamo inoltre pubblicato le analisi pluriennali della crescita netta dell’industria alberghiera nelle rassegne di settore 2019 e 2023. Le analisi mostrano una crescita netta positiva negli ultimi dieci anni. In altre parole, il calo del settore della ristorazione non è un fenomeno nazionale, ma localizzato, soprattutto nei comuni con meno di 2.000 abitanti, nella Svizzera orientale e nei comuni rurali e centrali». Il presidente aggiunge un elemento anche percettivo: «Le chiusure sono più evidenti nelle aree con meno abitanti, perché hanno un impatto maggiore sulla vita dei villaggi e sulle imprese locali, e perché spesso riguardano le attività tradizionali. Questo declino è in parte dovuto ai cambiamenti nei comportamenti di consumo e negli stili di vita della società. Si tratta di uno sviluppo a lungo termine che si osserva da decenni».

Suter: «Allineati sul principio»

Oggi si è parlato anche di contratto collettivo di lavoro. Negli scorsi giorni, l’associazione aveva pubblicato un comunicato in cui spiegava quanto segue: «Le parti sociali del settore alberghiero e della ristorazione concordano la rinegoziazione del CCNL e si accordano sui salari minimi per il 2026/27». L’inizio dei negoziati è previsto per il quarto trimestre dell’anno in corso. L’obiettivo - e rimaniamo a quanto comunicato da GastroSuisse - è far entrare in vigore il nuovo contratto, possibilmente, a partire dal 1. gennaio 2028. «Dopo diversi anni di stallo, le parti sociali del settore alberghiero e della ristorazione ritengono che la decisione di riaprire i negoziati sul CCNL per modernizzarlo e adattarlo al mondo del lavoro odierno offra ottime prospettive per l’intero settore». Le posizioni sul tema, all’interno dell’associazione, non sono unanimi. Lo stesso Massimo Suter, però, smussa i contrasti e dice: «Siamo sicuramente allineati per quanto riguarda il principio, magari abbiamo però visioni diverse. Se il presidente è più possibilista, anche rispetto alle posizioni sindacali, io tendo a essere maggiormente sulla difensiva. È però sicuramente positivo, sempre, sedersi allo stesso tavolo e discutere del futuro del settore. Meglio un’apertura che non una categoria ferma tra le porte chiuse».

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