L'allarme

«Generiamo molti più rifiuti elettronici di quanti ne riusciamo a riciclare»

È ciò che emerge dal quarto «Global E-waste Monitor (GEM)» pubblicato dall'Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (UNITAR) in collaborazione con l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU)
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Red. Online
21.03.2024 09:00

Quello dell'obsolescenza programmata è un problema noto ormai da tempo che si è acuito con l'apparsa sul mercato di prodotti elettronici quali computer, tablet e smartphone. Quante volte, infatti, siamo stati costretti a buttare via un telefonino o un PC ancora in buono stato, ma non più supportato a livello software e, di conseguenza, inutilizzabile? Ora, il problema, secondo l'Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (UNITAR), è dove vengono gettati questi apparecchi e, soprattutto, come vengono smaltiti. Già, perché pubblicando in collaborazione con l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) il quarto Global E-waste Monitor (GEM), UNITAR lancia l'allarme: la produzione mondiale di rifiuti elettronici sta aumentando cinque volte più velocemente del loro riciclaggio documentato. Nel 2022 è stata prodotta la cifra record di 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, in crescita dell'82% rispetto al 2010. Se questi 62 milioni di tonnellate venissero caricati su camion da 40 tonnellate, ne verrebbero riempiti 1,55 milioni che, se venissero messi uno in fila all'altro, formerebbero una linea ininterrotta che potrebbe circondare l'equatore.

© The Golbal E-waste Monitor 2024
© The Golbal E-waste Monitor 2024

Meno di un quarto di questi 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici è documentato essere stato raccolto e riciclato correttamente. Sono così andate perse materie prime recuperabili e riutilizzabili per un valore di 62 miliardi di dollari. L'errato o il mancato smaltimento dei prodotti elettronici rappresenta inoltre un pericolo per la salute dell'uomo e l'ambiente in quanto i dispositivi contengono additivi tossici e sostanze pericolose come, per esempio, il mercurio, il piombo e i PFAS. In base alle stime del Global E-waste Monitor (GEM), 58 tonnellate di mercurio e 45.000 tonnellate di plastica finiscono ogni anno nell'ambiente naturale invece di essere correttamente raccolti e riciclati. Tale inquinamento genererebbe costi stimati in 78 miliardi di dollari.

© The Golbal E-waste Monitor 2024
© The Golbal E-waste Monitor 2024

Per quanto riguarda i produttori di rifiuti elettronici, se si prende in considerazione il volume totale, la Cina capeggia in cima alla classifica con un po' più di 12 milioni di tonnellate generate nel 2022. Seguono gli Stati Uniti con 7 milioni di tonnellate e l'India con 4 milioni di tonnellate. Guardando però alla produzione pro capite, la graduatoria cambia e a primeggiare è l'Europa con 17,6 chili prodotti per abitante nel 2022. Alle spalle del Vecchio continente si piazzano l'Oceania con 16,1 chili pro capite e il continente Americano con 14,1 chili pro capite. La cosa positiva è però che la classifica delle aree geografiche che più si adoperano nella raccolta e nel riciclaggio dei rifiuti elettronici segue quella della produzione pro capite: ecco allora che sul podio salgono Europa, Oceania e continente Americano.

© The Golbal E-waste Monitor 2024
© The Golbal E-waste Monitor 2024

Oggi, tuttavia, il riciclaggio dei rifiuti elettronici copre solo l'1% della domanda mondiale di metalli rari quali cobalto, nickel, oro e argento. «Lo statu quo non può più perdurare», sottolinea l'autore principale del rapporto di UNITAR e ITU Kees Baldé. «È essenziale che gli Stati investano in infrastrutture di riciclaggio e promuovano la riparazione e il riutilizzo delle componenti elettroniche».

Finora abbiamo parlato della situazione attuale, ma cosa preannuncia il futuro? Nulla di buono, almeno secondo il Global E-waste Monitor (GEM). UNITAR e ITU prevedono infatti un ulteriore aumento del 32% nella produzione di rifiuti elettronici entro il 2030 che dovrebbe così raggiungere gli 82 milioni di tonnellate. Il tasso di riciclaggio dovrebbe poi diminuire passando dal 22,3% del 2022 al 20% entro il 2030 in quanto gli sforzi per un corretto smaltimento dei rifiuti elettronici non crescono alla stessa velocità con cui cresce la loro produzione.

«In un momento in cui i pannelli solari e le apparecchiature elettroniche vengono utilizzati per combattere la crisi climatica e promuovere il progresso digitale, l'esplosione dei rifiuti elettronici richiede particolare attenzione», avverte Nikhil Seth, direttore esecutivo di UNITAR, che invita i Governi a combattere l'obsolescenza programmata.

Il Global E-waste Monitor (GEM) sottolinea un aspetto interessante: se si riuscissero a portare i tassi di raccolta e riciclaggio dei rifiuti elettronici al 60% entro il 2030 i benefici supererebbero i costi di oltre 38 miliardi di dollari.