Geopolitica delle zone 30: ecco cosa vuole ogni quartiere

Del tema, finora, si è discusso come se fosse uno di quei pacchetti all inclusive di fronte ai quali si hanno sostanzialmente due scelte: prendere o lasciare. In realtà il progetto è un mosaico e come tale è stato concepito, analizzando la situazione specifica di tutti i quartieri (eccetto uno). Seguendo questo schema, abbiamo chiesto ai presidenti di tutte le Commissioni di quartiere se le zone 30 attuali sono sufficienti, insufficienti o eccessive e su quali vie, nel caso, vorrebbero estenderne la rete.
Barbengo
Il quartiere vorrebbe ulteriori zone trenta nei punti ritenuti più pericolosi, ossia via delle Scuole (dall’ incrocio con via al Mulino fino a quello con via Casoro), il tratto di via Casoro dove non c’è il marciapiede, il nucleo vecchio di Barbengo, via San Carlo, via alle Brughette e via Prati Botta. «Oltre a queste strade – precisa Gabriele Citraro – non vogliamo che si mettano zone 30 se non sono necessarie».
Besso
Anche le due arterie principali, via Besso e via Sorengo, dovrebbero diventare zone 30 «in quanto attraversano aree sensibili dove si trovano commerci, scuole, fermate del bus e la stazione FFS» sottolinea Michela Hohl Tattarletti. «I marciapiedi di queste due strade sono estremamente stretti, salvo rare eccezioni, e in determinati orari della giornata, soprattutto alle fermate dei mezzi pubblici, il passaggio e lo stazionamento di persone supera di gran lunga la capacità di accoglienza dei marciapiedi stessi». Un esempio: il marciapiede di via Sorengo di fronte alla stazione, «inadeguato a garantire la sicurezza dei pedoni».
Brè-Aldesago
Mary Zürcher e colleghi sono d’accordo ad avere zone trenta nei nuclei di Brè e Aldesago. «Toglieremmo invece quel brevissimo a Suvigliana, vicino alla stazione della funicolare: è un’esagerazione e trae in inganno».
Breganzona
Le zone 30 odierne «sono insufficienti» e vi è «una certa difficoltà» nel rispettarne il limite, soprattutto in via Vergiò, come fa notare Luisa Tettamanti. La commissione chiede interventi in particolare sul tratto di strada che attraversa il nucleo, dove «l’attuale limite di 50 km/h costituisce un potenziale pericolo per chi si muove a piedi: ci sono esercizi pubblici, una chiesa, la posta, la banca e altri servizi». Sono auspicate misure anche in via Leoni, «per la larghezza ridotta della carreggiata e l’assenza del marciapiede da un lato della strada», e in via Polar all’altezza delle scuole. «È infine difficilmente comprensibile come mai solo per un tratto di Via Lucino vi sia un limite di 30: lungo tutta la strada c’è il marciapiede solo da un lato, mentre dall’altro ci sono case e piccole vie che si immettono nella principale».
Cadro
Il progetto del Municipio non prevede nuove zone trenta o venti, come ricorda Erika Borioli, e la commissione non ne chiede.
Carabbia
Bene nel nucleo, male altrove. «La strada cantonale, in particolare via Arbostora, resta a 50 km/h, ma è priva di marciapiedi e pericolosa» spiega Paolo Ziella. «Abbiamo segnalato più volte al Comune e al Cantone l’insicurezza di questo tratto, e non vi sono stati interventi: servono misure idonee per la sicurezza di pedoni e residenti».
Carona
Lo status quo non soddisfa. La commissione, come spiega Patrizia Ott, chiede zone trenta «sulla strada cantonale che attraversa il nucleo e in generale su tutte le strade comunali che sono abitate, a corsia unica o senza marciapiede».
Cassarate-Castagnola
In commissione ci sono idee diverse sul tema, ma in generale la situazione odierna soddisfa. Con un’eccezione: via San Giorgio. «Una strada che abbiamo chiesto già nell’autunno 2023 d’inserire fra le zone 30 – spiega Janine Bianchetti – e questo per la presenza della chiesa e dell’ex asilo ristrutturato come spazio SPIN: due luoghi dove confluisce un gran numero di avventori in un’ottica di mobilità lenta». I limiti attuali non vengono sempre rispettati: i problemi maggiori si riscontrano in via Pico (vicino al parco giochi) e via Molinazzo a Cassarate.
Centro
Il progetto del Municipio è «un passo significativo» nella giusta direzione, dopo che la Città, negli anni, ha accumulato «un grave ritardo» a livello di misure e infrastrutture viarie. «La situazione attuale delle zone 30 – precisa Enrico Carpani – può essere giudicata sufficiente, e l’estensione proposta non la modificherà sostanzialmente».
Cureggia
Nel quartiere il tema… non è un tema. «Qui non abbiamo bisogno di zone trenta – spiega Marcello Caduff – e sarebbero soldi buttati via: la maggior parte delle vie finisce dopo quattro o cinque case, e al massimo si va a venti all’ora».
Davesco-Soragno
Le regolazioni attuali soddisfano, «ma ci sono ancora alcune aree che potrebbero essere considerate per un’estensione del limite di trenta all’ora» segnala la commissione guidata da Davide Bartolini. Per esempio le vie Morella e Predello, «che sono strade solo per confinanti ma utilizzate da tutti, oltre che situate in zone densamente abitate e caratterizzate da curve con scarsa visibilità». Via Morella è attraversata dalla ciclopista di via Vecchio Tram «e l’intersezione è molto frequentata da biciclette, monopattini e pedoni: là l’introduzione del limite di 30 km/h non è solo opportuna, ma fortemente auspicabile».
Gandria
Di strada ce n’è solo una, quella che scende verso il villaggio e le sue viuzze, e ha già un limite di trenta all’ora. «In passato avevamo richiesto una modifica della velocità per la cantonale – ricorda Giovanni Andreotti – ma fu rigettata in quanto la strada è d’interesse internazionale».
Loreto
Ad eccezione di via Fontana e via Cassarinetta, gli attraversamenti interni del quartiere sono già disciplinati da zone trenta, «ma sono frequentemente percorsi oltre il limite di velocità – fa notare Federico Haas – anche quando la presenza della scuola di quartiere dovrebbe far prevedere la presenza di bambini». La soluzione? «Al posto della tradizionale cartellonistica stradale, per richiamare l’utenza al rispetto dei limiti di velocità, chiediamo opere di arredo urbano, accompagnate dalla presenza di agenti di polizia nei luoghi strategici, con un duplice obiettivo: come deterrente e per controlli puntuali».
Molino Nuovo
Svetlana Rossi Cakic va dritta al punto: «Le zone 30 attuali sono insufficienti». La commissione di quartiere ne vorrebbe di nuove in via Ronchetto «dove hanno sede una scuola dell’infanzia, due asili nido e la scuola medico tecnica», in via Brentani, «densamente popolata, con vari commerci e la sede dell’associazione Il Centro» e anche via Monte Boglia, «dove la pista ciclabile segnalata viene utilizzata dalle auto». «In sostanza, tutte le vie cosiddette ‘minori’ dove si trovano parchi gioco, scuole e negozi, dovrebbero diventare delle zone trenta per una maggiore sicurezza e una migliore convivenza tra pedoni, velocipedi e automobilisti». Nelle aree esistenti «il limite viene quasi sempre rispettato durante il giorno, quasi sempre superato di sera e di notte».
Pambio-Noranco
Le misure già in atto, anche se i limiti non sono sempre rispettati, alla commissione bastano, come conferma la vicepresidente Paola Maccagni.
Pazzallo
«Ci propongono cose che non avevamo richiesto e ignorano quelle che avevamo chiesto». Sharon Guggiari riassume così gli umori di Pazzallo, dove la Città vorrebbe introdurre due nuove zone 30 in via Funicolare e via ai Ronchi. «Per via Funicolare, in passato, la nostra commissione aveva auspicato una moderazione della velocità colorando di rosso il lato strada, ma la misura non era stata introdotta. La semplice posa di un totem, per noi, non è sufficiente né adeguata e, in ogni caso, non giustifica una spesa di 30 mila franchi: preferiremmo di gran lunga che fossero investiti per creare delle stazioni di condivisione delle bici. Per via ai Ronchi, invece, non avevamo mai chiesto nulla: è una via secondaria in cui è impensabile viaggiare oltre i trenta all’ora». La commissione ha per contro invocato, invano, altre due misure: una segnaletica che indicasse la presenza di bambini in via Valeggia, strada di servizio collegata alla scuola, e il limite di 30 km/h sulla strada cantonale, «in particolare, ma non solo, nella zona che divide il nucleo di Pazzallo, in cui si trova anche una fermata della Posta che non soddisfa i criteri di sicurezza».
Pregassona
Le zone trenta attuali non sono giudicate sufficienti, «quindi accogliamo con favore l’inserimento di via Boschina, via Industria e via Maggi nel progetto municipale: sono battaglie che portiamo avanti da tempo» sottolinea la commissione presieduta da Marco Imperadore, che vorrebbe includere anche via Terzerina. Un caso a sé è via Guioni, «una strada a 30 km/h che da anni è utilizzata come via di transito, in particolare dai frontalieri» e dove «l’attraversamento pedonale davanti al parco giochi risulta critico e potenzialmente pericoloso». A tal proposito, in generale, la commissione è preoccupata dalla «sistematica rimozione dei passaggi pedonali: un caso emblematico è quello di via Loco, dove l’accesso alla Posta di Pregassona potrebbe risultare meno sicuro».
Sonvico
È uno dei quartieri in cui non cambia nulla e in cui, come fa sapere Giuliano Lippmann, non ci sono particolari, nuove richieste a livello di zone trenta o venti.
Viganello
L’argomento non scalda troppo il quartiere. «Non ci sono giunte particolari lamentele – fa sapere Cristiano Poli Cappelli – né abbiamo rilevato la necessità di aumentare o modificare le zone trenta attuali. In diversi casi abbiamo segnalato alcune situazioni di insicurezza rilevate anche dai cittadini, ma si tratta di criticità legate ad attraversamenti, piste ciclabili, marciapiedi non sufficientemente larghi e stop poco visibili».
Villa Luganese
Qui di nuove zone trenta «ce ne sarebbe bisogno» constata Francesco Villani. «Il minimo sindacale sarebbe averla almeno lungo ra Stráda dra Vila, dal cartello d’inizio paese fino a dopo il campo sportivo: una strada che taglia il quartiere a metà e non ha marciapiedi, né attraversamenti segnalati». Là ora il limite è 50 km/h. «Abbiamo già segnalato che non è sicura per i pedoni, ma non è stata adottata alcuna misura. Anzi: Villa Luganese è stata esclusa dal nuovo piano di estensione delle zone trenta. L’ideale sarebbe averle su tutto il nostro territorio, così non ci sarebbero malintesi».