Mondo

Georgia: il presidente mette il veto sulla legge-bavaglio

Dopo settimane di proteste in piazza e in parlamento e gli avvertimenti di Bruxelles, a Tiblisi si sfiora lo strappo istituzionale sulla cosiddetta legge bavaglio, approvata in via definitiva quattro giorni fa dal parlamento
© AP Photo/Shakh Aivazov
Ats
18.05.2024 21:17

Dopo settimane di proteste in piazza e in parlamento e gli avvertimenti di Bruxelles, a Tiblisi si sfiora lo strappo istituzionale sulla cosiddetta legge bavaglio, approvata in via definitiva quattro giorni fa dal parlamento. La presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, ha posto il veto a questo provvedimento controverso, grazie al quale i media e le organizzazioni non governative (ong) che ricevono più del 20% delle loro entrate dall'estero saranno obbligati a registrarsi come «organizzazioni che servono gli interessi di una potenza straniera».

Secondo i suoi critici, la legge è una copia di una quella introdotta in Russia nel 2012, utilizzata per reprimere coloro che avevano simpatie verso l'Occidente.

Secondo tanti osservatori, questo veto è un gesto dal valore sostanzialmente simbolico visto che il partito al governo, Sogno georgiano, forte di una maggioranza molto ampia, con ogni probabilità riapproverà già nei prossimi giorni la legge così com'è.

Tuttavia la presidente, convinta europeista, ha motivato la sua decisione con parole molto nette, in cui riecheggia lo spirito delle fortissime proteste dei giorni scorsi: «Ho posto il mio veto a una legge russa nella sua essenza e nel suo spirito. Contraddice la nostra Costituzione e tutte le norme europee, quindi rappresenta un ostacolo sul nostro cammino europeo. Questo veto - ha aggiunto - è giuridicamente corretto e sarà comunicato oggi al parlamento. È un testo - ha precisato - che non è soggetto ad alcuna modifica o miglioramento, quindi il veto è molto semplice: questa legge deve essere abrogata». Un passaggio, quest'ultimo, che assume un grande significato politico, prefigurando un pesante scontro istituzionale.

Prevedendo il veto presidenziale, lo stesso premier Irakli Kobakhidze si era detto disponibile a prendere in considerazione eventuali emendamenti alla legge proposti da Zurabishvili, qualora lei li avesse esposti insieme alla sua dichiarazione sul veto.

Ma oggi Zurabishvili - da tempo ai ferri corti con il partito al potere - ha respinto al mittente ogni ipotesi di dialogo, escludendo appunto esplicitamente ogni prospettiva di avviare negoziati, definiti «falsi, artificiali e fuorvianti».

La mossa della presidente viene accolta con favore da Bruxelles. Secondo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il veto «offre un momento di ulteriore riflessione». «Nella sua forma attuale, la legge - ribadisce Michel - non è in linea con i valori e il percorso dell'Ue. Invito tutti i politici e i leader georgiani a fare buon uso di questa finestra di opportunità e a garantire che la Georgia rimanga sulla rotta europea sostenuta dalla popolazione».

Appello che rischia però di rimanere lettera morta: «La legge - ha ribadito anche oggi il premier georgiano - non ha nulla in comune con quella russa. Il suo obiettivo è avere maggiore trasparenza, mira solo a ottenere informazioni sulle organizzazioni non governative finanziate dall'estero».