"Giudici, Gerusalemme è Israele oppure no?"

La Corte Suprema esamirà il caso di un ebreo americano e di una sua richiesta per il passaporto
Red. Online
03.11.2014 18:46

NEW YORK - Approdano alla Corte Suprema le tensioni su Gerusalemme: i giudici di Washington che vigilano sulla Costituzione americana hanno accettato di esaminare la richiesta di un cittadino ebreo Usa, nato nella Città Santa, di indicare sul suo passaporto a stelle e strisce Israele come Paese di origine. In giorni di rinnovate polemiche sugli insediamenti e sui Luoghi Santi, l'azione legale della famiglia di Menachem Zivotofsky è una grana con potenziali implicazioni politico-diplomatiche.

Menachem è nato nel 2002 a Gerusalemme e i suoi genitori, anche loro cittadini americani, invocano una legge del Congresso - approvata poco prima della sua nascita su pressione dell'influente lobby filo israeliana d'America - per costringere il Dipartimento di Stato a riconoscere che la città fa parte dello stato di Israele.

Lo status di Gerusalemme è uno dei problemi più spinosi dei negoziati tra stato ebraico e palestinesi. Israele sostiene per bocca del governo Netanyahu che la città sia la sua capitale "eterna, unita e indivisibile"; i palestinesi chiedono al contrario la restituzione di Gerusalemme est - il settore a maggioranza arabo occupato dallo Stato ebraico nel 1967 e più tardi annesso unilateralmente contro il volere della comunità internazionale - dove ambiscono a costituire la loro capitale.

Negli Usa sia l'amministrazione Bush sia quella di Barack Obama hanno fino ad oggi sostenuto che la legge invocata dagli Zivotofsky - promossa in Congresso dagli alleati più stretti dello Stato ebraico e della destra israeliana per cercare di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv (dove oggi sono tutte le rappresentanze diplomatiche dell'occidente) a Gerusalemme - è in conflitto con la decisione politica di non riconoscere per ora alcun tipo di sovranità sulla città. Almeno fintanto che israeliani e palestinesi non ne avranno risolto lo status attraverso il processo di pace. Ed è così' che sul passaporto dei cittadini americani nati all'estero, dove usualmente è indicato il Paese di provenienza, Gerusalemme resta al momento priva di qualunque collegamento nazionale, in ossequio alla linea adottata da sempre dal Dipartimento di Stato.

È la seconda volta in tre anni che i genitori di Menachem cercano tuttavia di costringere la diplomazia americana a cambiare rotta e a riconoscere Gerusalemme come una città israeliana tout court. Nel 2011, quando per la prima volta il caso approdò alla Corte Suprema i giudici evitarono di decidere rinviando il caso a un tribunale di livello inferiore. Ma adesso la patata bollente è tornata nelle loro mani.