Processo

Gli anziani si sono fidati, lei ha svuotato i loro conti

Condannata una curatrice ARP per aver prelevato dal conto bancario di sette anziani e tre privati oltre 240 mila franchi e averli utilizzati per scopi personali: «Consideravo quei prelevamenti come prestiti»
© CdT/Chiara Zocchetti
Valentina Coda
04.06.2025 18:54

Doveva prendersi cura di loro e gestire varie questioni amministrative. D’altronde, era stata nominata curatrice da un’Autorità regionale di protezione (ARP). Ha conquistato la loro fiducia, ha ottenuto la procura su vari conti bancari nonché delle carte di debito a questi collegate. In poco più di due anni ha svuotato i conti di sette anziani, a cui si aggiungono tre privati, per un maltolto che ammonta a oltre 240.000 franchi indebitamente utilizzati per scopi personali. Bonifici e prelevamenti per decine di migliaia di franchi. In un caso è riuscita a prelevare da un curatelato denaro contante per oltre 133.000 franchi. I risparmi di una vita. Un agire che è valso a una 59.enne cittadina svizzera domiciliata nel Luganese una condanna a una pena detentiva di 30 mesi (dedotto il carcere già sofferto) sospesa per 24 mesi per un periodo di prova di 3 anni per i reati di appropriazione indebita ripetuta (in parte aggravata), ripetuta truffa, falsità in documenti e ripetuta disobbedienza a decisioni dell’autorità. La pena è stata pattuita in precedenza dalla procuratrice pubblica Francesca Nicora e dal patrocinatore della donna, l’avvocato Gabriele Banfi.

Niente scuse, solo motivazioni

In aula, davanti alla Corte delle assise criminali presieduta dalla giudice Monica Sartori-Lombardi, la donna non si è scusata, bensì ha provato a spiegare i motivi che l’hanno portata a rendersi responsabile di questi reati ai danni di persone che godevano della sua fiducia. «Mi sono trovata in una situazione finanziaria disastrosa e ho preso una scelta impropria sempre pensando di riuscire, in qualche modo, a risolvere le mie problematiche – ha detto –. In quel momento consideravo i prelevamenti come dei prestiti, ma sempre con l’intento di voler restituire i soldi. Non mi rendevo però conto che non sarebbe stato possibile». L’imputata, oltre a prelevare denaro dai conti dei vari curatelati, ha mentito anche sulle prestazioni erogate falsificando quindi i conteggi dello stipendio, poi ingannato due istituti bancari (anche compilando in modo fittizio un formulario per la richiesta di crediti Covid) e infine omesso di presentare annualmente la documentazione richiesta dall’ARP.

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