Il caso

Gli averi dei nipoti di Saddam restano confiscati

Il Tribunale federale (TF) dichiara irricevibili i ricorsi dei tre parenti dell’ex dittatore iracheno - I beni erano stati sequestrati nel 2013
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Ats
02.08.2019 14:48

LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) dichiara irricevibili i ricorsi di tre nipoti di Saddam Hussein, i cui averi sono congelati in Svizzera. Essi chiedevano la proroga della sospensione della procedura di confisca.

I ricorrenti sono due figlie e un figlio di Barzan Al-Tikriti, fratellastro di Saddam Hussein ed ex capo dei servizi segreti iracheni, giustiziato a Baghdad nel 2007. Dal 2004 i nomi dei tre sono stati inseriti nell’elenco svizzero delle persone e delle imprese soggette a misure economiche nei confronti della Repubblica dell’Iraq.

Nel 2013 il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) ha ordinato il sequestro di diversi beni di queste persone in Svizzera, nella fattispecie il contenuto di una cassaforte affittata in una banca e due conti bancari. La procedura è stata sospesa nel 2014 in attesa della decisione delle Nazioni Unite di cancellare eventualmente i nomi degli interessati dalla «lista nera» del comitato delle sanzioni dell’Onu.

Nel 2018 l’ONU ha però respinto la richiesta di cancellazione dall’elenco. I tre iracheni hanno quindi presentato una istanza simile alle autorità statunitensi e hanno chiesto a Berna una proroga della sospensione della confisca. Di fronte al rifiuto del DEFR, si sono rivolti al Tribunale amministrativo federale (TAF), che li ha invece bocciati.

Nella sentenza pubblicata oggi la corte suprema elvetica non entra in materia sui tre ricorsi contro la decisione del TAF. I giudici federali di Losanna ricordano che il diritto di inoltrare opposizione non è applicabile alle decisioni provvisorie; può invece essere contestata la decisione stessa di confisca.