Opinioni elettorali

Gli scacchi nelle scuole

Alessandro Berta, candidato dell’UDC al Gran Consiglio
Red. Online
04.04.2019 17:03

Non vanno sempre – anzi, quasi mai – in prima pagina gli eventi che riguardano il mondo degli scacchi: anche se un Campionato ticinese «open» viene vinto dal formidabile Fabrizio Patuzzo, anche se ricorre l'anniversario di nascita di un mito quale fu Bobby Fischer, anche se a Lugano giunge come ospite speciale un Anatolij Evgenevic Karpov, campione mondiale per un decennio con l'Unione Sovietica e dominatore ancora tra il 1993 ed il 1999 nella classifica della Federazione internazionale. Eppure si tratta di un gioco dalla storia millenaria e che si perde nella notte dei tempi, se è vero che una variante (il «chaturanga») era giocata nel quinto secolo dopo Cristo in India e da lì gli scacchi sarebbero giunti in Europa mezzo millennio dopo per insediarsi e per trovare codifica regolamentare in tempi assai più vicini a noi. Già per questo la materia meriterebbe una maggiore considerazione; non trascuriamo poi i valori aggiunti di tale disciplina, che aiuta a migliorare la concentrazione, a sviluppare la creatività e l'intuito e la memoria e – cosa non di poco conto – permette di affinare la visione strategica. L'argomento, volendosi ben vedere, è anche «politico». Tra le molte cose che in quel consesso prendono una piega sbagliata, almeno sugli scacchi, al Parlamento europeo, la pensarono giusta nel marzo 2012, quando fu adottata una dichiarazione volta a promuovere e a incentivare il gioco in tutte le scuole; vero è anche che, in vari Paesi, il legislatore fu preceduto dall'iniziativa privata, tanto da trasformare gli scacchi in materia di studio (e, si rileva, anche in Italia ci sono casi interessanti, a Grosseto e ad Ascoli Piceno per esempio). Otto circoli conta la Federazione ticinese, che opera come struttura-mantello per dare spazio alle società e agli agonisti, primari scopi la promozione e lo sviluppo e la diffusione della conoscenza del gioco. Ma alla Federazione non possono fare tutto da sé. Dandosi per scontato l'alto valore formativo, un ingresso organico degli scacchi nelle scuole sarebbe cosa utile. Nelle scuole soltanto? Beh: per l'arte della pazienza che si acquisisce con tale pratica, magari gli scacchi sarebbero propedeutici anche in un Gran Consiglio.