"Gli svizzerotedeschi ci vogliono molto bene"

MUZZANO - Da anni Paolo Pamini, candidato al Consiglio di Stato per La Destra, si divide fra Lugano e Zurigo, prima per motivi di studio, ora per motivi di lavoro. Pamini, 37 anni, opera infatti come consulente finanziario a Lugano ed è docente d'economia presso il Politecnico Federale di Zurigo. Già promotore, insieme a Sergio Morisoli, dell'esperienza politica "AreaLiberale", con cui è stato in lizza per un posto nel Consiglio comunale di Lugano, Pamini ora cerca l'assalto al Governo, e ci ha svelato alcune sfaccettature del suo mondo a metà.
Lo stereotipo vuole che i ticinesi a Zurigo tendano a fare gruppo e a chiudersi. Ne è concorde? È un comportamento che rispecchia l'attitudine dei ticinesi tutti rispetto alla Svizzera?
In linea di principio sono d'accordo (con le ovvie eccezioni). E aggiungo che se il contatto non c'è, la colpa è di noi ticinesi, perché gli svizzero tedeschi ci vogliono molto bene e nei nostri confronti ho notato grandissima apertura - cosa che invece non ho visto con gli svizzero francesi - che nel mio caso ha portato a stringere amicizie sincere. Insomma, "A ghém da tiraa föra la paia...". A livello politico, invece, credo che negli ultimi anni siamo diventati più "piangina" nei rapporti con Berna, che in un'ottica di autodeterminazione non è per forza un male: certo, oltre che a lamentarsi poi si dovrebbe anche proporre qualche soluzione...
Il dividersi fra Lugano e Zurigo la costringe a viaggiare spesso. Ha un ricordo particolare legato a questi spostamenti?
Be', in treno ho conosciuto mia moglie! Lei è di Locarno, consulente finanziaria come me. Ci siamo incontrati per caso, cominciando a chiacchierare perché seduti uno in fronte all'altro nello stesso scompartimento. Poi da cosa è nata cosa. Ora ci spostiamo in macchina (ride)!
Lei è un liberista (uno dei suoi motti è fra l'altro "Basta tasse"): vede una contraddizione nel fatto che come docente sia pagato con soldi pubblici?
No, perché in Svizzera non esistono Università private di buon tenore in cui fare ricerca seria, quindi l'unico modo per risolvere quest'eventuale contraddizione sarebbe smettere di fare ricerca. Inoltre il Politecnico è anche finanziato in maniera minoritaria ma importante da privati. Infine, l'esplosione della spesa pubblica non è nel mio ambito, ma nella socialità statale (che sostituirei col sistema inglese delle donazioni dei privati agli enti caritatevoli). Tutto questo senza considerare che mi guadagno da vivere grazie al mio lavoro privato: lo stipendio di docente arriva appena a coprire le spese legate al lavoro.
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