Lavoro

Gli Uffici di collocamento non fanno nulla? «In Ticino la situazione è differente»

(Foto Chiara Zocchetti).
Paolo Gianinazzi
12.06.2019 06:00

BELLINZONA - Gli uffici regionali di collocamento (URC) non fanno nulla per promuovere l’applicazione della «preferenza indigena light», il compromesso scaturito dall’iniziativa popolare «contro l’immigrazione di massa» accettata dagli elettori svizzeri nel febbraio del 2014. È questo, in buona sostanza, quanto emerso da un’inchiesta pubblicata dal Blick concernente in particolare i cantoni di frontiera di San Gallo e Turgovia (si veda più in basso). «Ma in Ticino la situazione è differente», ci spiega Massimo Suter, presidente di Gastroticino. «Ci sono due aspetti da considerare: da un lato il fatto che la legge così come è stata creata non funziona; dall’altro è necessario constatare che i nostri URC di riferimento si impegnano, e si impegnano anche tanto, per cercare di trovare la forza lavoro che noi richiediamo. In sostanza, questa legge, che fa di tutta l’erba un fascio, mette in difficoltà gli stessi URC, i quali sono obbligati ad inviarci dei curriculum che spesso non corrispondono ai nostri bisogni. Per esempio, nel settore della cucina è tutto generalizzato: cerco un cuoco e mi inviano il curriculum di un lavapiatti, oppure di uno chef stellato, semplicemente perché per legge rientrano sotto la stessa categoria».

Il problema non risiede negli URC, bensì dalla norma che dovrebbe essere più specifica

«Nel caso specifico del Ticino, il problema non risiede negli URC che sono vincolati da ciò che dice la legge, bensì dalla norma che dovrebbe essere più specifica per essere più efficace». Una mancanza di specificità che si traduce in burocrazia? Chiediamo al nostro interlocutore. «Esatto. Ciò che chiediamo è di correggere gli errori di gioventù di questa legge. Ci tengo poi a precisare che per un settore dinamico come il nostro i cinque giorni di attesa per notificare il posto vacante (che a volte diventano pure sette o otto) spesso ci mettono in difficoltà. La norma - conclude Suter - dovrebbe essere ben più flessibile a seconda dei casi».

I dati a sud delle Alpi
Un altro dato interessante riguardo all’applicazione della «preferenza indigena light» è emerso proprio ieri da un rapporto di Andrea Censi (Lega) firmato dalla Commissione economia e lavoro, nel quale, in sostanza, si chiede di delegare il compito di controllo alla Divisione dell’economia del DFE, evitando di caricare ulteriormente il Ministero pubblico attualmente competente per il perseguimento e il giudizio delle infrazioni previste dalla legislazione in materia di stranieri. Nello stesso rapporto si legge che attualmente «dati sull’efficacia (dell’obbligo di notifica, ndr.) purtroppo non ve ne sono ancora». Le uniche cifre disponibili sono i numeri assoluti delle notifiche. «A livello cantonale, mensilmente sono circa un migliaio i nuovi posti vacanti segnalati dalle aziende ticinesi agli URC. Di questi circa la metà sono posti di lavoro soggetti all’obbligo di annuncio. A fine dicembre degli 812 posti vacanti attivi, 433 erano soggetti all’obbligo di annuncio (53.3%)».

La denuncia
L’applicazione dell’iniziativa, in vigore dal primo luglio dello scorso anno, prevede che nei settori (vedi PDF in basso) con un’elevata disoccupazione (oltre l’8%) le aziende che hanno posti vacanti debbano comunicarli, appunto, agli URC. A loro volta, gli Uffici di collocamento, entro tre giorni lavorativi devono poi comunicare al datore di lavoro interessato se dispongono di dossier idonei. Tuttavia, come detto, dall’inchiesta pubblicata dal Blick nei cantoni di San Gallo e Turgovia emerge una situazione ben diversa.

Il foglio zurighese, dopo aver raccolto critiche da parte di datori di lavoro della zona, ha presentato agli URC di San Gallo e Turgovia, attraverso un’azienda che ha voluto rimanere anonima, una finta offerta per un posto di lavoro con qualifiche volutamente basse. Nonostante in base alla banca dati degli stessi URC vi fossero centinaia di persone alla ricerca di un impiego corrispondente, dai funzionari nei cinque giorni di attesa previsti non è giunta alcuna proposta. Diversi datori di lavoro contattati dal quotidiano d’Oltralpe sostengono quindi che gli uffici regionali in realtà non fanno nulla e in tal modo vengono inutilmente persi dei giorni in rami in cui il fabbisogno di personale è spesso a breve termine.

Dal canto suo, contattato dal quotidiano zurighese, l’ufficio cantonale sangallese dell’economia ha spiegato che spetta ai disoccupati cercare i posti in questione. Una posizione che non sembra essere in linea con quella pubblicata sul sito web della Segreteria di stato dell’economia (Seco), nel quale si legge che questo compito spetta, infatti, agli Uffici regionali di collocamento.