Guerra

Gli USA: «Nessun motivo per pensare a un genocidio di Israele a Gaza»

È la risposta fornita da un funzionario statunitense al rapporto della relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, Francesca Albanese, che oggi a Ginevra presenterà il documento «Anatomia di un genocidio»
© KEYSTONE (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Red. Online
26.03.2024 11:47

Dopo la decisione del Consiglio di Sicurezza ONU di approvare una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza, è arrivata la risposta di Hamas che afferma di avere informato i mediatori sulla volontà di mantenere la sua posizione originaria la quale prevede, per mettere fine alle ostilità, il ritiro delle truppe israeliane da Gaza, il ritorno dei palestinesi sfollati e un «vero» scambio di prigionieri. La risposta, scrive il Times of Israel, è perché Israele «non ha risposto a nessuna delle richieste fondamentali del nostro popolo e della nostra resistenza: un cessate il fuoco globale, il ritiro dalla Striscia di Gaza, il ritorno degli sfollati e un vero scambio di prigionieri». Il documento – lo ricordiamo – ha ottenuto 14 voti a favore e l'astensione degli Stati Uniti.

USA che, nelle scorse ore, hanno ribadito di non avere alcun motivo di pensare che Israele abbia commesso atti di genocidio a Gaza. Lo afferma un funzionario americano, dopo che un relatore speciale delle Nazioni Unite ha affermato che ci sono «ragionevoli motivi» per farlo.

La relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, Francesca Albanese, afferma che «ci sono fondati motivi» per ritenere che Israele si sia impegnato in numerosi «atti di genocidio», in un rapporto pubblicato ieri dal titolo Anatomia di un genocidio che menziona anche atti di «pulizia etnica». 

«La natura travolgente e la portata dell'assalto israeliano a Gaza rivelano l'intenzione di distruggere fisicamente i palestinesi come gruppo», dice Albanese, incaricata dal Consiglio per i diritti umani, che presenterà a titolo personale la sua relazione oggi a Ginevra.

Il rapporto conclude «che esistono fondati motivi per ritenere che la soglia indicante atti di genocidio contro i palestinesi di Gaza è stata raggiunta». E elenca tre atti di genocidio: «omicidio di membri del gruppo; grave pregiudizio all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; e sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni esistenziali che portano alla sua distruzione fisica totale o parziale». Tre dei cinque elementi che caratterizzano il genocidio, secondo la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. 

Israele descrive il rapporto come una «vergogna»

La rappresentanza israeliana alle Nazioni Unite a Ginevra «respinge totalmente la relazione» e parla di «una campagna per minare la stessa istituzione dello Stato ebraico». La missione diplomatica israeliana ha descritto il rapporto come una «vergogna» per il Consiglio dei diritti umani.

Anche gli Stati Uniti hanno reagito al rapporto di Francesca Albanese, affermando di non avere «alcuna ragione per credere che Israele abbia commesso atti di genocidio a Gaza: «Ribadiamo la nostra opposizione di lunga data al mandato di questo relatore speciale, che è di parte contro Israele», ha dichiarato un funzionario all'agenzia AFP, a condizione di restare anonimo.

Nel suo rapporto, la Albanese afferma anche che «gli schemi delle uccisioni di civili evacuati al sud (di Gaza), insieme alle dichiarazioni di alcuni alti funzionari israeliani, dimostrano l'intenzione di trasferire forzatamente i palestinesi fuori da Gaza e sostituirli con coloni israeliani», il che induce a pensare che si voglia raggiungere una pulizia etnica. L'accusa è di avere di fatto trattato «un intero gruppo» come «terroristico» o «a sostegno del terrorismo, trasformando così tutto e tutti in un bersaglio o in un danno collaterale». 

Il 12 febbraio il Ministro degli Esteri e il Ministro degli Interni israeliani hanno annunciato di avere vietato l'ingresso nel suo territorio a Francesca Albanese. «Dalla detenzione e dalla deportazione dell’allora relatore speciale delle Nazioni Unite Richard Falk, avvenuta nel 2008, lo Stato di Israele ha impedito l’ingresso a tutti i relatori speciali delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 – aveva commentato la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi –. Il recente annuncio di Israele di "vietare ufficialmente" il mio ingresso è quindi simbolico e fuorviante e non deve servire a distogliere l’attenzione dalla situazione a Gaza».

Alla fine di gennaio, la Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell'Aia, chiamata dal Sudafrica a valutare le violazioni israeliane della Convenzione sul genocidio del 1948, ha invitato Israele a «prendere tutte le misure in suo potere» per prevenire qualsiasi atto di genocidio.

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