Globalisti dall’Inghilterra, la «missione» continua

Lugano-Londra e ritorno. Con tanta fiducia. Una delegazione della Città guidata dal municipale responsabile delle finanze Marco Chiesa e dal direttore della Divisione sviluppo economico Pietro Poretti è appena tornata dalla capitale inglese, dove ha presentato le opportunità di trasferirsi sulle rive del Ceresio per un particolare tipo di contribuenti:i res-non-dom, o più semplicemente non-dom. È uno statuto che permette di vivere nel Regno Unito ma di avere la residenza fiscale in altri Paesi per quanto riguarda i guadagni conseguiti oltre i confini nazionali. Uno statuto che ha i mesi contati.
«È stato un viaggio interessante che ha permesso di allacciare relazioni con professionisti inglesi attivi in questo campo e che hanno mostrato molto interesse per il sistema fiscale svizzero», afferma Alessandro Nebuloni, direttore presso il Gruppo Multi che ha partecipato alla spedizione a Londra. «Lo statuto fiscale inglese per i residenti non-dom sta per cambiare. Trovo corretto e opportuno muoversi per tempo, assieme alla Città di Lugano e alle autorità cantonali, per fare conoscere le possibilità offerte dalla legge svizzera», continua Nebuloni che precisa che più di una famiglia si sta già interessando alle pratiche per trasferirsi in Svizzera. I frutti si vedranno in futuro, ma Lugano e il Ticino offrono un contesto favorevole per questi contribuenti speciali.
Occasione di primavera
È cominciato tutto la scorsa primavera con la Spring Budget, la legge finanziaria varata dal Governo britannico. La decisione di abolire dal 6 aprile del prossimo anno, lo status di residente non domiciliato, è stata per certi versi sorprendente, dato che i laburisti, attualmente al potere, hanno ripreso la proposta avanzata in precedenza dai conservatori. L’idea ha quindi messo d’accordo tutti, creando fermento e incertezza fra i contribuenti toccati e fra i Paesi interessati ad accoglierli in caso di fuga fiscale dalle terre di Re Carlo. Un fermento che Lugano si è adoperata subito per tradurre in un piano d’azione.
Tassati sul dispendio
Per cominciare, come anticipato su queste colonne lo scorso luglio, la Città ha chiesto alla SUPSI di approfondire la questione tramite uno studio poi effettuato da Samuele Vorpe e Francesca Amaddeo del Centro di competenze tributarie e giuridiche. Dopodiché è stato preparato un piano di comunicazione, sono stati presi contatti con intermediari attivi a Londra, sono stati organizzato un convegno in città (il 30 settembre al LAC) e la trasferta oltremanica appena conclusa. Chiaramente è ancora presto per tracciare un bilancio dell’operazione: l’impegno di Lugano non si ferma, e i prossimi mesi e anni ci diranno quanti non-dom, dall’Inghilterra, avranno deciso di accasarsi sulle rive del Ceresio. Qui i globalisti vengono tassati sul dispendio, cioè in base allo stile di vita e alle spese che effettuano sul territorio elvetico. Nel 2022, in Ticino, erano 767 (più della metà residenti a Lugano) e assicuravano un gettito complessivo di circa 183 milioni di franchi.
Nato da una guerra
Il regime res-non-dom ha radici lontane. La sua introduzione risale al 1799, quando emerse la necessità di proteggere chi possedeva proprietà all’estero dalle nuove tasse decise dal Regno Unito nel periodo della guerra anglo-spagnola. Da allora il sistema è rimasto sempre in vigore, permettendo ai residenti di avere un altro Paese come domicilio fiscale. Secondo una ricerca della Warwick University e della London School of Economics, i non-dom britannici dovrebbero avere almeno 10,9 miliardi in redditi all’estero che sono esenti da imposte nel Regno Unito.
«Should I stay or should I go?»
Il mondo dei non-dom, che sono circa 74 mila, è diviso sulla possibilità di lasciare l’Inghilterra per motivi fiscali. Tra chi è più propenso a rimanere, tendenzialmente, ci sono le persone che hanno figli piccoli e più legami sociali con il Regno Unito, mentre sono più inclini a fare le valige le persone che hanno proprietà in diversi paesi e la possibilità di spostarsi nel giro di poco tempo.
I mondiali della fiscalità
Andare sì, ma dove? Diversi Paesi, negli anni, hanno attuato delle politiche per attrarre contribuenti facoltosi. Nel caso specifico dei non-dom, le destinazioni più quotate secondo i media inglesi sono l’Italia (che resta attrattiva nonostante abbia deciso di raddoppiare da 100 a 200 mila euro la tassa forfettaria annua per questo genere di contribuenti), la Svizzera, la Francia (occhio a Monaco), il Portogallo e i Paesi arabi. La competizione è quindi serrata per Lugano, che deve cercare di farsi valere fra le altre città svizzere e rispetto a quelle straniere.
Il rossetto sul maiale?
Nelle ultime settimane la cancelliera Rachel Reeves ha tentato di addolcire il nuovo regime, agendo in particolare su uno dei suoi aspetti più temuti: l’impatto delle tasse di successione sui capitali dei non-dom, che con il sistema attuale sono protetti. Con questa e altre concessioni, come riportato sul Financial Times, Londra spera di limitare l’esodo dei contribuenti e di incassare, da quelli che decideranno di rimanere in patria, circa 12 miliardi di sterline nei prossimi cinque anni. Alcuni analisti credono tuttavia che promuovere queste misure attenuanti sia come «mettere il rossetto su un maiale», vale a dire, per tradurre il bizzarro modo di dire anglosassone, fare dei cambiamenti superficiali nel vano tentativo di nasconderne le carenze di fondo. Alla fine, come spesso accade, parleranno i numeri.

