Guscetti e Valsangiacomo, due «supergiovani»

Diciannove anni lei, diciotto lui, sono alla prima partecipazione a un’elezione federale. Ma non per questo sono impreparati. Laura Guscetti, figlia d’arte, è attiva già da anni nella Gioventù socialista, con la quale porta avanti battaglie concrete - come per la distribuzione gratuita di assorbenti nelle scuole - e altre più ideologiche, come quella per un «femminismo antirazzista, anticapitalista, antinazionalista, internazionalista, intersezionale e queer». Alex Valsangiacomo invece preferisce le cose semplici. E nel suo piccolo si impegna per migliorare l’ambiente che lo circonda. Da un paio di anni a questa parte lo si può trovare in giro con uno straccetto e del solvente in mano, mentre ripulisce i muri da graffiti e adesivi. Sia Guscetti sia Valsangiacomo, a modo loro, stanno cercando di migliorare il mondo.
Signora Guscetti, perché si candida per Berna?
«Mi candido perché in questo momento di difficoltà e di cambiamenti sociali ritengo sia necessario portare delle soluzioni radicali per fermare le crisi - come dice il nostro slogan - e per creare una società più solidale, a beneficio di tutti».
È vero che lei vorrebbe abolire il capitalismo?
«Sì, esatto. Noi pensiamo che il modello attuale non stia funzionando e che sia necessario un cambiamento di sistema».
Esiste un modello da seguire, tipo Cuba o l’Unione sovietica?
«Esistono delle proposte. Per esempio, tassare in modo più incisivo le persone più ricche per redistribuire la ricchezza al 99% della popolazione. Poi ci sono altre misure che vanno nella direzione di una società egualitaria e solidale, ma anche paritaria. È importante che l’anticapitalismo vada avanti insieme al femminismo, perché le due cose sono connesse».
Perché lei ha scelto di condurre queste battaglie nel PS e non in un altro partito di sinistra?
«Ho scelto la Gioventù socialista perché è il movimento che rispecchia meglio le mie idee. I socialisti sono quelli che più di tutti si battono per la socialità e per la solidarietà ma anche per l’ambiente».
Avrebbe potuto scegliere anche i Verdi.
«Condivido gran parte delle rivendicazioni ecologiste dei Verdi, ma credo che all’ambientalismo vada affiancato il socialismo. La GISO comprende tutto ciò in cui credo».
Tra Bruno Storni e Greta Gysin, chi preferirebbe vedere agli Stati?
«Se devo sceglierne solo uno, dico Bruno Storni. Proprio perché il PS comprende sia la parte ambientalista, sia la parte solidale. Tutte le lotte sono connesse. Per portare avanti la causa ecologista ci vuole anche quella socialista. Votando Storni si difendono entrambe ».
Da femminista, sceglie un uomo.
«Io sono convinta che sia necessario dare più spazio alle donne in politica, ma questo non significa escludere gli uomini».
Le sue posizioni politiche sono influenzate da sua madre Marina o suo nonno Werner Carobbio?
«Sicuramente il fatto di essere cresciuta in una famiglia socialista ha favorito lo sviluppo di una coscienza di sinistra. Ma poi sono io che ho deciso di testa mia di iscrivermi alla Gioventù socialista ed è in questo contesto che mi sono formata politicamente e ho maturato i miei ideali»
Capita che ci siano degli scontri politici in famiglia?
«Sicuramenteci sono delle differenze di vedute in famiglia. Come ci sono tra il Partito socialista e la Gioventù socialista. Noi portiamo avanti delle proposte molto più radicali di quelle del partito maggiore».
Lei guarda a queste elezioni federali con interesse, visto che a certe circostanze potrebbero anche permetterle di subentrare in Gran Consiglio.
«Sono solo seconda subentrante in Gran Consiglio, dietro a Gina La Mantia. Penso che per il mio turno dovrà aspettare ancora un bel po’».
Signor Valsangiacomo, ora vuole ripulire i muri anche a Berna?
«A dire il vero l’ho già fatto. Era il periodo in cui mia nonna era ricoverata a Berna in ospedale. Sono stato lì per alcuni giorni e nei momenti liberi andavo in giro con straccio e solvente».
Chissà quanti graffiti avrà trovato.
«Pensavo peggio. Berna è relativamente pulita, rispetto a Zurigo. Lì sì che ripulire i muri è stato un lavoro stremante, c’erano scarabocchi ovunque, a fine giornata avevo la mano bloccata».
Quanta politica c’è nei graffiti sui muri?
«Molto poca. Direi che per il 90% sono scarabocchi vari, senza un significato politico. Poi c’è una parte legata agli ultras delle squadre di calcio o di hockey. Messaggi politici quasi mai».
A metà settembre lei ha segnalato a mezzo stampa la presenza di insulti a politici e frasi razziste nel sottopassaggio di Capolago.
«Ne avrei fatto a meno. Ma le scritte erano lì da maggio e i miei appelli al Comune e al Cantone erano rimasti senza risposta. Allora ho contattato un giornalista, che ha fatto uscire un articolo. Appena dopo la pubblicazione dell’articolo mi hanno risposto tutti, sia il sindaco di Mendrisio, sia il consigliere di Stato Norman Gobbi. E le scritte sono state cancellate».
Il potere dei media. Ma ora come mai lei, appena 18.enne, si butta in politica?
«Mi interesso di politica già da tempo, tra l’altro faccio parte del Consiglio cantonale dei giovani. L’anno scorso sono entrato in contatto con i Giovani leghisti, mi sono trovato a mio agio e ora che ho compiuto 18 anni ho deciso di candidarmi».
Perché ha scelto la Lega?
«Perché è un movimento che affronta i temi che più mi preoccupano, come le casse malati, il frontalierato, le migrazioni».
Perché non l’UDC, allora?
«Mi piace di più l’approccio leghista, mi sembra più semplice, più vicino alla gente, per esempio sul tema dei costi sanitari, per il quale vedrei bene una cassa malati unica e pubblica».
Una posizione di sinistra.
«Io non ho problemi a stare con la sinistra, se difende idee valide. Per esempio, quando i docenti hanno scioperato contro il taglio delle loro pensioni, mi dava fastidio sentire che nel mio gruppo qualcuno li definiva dei privilegiati o dei pagliacci. Io mi metto nei loro panni. Non credo che siano dei privilegiati. E se lo fossero, perché chi li critica non ha fatto lui stesso il docente?».
Lei che professione vorrebbe fare?
«Sono al terzo anno della Scuola di commercio di Bellinzona. Non mi dispiacerebbe studiare economia a San Gallo ma ho anche altre idee. Prima devo finire qui, poi vedrò».
Chi è il suo modello politico, Giuliano Bignasca?
«Il Nano purtroppo non l’ho conosciuto, ero troppo piccolo. Direi Stefano Tonini, di cui apprezzo il modo di atteggiarsi e di esprimersi. Parla in modo semplice e chiaro, al contrario di tanti politici che si nascondono dietro a discorsi articolati e incomprensibili».
E a Berna chi le piace?
«Marco Chiesa, sebbene sia rimasto un po’ perplesso da questa storia della fiduciaria».
Lo voterà comunque?
«Certo. Come sosterrò i leghisti e in particolare il mio concittadino Daniele Caverzasio, con cui proprio oggi ci troviamo per una risottata ad Arzo».