Hai ordinato pistole ad acqua su Temu? Occhio, potresti aver infranto la legge sulle armi

Chiamatelo pure regalo avvelenato. Quantomeno, chi l’ha ordinato e pagato rischia di pagare un prezzo salato, anzi salatissimo. Parliamo del politico argoviese Marc Jaisli. Il quale si è affidato, bontà sua, all’arcinota piattaforma di e-commerce cinese Temu per ordinare due pistole ad acqua di color rosa. Il risultato? Di recente, è stato condannato per infrazione alla legge sulle armi. Proprio così. E l’infrazione, scrive al riguardo il portale Watson, è presto spiegata: se le armi giocattolo e altre imitazioni di armi rischiano di essere scambiate per un’arma vera, è necessario un permesso di importazione. E Marc Jaisli, beh, non ha mai chiesto questa autorizzazione.
Il politico svizzerotedesco, fra l’altro, non è il solo ad aver violato la legge sulle armi in questi ultimi anni. Di più, spesso i clienti delle grandi piattaforme ignorano che gli ordini effettuati rientrano nell’ambito di applicazione della legge stessa. La Confederazione, di riflesso, vorrebbe evitare simili procedimenti. L’Ufficio federale di polizia (Fedpol) intende allentare le disposizioni in vigore. Oggi, l’importazione delle cosiddette armi giocattolo è soggetta ad autorizzazione se, a prima vista, è impossibile distinguere l’oggetto da un’arma vera. In futuro, l’orizzonte potrebbe cambiare. Attraverso una nuova disposizione che, verosimilmente, entrerà in vigore nel corso del prossimo anno. Il Consiglio federale ha annunciato il cambiamento in risposta a un intervento parlamentare del consigliere agli Stati vallesano Beat Rieder. Il quale si è detto infastidito dal fatto che venditori online come Temu o Amazon possano offrire armi false senza alcuna condizione. Tra le altre cose, Rieder chiede una chiara identificazione di questi articoli nei cataloghi digitali.
Anche Fedpol riconosce il problema, e non solo dal punto di vista dei consumatori: perché le normative vigenti rappresentano un enorme lavoro per le autorità. L’Ufficio centrale d’armamento della Polizia federale, per dare un’idea, risponde a oltre 2 mila richieste provenienti da Uffici cantonali e da altre autorità e aziende. Tutti, in sostanza, hanno difficoltà a distinguere tra le armi false soggette alla legge e quelle che, invece, non lo sono. Secondo il Consiglio federale, la modifica della legge dovrebbe portare in futuro a un numero «significativamente inferiore» di procedimenti penali. Berna, a tal proposito, sta anche cercando di coinvolgere i fornitori stranieri per incoraggiarli a mettere un avvertimento sui prodotti in questione: «Questi scambi hanno dato buoni risultati nei Paesi vicini, all’interno dell’area Schengen». Ci riuscirà anche con le piattaforme cinesi, nello specifico Temu e AliExpress?