Studio

HarmoS, una possibilità in più per l’occupazione femminile

L’anticipo dell’obbligo scolastico a quattro anni di età ha incrementato leggermente la probabilità di impiego per le neo mamme – È quanto emerge da un’analisi dell’Università di Friburgo che stima anche un aumento del reddito annuo pari al 4%
© Keystone / Christian Beutler
Costanza Naguib
26.01.2023 22:45

Il tema della partecipazione al mercato del lavoro delle donne con figli è di grande attualità. Recenti studi basati su dati raccolti nei Paesi scandinavi hanno mostrato che, anche dieci anni dopo la nascita dei propri figli, le madri subiscono una penalizzazione in termini di salario rispetto ai propri colleghi uomini e anche rispetto alle donne che non hanno figli. La letteratura scientifica sul tema concorda sul fatto che la presenza di scuole e asili di buona qualità e gratuiti possa aiutare le donne a rimanere attive o a ridurre il periodi di assenza sul mercato del lavoro in seguito alla nascita di un figlio.

In Svizzera, il concordato intercantonale «HarmoS», entrato in vigore nel 2007, ha stabilito, tra le altre cose, l’anticipo dell’età dell’obbligo di frequenza scolastica a quattro anni d’età del bambino. Questo concordato, che è conseguenza dell’esito positivo del referendum del 2006 sulla riforma dell’educazione, ha lo scopo di armonizzare la scuola dell’obbligo in Svizzera e ha dunque anche affrontato il tema dell’età minima dell’obbligo di frequenza. Due ricercatori dell’Università di Friburgo, Martin Huber e Selina Gangl, hanno di recente studiato l’impatto di questa riforma sulla partecipazione delle donne con figli al mercato del lavoro e hanno trovato che questo cambiamento istituzionale ha prodotto mutamenti positivi e visibili nel tasso di partecipazione delle madri.

Le eccezioni nazionali

Prima di HarmoS, vale a dire nel 2006, infatti, nella maggior parte dei cantoni non c’era alcun obbligo di frequenza per l’asilo. La scolarità obbligatoria iniziava con le elementari. In sette cantoni era tuttavia già previsto l’obbligo di frequentare l’asilo a partire dai cinque anni. Ora, invece, in principio tutti i bambini che compiono i quattro anni prima del primo agosto devono iniziare a frequentare l’asilo. L’implementazione della riforma, tuttavia, è stata graduale, con tempistiche diverse nei diversi cantoni, e non è ancora stata completata. Alcuni cantoni avevano infatti iniziato ad anticipare l’età minima dell’obbligo scolastico anche prima che la riforma entrasse in vigore, tra questi si annoverano ad esempio Basilea Città (già nel 2005), San Gallo e Ginevra.

Bisogna infatti ricordare che alcuni cantoni non hanno aderito al concordato HarmoS o lo hanno rifiutato in referendum. Ci sono dunque ancora oggi eccezioni, come ad esempio il Canton Grigioni, dove non vige alcun obbligo di frequenza per l’asilo, o altri cantoni (Appenzello Esterno, Appenzello Interno, Lucerna, Nidvaldo, Obwaldo, Svitto, Uri e Zugo), dove l’obbligo scolastico inizia a cinque anni invece che a quattro. Vale la pena ricordare che anche il numero di ore che il bambino dovrebbe trascorrere all’asilo varia notevolmente da cantone a cantone. Ad esempio in Vallese si parla di sole nove ore a settimana, mentre all’altro estremo si trova il Canton Ticino dove la frequenza della scuola dell’infanzia - a partire dai quattro anni - è obbligatoria per quattro giornate intenere più una mezza.

Questa riforma, vale a dire l’obbligo di frequentare l’asilo, è andata di pari passo con una riforma complementare, vale a dire l’impegno per i cantoni di offrire gratuitamente un numero sufficiente di posti negli asili. In alcuni cantoni questi due cambiamenti sono avvenuti simultaneamente nel 2007, mentre in altri l’obbligo dell’offerta ha preceduto di uno o più anni l’obbligo di frequenza. A ogni modo, è lecito aspettarsi che entrambe le politiche portino a una maggior partecipazione delle madri al mercato del lavoro.

Lo studio dell’Università di Friburgo mostra infatti come l’effetto medio dell’introduzione dell’obbligo di frequenza dell’asilo abbia portato a un aumento del reddito annuale pari a circa 1'300 franchi per ciascuna madre, un effetto moderato ma non trascurabile, che corrisponde circa al 4 per cento del reddito medio nei dati usati dai ricercatori. Inoltre, la probabilità che una madre sia impiegata in un rapporto di lavoro dipendente è aumentata dell’uno per cento e questi effetti sembrano essere permanenti.

Meglio dopo i 38 anni

Se si considera poi quale sia stato l’effetto della riforma su diverse categorie di madri, si scoprono interessanti differenze. L’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, infatti, è dovuto soprattutto a quelle donne che non erano attive professionalmente, ma che iniziano o tornano a esserlo nel momento in cui il loro figlio più giovane compie quattro anni e inizia dunque a essere obbligato a frequentare l’asilo. Inoltre, gli effetti sono più vistosi per le madri che hanno più di 38 anni. Si suppone, infatti, che a tale età nella maggior parte dei casi non ci sia più il desiderio di avere altri figli, e dunque un ritorno sul mercato del lavoro può diventare un obiettivo da raggiungere. Obiettivo che HarmoS ha agevolato.

Bisogna anche sottolineare che in principio la riforma ha aumentato la probabilità che una madre faccia parte della forza lavoro (vale a dire che lavori oppure che sia attivamente alla ricerca di un posto) del 9 per cento. Tuttavia, l’aumento dell’occupazione registrato è solo di poco superiore all’uno per cento. Tuttavia, questo risultato può essere interpretato in senso positivo, perché significa che qualcuno che prima era escluso, adesso è di nuovo interessato a partecipare al mercato del lavoro. Nella maggior parte dei casi però occorre del tempo e la frequenza di corsi di formazione, prima che ciò possa avvenire.