Ritratto

«Ho 105 anni, leggo il CdT e dovreste scrivere di più su Buffon»

Ad Embrach, dove vive, abbiamo incontrato Lucia Caviola: certamente tra le decane delle nostre lettrici

EMBRACH - La notizia l‘aveva data la stampa locale. Lo scorso 21 febbraio - ha riportato lo «Zürcher Unterländer» - Lucia Caviola, bellunese da oltre 70 anni a Embrach (comune a una decina di chilometri dall’aeroporto di Zurigo) ha compiuto 105 anni. Tra i suoi hobby: leggere giornali. «Corriere del Ticino» compreso. Non potevamo non andarla a conoscere.

Fortunatamente per noi la signora Lucia ci ha concesso un incontro alla casa anziani in cui risiede. Il segreto della sua longevità? «Ho sempre lavorato tanto», ci risponde tutta sorridente in un colorito dialetto veneto settentrionale. Arrivata in Svizzera per la prima volta a 15 anni, lavorò per sette anni come operaia in uno stabilimento tessile glaronese, soggiornando in un centro curato dalle suore. Per coinquiline aveva tante altre italiane e diverse ticinesi, racconta. Tutte, come lei, venute nella Svizzera tedesca per lavorare. Del gruppo era la più piccolina. «Mi mettevano sul tavolo e mi facevano cantare», ricorda ridendo. «Poi mia madre mi richiamò in Italia». Così lasciò i telai, le suore e le compagne, ma a malincuore, ci dice. Tornata a casa conobbe suo marito, dal quale ebbe un figlio e una figlia. Finita la guerra, in un contesto economico tutt’altro che facile, Lucia Caviola tornò in terra elvetica, dove si stabilì a Embrach. Erano gli anni dell’ondata migratoria di italiani in Svizzera. Di nuovo trovò lavoro come tessitrice. Questa volta a Pfungen, vicino a Winterthur. I figli però dovette lasciarli dai loro nonni, in Italia. «Allora non li si poteva portare qui». I lavoratori italiani che lo facevano dovevano nasconderli alle autorità. Per fortuna oggi la situazione per chi viene dal Belpaese è cambiata parecchio, conferma. I suoi figli la raggiunsero nel comune zurighese quando erano ancora in età scolastica.

Il segreto della mia longevità? Ho sempre lavorato tanto.

Dallo stabile tessile Caviola si spostò poi all’aeroporto di Zurigo, dove si occupò delle pulizie degli uffici e degli spazi destinati agli arrivi. «Lì mi pagavano meglio»: il salario orario passò dai 2 franchi e 80 guadagnati nello stabilimento tessile a 3 franchi e 80. E così ogni giorno Lucia Caviola inforcava la sua bicicletta e pedalava da Embrach fino al nuovo posto di lavoro. Anche qui il contatto con la Svizzera italiana non mancava: «Al terminal le hostess ticinesi mi invitavano sempre a prendere un caffè». Non ha più contatto con loro, tutte molto più giovani. «Chissà se qualcuna adesso mi riconoscerà sul giornale». L’idea la rallegra.

Lavorare le è sempre piaciuto, ci dice. Dopo la pensione è tornata all’aeroporto come aiuto esterno fino all’età di 73 anni. E quando non si doveva recare all’aeroporto per mettersi all’opera con stracci e scopettone, la signora Lucia pedalava comunque per andare a curare il suo orto, non proprio vicino a casa. «L’ultima bici se l’è comprata a oltre 90 anni», ci racconta sua figlia Paola. Ancora oggi alla signora Caviola piace aiutare a mondare e tagliare la verdura nella cucina della casa anziani. Un’alimentazione ricca di ortaggi e povera di cibi industriali abbinata al tanto movimento, Paola ne è convinta, sono tra le ragioni della longevità di sua madre. Anche se non è la prima in famiglia a raggiungere i 105 anni d’età: già una cugina era riuscita a compierne altrettanti. E anche i suoi genitori e la maggior parte dei suoi fratelli e delle sue sorelle hanno vissuto molto a lungo.

«Per Buffon faccio anche le ore piccole davanti alla tv»

Fino a cinque anni fa Lucia Caviola non ha mai avuto problemi di salute. «Grazie a Dio sono sempre stata bene». La Madonna, di cui ha una statuina nella sua camera, la aiuta sempre, ci dice. Poi, compiuto il secolo di vita, un infarto l’ha costretta a lasciare il suo orto e a trasferirsi alla casa di riposo, dove i responsabili «sono bravi» e le «vogliono bene». Solo recentemente si è dovuta abituare alla sedia a rotelle. E anche le orecchie non sono più quelle di una volta. Ma a farle perdere un po’ la pazienza è solo l’artrosi, che non la lascia dormire troppo bene.

Tra i passatempi della signora Lucia, oltre alle attività organizzate dalla casa di riposo, c’è ancora la lettura. Gli occhiali che indossa, ci dice, sono nuovi, presi apposta «per leggere meglio». Tra le sue testate «fisse» c’è anche il «Corriere del Ticino». «Leggo tutto, soprattutto la cronaca, ma non lo sport». Sarà perché la redazione sportiva non scrive abbastanza di Gianluigi Buffon. Perché per il portiere la ultracentenaria, che è solita andare a letto alle nove, sta anche fino a tardi davanti alla tv. Promettiamo di inoltrare la richiesta.

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