Piazza Grande

I bambini e la potenza dei loro sogni

Presentato ieri sera in Piazza Grande, «Rita» ha segnato il debutto come regista e sceneggiatrice di Paz Vega
© Bea Hohenleiter
Viviana Viri
17.08.2024 06:00

Conosciuta a livello internazionale per i suoi ruoli in Lucía y el sexo (2001) di Julio Medem, Parla con lei (2002) di Pedro Almodóvar e Spanglish - Quando in famiglia sono in troppi a parlare (2004) di James L. Brooks, e per aver lavorato, tra gli altri, con Frank Miller, Oliver Parker, i fratelli Taviani e Vicente Aranda, l’attrice spagnola Paz Vega, con il film Rita (2024), presentato ieri sera in Piazza Grande, ha segnato il suo debutto come regista e sceneggiatrice.

Una pellicola che racconta la storia di due fratelli, Rita e Lolo, rispettivamente di sette e cinque anni, che crescono in una famiglia operaia nella Siviglia degli anni Ottanta, un racconto di formazione ambientato nella stessa città natale di Paz Vega. «Rita è nata dal bisogno di calmare una parte della mia esistenza. Per mettere a tacere le voci che, giorno dopo giorno, risuonano nella mia mente e mi legano a troppi ricordi di incerta bellezza. Questo non è un racconto di fate», ha spiegato la regista durante la presentazione del film.

Il lungometraggio affronta infatti con una delicatezza unica e da una prospettiva inedita un tema non certo facile, quello della violenza domestica. «Quando ho sentito di essere pronta per affrontare un’esperienza come quella della regia il personaggio di Rita era già ben delineato dentro di me, sapevo che questo tema era già stato trattato molte volte al cinema, ma non da questa prospettiva: attraverso gli occhi dei bambini. Volevo mostrare come sperimentano ciò che li circonda e come cercano di comprendere l’universo degli adulti. Non riesco esattamente a spiegarlo, ma tutto ciò che scrivo ha a che fare con questo momento della vita. Il nuovo copione al quale sto lavorando ha come protagonisti due ragazzi. Probabilmente sento la necessità di liberarmi di qualcosa. Quando ho iniziato il progetto di Rita sapevo che questo aspetto poteva essere rischioso, ma si è subito trasformato in una bellissima esperienza, soprattutto perché ho avuto la fortuna di trovare come attori due bambini di talento (Sofía Allepuz e Alejandro Escamilla), capaci di ascoltare e capire, recitando in modo naturale».

Un film che non trascura nemmeno i momenti drammatici, soprattutto nel finale. «È un film pieno di metafore pensate per rappresentare i momenti difficili che questi bambini stanno vivendo. Ho cercato di raccontare la mancanza d’aria e l’angoscia che provano attraverso i loro sogni, usando dei piccoli dettagli. Volevo che questo fosse un film sensoriale e che lo spettatore potesse sentire ancora prima di capire. Con questo progetto ho cercato di catturare la mia visione della vita raccontando una storia che potesse connettersi con il pubblico attraverso questo particolare punto di vista. Nonostante si svolga in un tempo e in un luogo specifici, è un rito di passaggio universale. Ho infine cercato di mostrare come i bambini usano la loro immaginazione per sfuggire alla realtà. Rita per esempio disegna sempre, disegna la realtà come vorrebbe che fosse».

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