Imprese

«I benefit non vanno tassati»

L’AITI sensibilizza le imprese sulla responsabilità sociale, lanciando un appello alla politica - Fabio Regazzi: «Vanno adeguate le leggi che oggi penalizzano fiscalmente le buone pratiche»
Da sinistra Nicola Giambonini, Daniela Bührig, Fabio Regazzi e Stefano Modenini.
Federica Galfetti
20.05.2019 17:37

«Le buone pratiche messe in atto dalle aziende nell’ambito della responsabilità sociale e della conciliabilità lavoro-famiglia non vanno penalizzate dal punto di vista fiscale». Una posizione chiara quella espressa dal presidente dell’Associazione delle industrie ticinesi (AITI) Fabio Regazzi, in occasione della presentazione del progetto dell’associazione volto a sensibilizzare le aziende sul tema della Corporate social responsability (CSR), altrimenti detta responsabilità sociale delle imprese. Ma di cosa si tratta esattamente? «Sono i benefit che i datori di lavoro offrono ai propri collaboratori, in termini di vantaggi economici e personali. Un esempio? I buoni pasto o gli orari flessibili per chi deve portare a scuola i bambini la mattina» ha specificato Regazzi. Secondo l’associazione, ora siamo in presenza di una zona grigia dal punto di vista legislativo. In particolare, come ha evidenziato il direttore di AITI Stefano Modenini: «Esiste una contraddizione, perché da un lato si chiede alle aziende di impegnarsi in questo senso, ma dall’altro lato lo Stato non è ancora pronto a riconoscere compiutamente gli sforzi profusi. Questo perché – ha proseguito – i lavoratori che usufruiscono di determinate prestazioni si vedono imposti fiscalmente. Prendiamo i buoni pasto: il fisco ne stima il valore e rientra nell’imponibile. E’ quindi necessario introdurre dei correttivi, le leggi non sono più al passo con i tempi». E su questo fronte AITI non intende stare con le mani in mano. «E’ previsto a breve un incontro con il presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta, con il quale faremo alcune riflessioni per andare verso una maggiore equità» ha sostenuto Regazzi.

Ma non solo, da sottoporre a un aggiornamento è pure la Legge federale sul lavoro, ormai datata, che «non risponde più alle attuali condizioni del mercato del lavoro, in termini di orari e prestazioni» ha commentato Modenini. Rientrano a titolo di esempio la conciliabilità lavoro-famiglia, ma anche la necessità di coordinarsi con le filiali estere che portano a lavorare in fascia serale. «Il modello di lavoro è mutato, si lavora sempre di più fuori ufficio. Va svolto un lavoro puntuale di ammodernamento, - ha aggiunto Modenini - mantenendo dei paletti, ma senza eccedere in leggi troppo rigide e ingessate». AITI però non sostiene la CSR solo sul fronte politico, sollevando il dibattito intorno al tema. Ma l’impegno dell’associazione è anche sul fronte imprenditoriale, dove si occupa di sensibilizzare le imprese circa i vantaggi che l’introduzione di buone pratiche possono generare. «Permettono di creare valore aggiunto in termini di soddisfazione dei collaboratori, che si scoprono più motivati e produttivi. Ma a beneficiarne sono anche le relazioni con gli stakeholders, per quanto riguarda la reputazione dell’azienda. Ricadute positive si hanno poi sul piano dell’innovazione e della creatività» ha spiegato il responsabile del progetto CSR Nicola Giambonini. L’associazione si impegna nel fornire un sostegno alle imprese «non solo nella promozione e nella diffusione – tramite workshop e seminari – sull’importanza della CSR, ma anche riconoscendo i modelli emergenti che permettono di diventare più attrattivi anche per la manodopera più qualificata» ha concluso Giambonini. A lungo termine, AITI intende integrare il concetto di CSR nella cultura e nel DNA delle imprese. I partner del progetto, sono La Camera di commercio ticinese, Pro Familia Svizzera e Equi-Lab. A presentare quanto viene già fatto in Ticino, è stata la segretaria di AITI Daniela Bührig: «Un buon esempio è “Aiti4Mobility”, dedicato alla mobilità sostenibile introdotto nel 2017 nel comparto di Stabio. Grazie al carpooling il traffico è diminuito, così come i chilometri percorsi (-18%), il CO2 (-23%) e il carburante consumato (-29%)». Per poi sottolineare: «Anche le aziende più piccole, che da sole difficilmente avrebbero potuto introdurre simili soluzioni, ne hanno beneficiato».

A favore della fiscalità delle aziende, alcuni mesi fa AITI si era già fatta avanti con le autorità cantonali. Come anticipato dalle colonne del Corriere del Ticino lo scorso 8 marzo, l’AITI aveva indirizzato al Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) una lettera con la quale l’associazione chiedeva al Cantone di «sfruttare appieno gli spazi di manovra offerti dalla riforma fiscale federale qualora fosse stata approvata dal popolo. Il direttore del DFE Christian Vitta ci aveva risposto che, successivamente all’esito delle votazioni, avrebbe presentato un messaggio. Mi immagino quindi arrivi a breve. Dopodiché era stato già previsto un incontro con il Governo» ha indicato Modenini. Per poi aggiungere: «Posso immaginare che non sarà possibile dar seguito a tutte le proposte che avevamo messo sul tavolo, dipenderà dal loro impatto in termini di gettito fiscale». Tra le richieste di AITI figurava uno sconto degli utili da brevetto e riduzioni per le spese di ricerca, come pure agevolazioni per i redditi più elevati.