Festività

«I cenoni di Natale al ristorante non sono più di moda»

Secondo Massimo Suter, presidente di GastroTicino, c'è stato un cambio di abitudini - Resiste il lusso, ma anche in quel settore si segue l'evoluzione dei tempi
© CDT/Chiara Zocchetti
Paolo Galli
22.12.2023 18:00

I ristoranti chiusi per Natale. Sembra passata una vita, ma non è così. È successo nel 2020, l'anno della pandemia. E poi ancora nel 2021. Chiusure, restrizioni. Il ricordo sembra lontano, in effetti, eppure - in realtà - ci sono ancora tracce di quel passato, anche nel presente.

È lo stesso Massimo Suter a sottolinearlo. «C'è stato un cambio di abitudini, a causa della pandemia». E la ristorazione è uno di quei settori che ne risentono. E allora, anche tracciando una sorta di preventivo in vista delle feste, contando le prenotazioni, si arriva a dire: «Abbastanza bene, eh, ma nulla di entusiasmante. Dopo il COVID ci si aspettava una ripresa maggiore. Anche le cene aziendali non sono più gettonate. C'è davvero stato un cambio di abitudini. Tendenzialmente, ora, ci si accontenta di un aperitivo in piazza e poi via. Non è solo una questione legata alla salute e alle abitudini, ma anche economica».

Il presidente di GastroTicino parla di «disaffezione». Spiega: «Il 24 di solito si sta tra amici, ora, mentre per il 25 abbiamo locali da tutto esaurito e altri che fanno più fatica. Ma è un cambiamento strutturale, quello in atto, e il pranzo di tre ore al ristorante è passato di moda rispetto alle nuove generazioni. Preferiscono festeggiare il Natale in altri modi».

La ristorazione ha assunto questo cambio di paradigma. Lo ha fatto suo. Non è un caso se molti esercenti hanno deciso di chiudere per le feste. «Le festività d'altronde non sono, per tutti, fonte di incremento della cifra d'affari. Vuoi perché gli uffici chiudono, vuoi perché alcuni esercizi sono in zone discoste. Serve sempre un'analisi molto dettagliata dei pro e dei contro. E sempre più ristoranti allora optano per questa possibilità, anche per concedere un recupero ai collaboratori».

A resistere sono i ristoranti d'alta gamma, i grandi alberghi. «Il lusso non passa mai di moda, ma anche lì qualcosa è cambiato. Anche queste strutture sono chiamate a reinventarsi. I grandi cenoni con musica e danze vanno scomparendo, salvo eccezioni».

In questo contesto, va ricordata la proposta di istituire una caparra per ogni prenotazione. «Ma durante le feste, si usava già», fa notare Massimo Suter. «Sicuramente, però, questa usanza si sta amplificando, e ora è molto più frequente».

In questo articolo: