I centri migranti italiani in Albania: un’intesa che fa discutere

Due centri di accoglienza per migranti in Albania, ma gestiti dall’Italia. Ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama hanno firmato a Roma un «protocollo d’intesa» per gestire i flussi di migranti diretti verso la Penisola attraverso il Mediterraneo: una volta messe in salvo dalle navi battenti bandiera tricolore, le persone saranno trasferite in Albania. Una misura, questa, che dovrebbe scattare dalla primavera del 2024 e punta a dissuadere le partenze e il traffico di esseri umani, secondo fonti di Palazzo Chigi, che hanno parlato di una svolta «storica non solo per l'Italia ma per tutta l'Unione europea».
Nello specifico, i due leader politici hanno fatto sapere che l’Albania metterà a disposizione dell’Italia due aree del proprio territorio per la realizzazione di due strutture di accoglienza per migranti. La premier italiana ha spiegato che i centri saranno allestiti e gestiti dall’Italia, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione, mentre l'Albania collaborerà con le sue forze dell’ordine per garantire sorveglianza e sicurezza.
Solo navi italiane, no alle ONG
L'Italia realizzerà le due strutture nel porto di Shengjin e nell'area di Gjader. La prima sarà destinata alle procedure di sbarco e identificazione, la seconda all’accoglienza temporanea delle persone non in possesso dei requisiti per la richiesta del diritto d’asilo. Il protocollo non sarà applicato ai migranti sbarcati in Italia, nonché, ha sottolineato Giorgia Meloni, a «minori, donne in gravidanza e altri soggetti vulnerabili»: riguarderà unicamente i migranti salvati nel Mediterraneo da navi italiane, come quelle della Marina e della Guardia di finanza. Le navi delle ONG saranno escluse dall’accordo.
L’intesa appena siglata è ispirata al modello britannico: nella sua visita di fine aprile a Londra, Giorgia Meloni aveva affermato di «condividere» la linea d Rishi Sunak, quando il premier inglese studiava un modo per mandare in Ruanda i richiedenti asilo in attesa delle verifiche. Secondo la presidente del Consiglio, l'accordo, che non è stato ancora definito nei dettagli, «disegna la cornice politica e la cornice giuridica di una nuova collaborazione, poi all’accordo dovranno ovviamente seguire tutti i provvedimenti normativi conseguenti e le attività necessarie a predisporre in territorio albanese le strutture».
La premier italiana ha inoltre fatto sapere che i migranti resteranno nei due centri «il tempo necessario per le procedure. Una volta a regime, ci potrà essere un flusso annuale di 36-39 mila persone». Per farsi un'idea più chiara dei numeri, dall'inizio dell'anno in Italia sono sbarcate oltre 145.300 persone (stando ai dati ufficiali del Ministero dell'Interno).
Le reazioni: «Una Guantanamo italiana»
Gli esponenti di Fratelli d'Italia hanno abbracciato l'accordo come una «dottrina Meloni», mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani, esponente di Forza Italia, ha dichiarato che questa novità «rafforza il nostro ruolo da protagonista in Europa». Non sono mancate però forti critiche dall’opposizione. Peppe Provenzano del PD ha affermato che: «Nel migliore dei casi (sarà, ndr) un pasticcio, nel peggiore una violazione di diritti. Ma la "dottrina" Meloni è chiara: rinuncia in UE a cambiare Dublino (per non turbare gli amici nazionalisti) e accordi indegni che nemmeno funzionano (Tunisia)». Bordate sono arrivate anche da Azione: «Il governo ha alzato bandiera bianca in Europa e trova rifugio in Albania». Per Angelo Bonelli dei Verdi, invece, si tratta di «una vera deportazione», mentre Riccardo Magi di +Europa ha parlato di «una Guantanamo italiana».
Edi Rama: «Non risolverà nulla, ma noi aiutiamo l'Italia»
Lo stesso premier albanese Edi Rama, in un’intervista a La Stampa, ha tradito scetticismo sulla reale efficacia dell'accordo: «Non risolverà nulla, ma (il governo italiano, ndr) ci ha chiesto aiuto e noi lo abbiamo dato». Il primo ministro ha spiegato: «Vi aiutiamo perché l’Italia ci ha aiutato. Se siamo il Paese progredito che siamo diventati, lo dobbiamo a voi. Ci avete aiutato quando tentavamo di scappare dall’inferno del comunismo. Poi ci avete aiutato nel 1991 e nel 1992. Di nuovo nel 1997. Non ci avete chiesto nulla in cambio. Così è la collaborazione tra i nostri Paesi. Con la vostra Guardia di Finanza. Con la vostra polizia. C’è aiuto reciproco. Serve a noi, serve a voi. Per questo dico che solo con l’Italia avremmo potuto fare questo accordo e con nessun altro Stato europeo». Rama ha affermato che la gestione dei migranti a livello europeo «non convince nessuno», aggiungendo che «l’Italia fa quel che può, ma la geografia non può diventare una maledizione. Io lo riconosco: è facile parlare, ma poi tutti cercano di trovare una soluzione sostenibile che ancora non si vede».