Ceresio

I cianobatteri fanno preoccupare (e arrabbiare)

Proliferano sempre più spesso, soprattutto nel golfo di Agno - Possono essere tossici: attenzione ai bambini e ai cani - Lo sfogo del sindaco Morotti e le spiegazioni del Laboratorio cantonale
©Chiara Zocchetti
Federico Storni
Giuliano Gasperi
18.08.2023 06:00

«La zona della foce del Vecchio Vedeggio in questi giorni sembra una zuppa di zucca: è allarmante». Non nasconde la sua preoccupazione per le sempre più ricorrenti fioriture di cianobatteri nel golfo di Agno, il sindaco Thierry Morotti; né un certo disappunto per come il Cantone sta gestendo la situazione. «Non capisco come mai non si faccia nulla. O meglio: si fa come gli struzzi, aspettando che arrivino le piogge e calino le temperature, così che i cianobatteri scompaiano da soli. Ma non si può andare avanti così». I cianobatteri sono organismi normalmente presenti nei laghi, e ad essi utili. In certe circostanze, però, possono aumentare molto di numero (con le cosiddette fioriture, in questo caso della Microcystis aeruginosa) e causare problemi di salute. In particolare a bambini e cani, per via delle loro ridotte dimensioni. È dunque sconsigliato nuotare nei pressi di queste fioriture, comunque molto visibili. Nel caso lo si facesse, è importante poi sciacquarsi bene. Se si entra in contatto con un alto concentrato di tossine (chiamate microcistine) si potrebbe infatti soffrire di reazioni allergiche cutanee, sintomi gastrointestinali ed effetti epatossici.

«Come minimo più controlli»
Morotti dallo scorso giugno invia foto delle fioriture agli uffici cantonali preposti, perché ne teme gli effetti sia sui bagnanti, sia sul turismo: «Nel golfo di Agno ci sono molte attività che dipendono dalla pulizia dal lago, a partire dai camping. Se queste fioriture avverranno sempre più spesso, finirà che la gente non verrà più qui, con tutte le conseguenze economiche del caso». Per il sindaco è urgente cercare risposte: «Mi chiedo cosa stiamo aspettando a prendere in mano la situazione. Come minimo dobbiamo monitorare meglio il fenomeno, poi capire con gli esperti come si può intervenire». L’invito al Cantone è insomma quello di darsi una mossa. Ma la sfida è ostica, come si evince dall’intervista in basso e da un recente depliant del Laboratorio cantonale, in cui si legge da un lato che la frequenza, la durata e l’intensità delle fioriture è destinata ad aumentare in tutto il mondo a causa del cambiamento climatico, dell’eutrofizzazione delle acque e dell’aumento dei livelli di anidride carbonica, dall’altro che i meccanismi alla base delle fioriture «non sono ancora pienamente compresi». Quando ai possibili rimedi, «bisogna attendere che la natura faccia il suo corso».

«Guardate l’acqua»
Quanto alla situazione di questi giorni, da noi contattato, il Laboratorio cantonale ha affermato che essa «è molto variabile a causa delle correnti e delle condizioni meteorologiche. Le fioriture possono apparire e scomparire molto velocemente, anche nel giro di poche ore. Per questa ragione, allo stato attuale, non si ritiene necessario sconsigliare a priori e in modo generalizzato la balneazione. Si raccomanda però, sia ai responsabili delle spiagge, sia ai bagnanti e ai proprietari dei cani, di verificare quotidianamente e prima d’immergersi lo stato dell’acqua». Come? «Un controllo visivo è sufficiente per stabilire se vi possano essere pericoli, in quanto le fioriture di Microcystis si presentano come ammassi galleggianti molto vistosi di colore verde». Il Laboratorio – che nella sua newsletter, una settimana fa, già sconsigliava la balneazione in presenza di fioriture visibili di cianobatteri – conclude ricordando che «i lidi e i Comuni, in base alla situazione che osservano localmente, possono decidere di sconsigliare la balneazione». Qualche cartello in questo senso è in effetti apparso negli scorsi giorni (financo a Riva San Vitale) ma stando ad alcune segnalazioni da noi raccolte, le indicazioni non erano presenti, o quantomeno non erano chiaramente visibili, in alcune aree in cui la gente è solita fare il bagno.

«Da noi tutto bene»
Lasciando Agno e scendendo sulla riva orientale del Ceresio, in territorio di Lugano, un luogo sensibile è il pian Casoro, le cui spiaggette sono frequentate da tante famiglie con bambini e da possessori di cani. «Per ora là non abbiamo riscontrato alcun problema» fa sapere il municipale responsabile della salute pubblica Tiziano Galeazzi. «Se appena ci fosse un minimo sentore della presenza di questa alga, che è monitorata in primo luogo dal Cantone, provvederemmo subito ad avvertire la popolazione». Cambiando sponda, com’è la situazione nei Comuni italiani di frontiera? «Il nostro lago continua ad essere balneabile» rassicura Valentina Boniotto, vicesindaca di Ponte Tresa. «Per il momento da noi non ci sono divieti , ma stiamo tenendo la situazione sotto controllo. Siamo quotidianamente in contatto con ATS, l’Agenzia di Tutela della Salute dell’Insubria. Sarà nostra premura emettere ordinanze in caso di necessità». Le fa eco il sindaco di Brusimpiano, Fabio Zucconelli: «Qui le acque non risultano interessate dal fenomeno delle alghe tossiche. In particolare, i monitoraggi eseguiti periodicamente dalla Azienda Sanitaria rilevano per il Comune di Brusimpiano un livello di qualità delle acque eccellente». Stesso discorso, infine, a Porto Ceresio: «Al momento a noi non risulta questo problema – dice il sindaco Marco Prestifilippo. – Forse questo lo si deve alle forti correnti che non fanno prolificare le alghe. Comunque l’Autorità di bacino, sapendo la situazione del territorio svizzero, sta monitorando costantemente la situazione».

"Difficile eliminare le fioriture, ma qualcosa si può fare"

A seguire gli spostamenti e la diffusione dei cianobatteri nel nostro lago c’è l’Istituto scienze della terra della SUPSI. La ricercatrice Camilla Capelli ci aiuta a inquadrare meglio il problema.

Signora Capelli, perché questo fenomeno si è manifestato solo negli ultimi anni sul Ceresio?
«La prima fioritura importante di Microcystis è avvenuta nel 2020. In precedenza si osservavano solo piccole fioriture sporadiche a fine estate. Il lago di Lugano sta attraversando un processo di risanamento dall’eutrofizzazione del secolo scorso, e allo stesso tempo il clima sta cambiando. Ogni specie raggiunge il massimo della crescita in particolari condizioni ambientali che includono la temperatura, la luminosità e la presenza di nutrienti come il fosforo e l’azoto. E la Microcystis, d’estate, trova le temperature ottimali per la sua crescita (25-30 gradi) così come il giusto apporto di nutrienti. Inoltre è particolarmente favorita da un clima che alterna intense piogge a stabilità e calde temperature. Per adesso abbiamo troppi pochi anni di dati per confermare la causa della maggiore frequenza delle fioriture nel Ceresio, ma le osservazioni finora fatte sostengono le ipotesi sopra citate».

Le ragioni sono solo climatiche, o legate anche ad attività umane?
«Le attività umane continuano a favorire l’ingresso di nutrienti nel lago, ma finora è stato fatto molto per ridurre la loro presenza, in particolare con il programma della CIPAIS, la Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere, e ci aspettiamo che la tendenza migliori ancora nei prossimi anni. Sicuramente anche l’effetto del clima è importante, e ci attendiamo fioriture algali sempre più frequenti in futuro. Per questo, dal 2020, per studiare il fenomeno, sono partiti diversi progetti con il Dipartimento del Territorio e all’interno della CIPAIS».

Come si può prevenire la diffusione della Microcystis, rimuoverla o almeno contenerla?
«Il lago di Lugano è un bacino grande e profondo, e per rimuovere la Microcystis non è semplice applicare dei trattamenti locali (ad esempio meccanici o chimici) che invece funzionano bene in sistemi più piccoli. Il programma di risanamento del Ceresio portato avanti dagli anni Ottanta ha lo scopo di ridurre sempre di più il carico di nutrienti, e questo sicuramente sfavorirà le fioriture. Ma purtroppo sono processi lenti, e il cambiamento climatico ostacola il raggiungimento degli obiettivi. A livello preventivo invece, per evitare che le persone o gli animali entrino in contatto con la Microcystis, possono essere applicati dei sistemi fisici a protezione dei lidi, oppure dei sistemi di allerta precoce. Su mandato del Laboratorio cantonale, per esempio, stiamo sperimentando da oltre un anno un sistema di allerta precoce basato su sensori ad alta frequenza che permettono una valutazione in tempo reale dell’abbondanza dei cianobatteri nei lidi. In questo modo, i gestori delle strutture balneari e la popolazione potranno essere avvertiti per tempo».

Ritiene queste fioriture più pericolose rispetto alla presenza (che è importante) delle microplastiche nel Ceresio?
«A differenza delle microplastiche, le cui conseguenze sull’uomo e sugli ecosistemi acquatici sono ancora poco note, l’effetto tossico delle tossine prodotte dai cianobatteri è ben conosciuto. È quindi importante che la popolazione sia informata su come riconoscere le fioriture e limitare i potenziali danni dovuti al contatto o all’ingestione di acqua contaminata da cianobatteri».