Pandemia

I contagi tornano a crescere: «In mezzo a una nuova ondata»

Le sottovarianti BA.4 e BA.5 stanno provocando un rapido aumento delle infezioni – Il medico cantonale Giorgio Merlani: «I casi reali potrebbero essere molti di più, fatevi testare» – Verso un altro richiamo per tutti? «Preferirei aspettare l’arrivo dei vaccini adattati»
Martina Salvini
04.07.2022 06:00

«Siamo nel mezzo di una nuova ondata». Non ha dubbi, il medico cantonale Giorgio Merlani: l’aumento dei contagi registrato nelle ultime settimane nel nostro Paese è qualcosa di più di una normale oscillazione dei casi. Nell’ultima settimana, in Ticino sono stati confermati 1.888 nuovi contagi. Una settimana prima, invece, le infezioni si erano fermate a quota 1.152. «La percentuale di test positivi sul totale dei tamponi effettuati ci indica che non abbiamo una percezione reale della diffusione dei contagi. Le infezioni registrate, quindi, sono solo la punta dell’iceberg, mentre con ogni probabilità il numero di persone positive è molto più alto». Sì, perché le persone si stanno testando meno.

«Tendiamo a convincerci che il virus sia ormai sparito, che la pandemia sia finita», dice Merlani. «Ma è solo la nostra percezione. Il virus, invece, circola ancora. Chi ha sintomi, quindi, prima di pensare che sia colpa dell’aria condizionata o di un raffreddore estivo - che “non esiste” - deve farsi testare. E, se si è contagiati, nonostante non vi sia più l’obbligo di isolamento, è opportuno evitare di andare a cena con gli amici e, se proprio è necessario uscire per fare commissioni, si dovrebbe usare la mascherina. Se solo usassimo questi piccoli accorgimenti, eviteremmo di peggiorare la situazione».

Quanto durerà?

Difficile, al momento, prevedere quando toccheremo il picco e quanto durerà questa nuova ondata. «Sono molte le variabili in gioco, a partire dal fatto che la copertura garantita dal vaccino non è più quella iniziale, quindi è possibile che anche chi ha completato il ciclo vaccinale abbia decorsi più seri». Allo stesso modo, è complicato valutare l’impatto sulle strutture sanitarie. Attualmente, i pazienti ricoverati per complicazioni dovute al virus sono 69, contro i 54 della settimana scorsa.

«La premessa di base è la solita - dice Merlani - l’aumento delle ospedalizzazioni si verifica con qualche settimana di ritardo rispetto all’aumento dei contagi. Per il momento, in Ticino i ricoveri sono in aumento, ma fortunatamente non seguono il ritmo di crescita dei contagi. E anche guardando a quanto sta accadendo nei Paesi vicini, la situazione appare eterogenea. Ci sono Stati in cui l’aumento delle infezioni non ha avuto alcun impatto sugli ospedali. In altri, invece, come il Portogallo, la situazione è decisamente più seria, tanto per i decorsi gravi, quanto per i decessi». A differenza del passato, poi, non possiamo contare su alcuna misura restrittiva per contenere la trasmissione del virus. «Tutto è aperto, e tutti ci stiamo muovendo liberamente. E di fronte a noi abbiamo una variante che resiste al vaccino, e che pertanto potrebbe renderci le cose difficili».

Parola d’ordine: responsabilità

Di fronte a uno scenario preoccupante, il medico cantonale invita quindi alla prudenza: «In assenza di contromisure, dobbiamo renderci conto che l’ondata pandemica non si arresterà fintanto che non ci sarà una presa di coscienza da parte della popolazione. In Ticino, negli ultimi due anni, siamo stati molto diligenti nel rispettare tutte le regole. Dobbiamo ancora una volta dimostrarci attenti e responsabili». E anche più comprensivi e rispettosi nei confronti delle altre persone. «Spesso - racconta il medico cantonale - quando entro al supermercato con la mascherina vengo guardato come se fossi un extraterrestre. Invece dovremmo capire che le persone che vogliono proteggersi hanno tutto il diritto di farlo, senza per questo sentirsi giudicate dagli altri». Soprattutto perché questa volta dobbiamo fare i conti con due nuove sottovarianti di Omicron - BA.4 e BA.5 - «che oltre a essere particolarmente contagiose, sono immunoevasive, ossia sfuggono di più al vaccino rispetto alle precedenti mutazioni. Di conseguenza, anche chi è già guarito o vaccinato ha più probabilità di contrarre la malattia, e il decorso può non essere così blando».

La vaccinazione

Già, ma allora ha senso pensare a una quarta dose di richiamo con lo stesso vaccino usato finora? «Dipende», risponde Merlani. «Facendo una quarta somministrazione, in tutti i casi aumentiamo gli anticorpi e garantiamo un certo grado di protezione. Tuttavia, visto che si sta lavorando per mettere a punto un nuovo vaccino - che dovrebbe arrivare a breve - adattato alle nuove varianti, preferirei poter somministrare un prodotto adattato alle nuove mutazioni, non appena sarà disponibile».

In vista dell’autunno, in effetti, sono in corso le discussioni a livello federale per decidere se un ulteriore richiamo sarà necessario per tutti, o solo per alcune fasce della popolazione. E, soprattutto, si attende di capire quale preparato verrà utilizzato.

Obbligo di mascherina negli ospedali ticinesi

A causa dell’aumento delle infezioni da COVID, anche all’Ente ospedaliero cantonale torna l’obbligo di indossare la mascherina nell’intera area ospedaliera. Nelle scorse settimane, lo ricordiamo, il provvedimento era stato limitato unicamente agli spazi di cura. L’obbligo vale ora per collaboratori, visitatori e per i pazienti quando lasciano la loro camera di degenza, «ed è volto a garantire la sicurezza di tutte le persone che accedono e soggiornano nelle strutture dell’EOC», si legge sul sito dell’Ente. La stessa misura, negli scorsi giorni, era stata introdotta anche nell’ospedale cantonale dei Grigioni e in alcuni nosocomi zurighesi.

La situazione in corsia

In Svizzera, martedì, sono state segnalate all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) 33.108 nuove infezioni sull’arco di sette giorni, 14 decessi e 300 ricoveri. La settimana precedente, invece, erano stati  registrati 24.704 casi, 251 ricoveri e 11 decessi. Cifre alla mano, dunque, a livello nazionale i casi sono aumentati del 34%, mentre le ospedalizzazioni sono cresciute del 19,5%. In Ticino, spiega Paolo Ferrari, capo dell’area medica dell’EOC, «fino a un mese fa, contavamo una trentina di ospedalizzati, mentre ora ne abbiamo una sessantina. Numeri raddoppiati, che sollevano una certa preoccupazione». La situazione, comunque, rimane sotto controllo. «Riusciamo a gestire tutti i casi nelle diverse sedi dell’Ente ospedaliero e al momento contiamo 22 pazienti a Lugano, di cui uno in cure intense; 16 a Bellinzona, di cui uno in terapia intensiva; 12 a Locarno e 8 a Mendrisio».

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