Formazione

I docenti restano in classe, ma i sindacati si defilano

Pur condividendo le motivazioni all'origine del gesto di protesta, VPOD e OCST non intendono promuovere attivamente l'apertura delle scuole
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
31.10.2024 08:45

Il collegio docenti del Liceo di Bellinzona - in aperta polemica con la decisione del Consiglio di Stato di aggiungere due giorni di vacanza (il 20 dicembre e il 7 gennaio) quale compensazione al carovita - ha annunciato, ieri, che la scuola rimarrà aperta. Nella stessa direzione potrebbero andare anche il LiLu 1 e la Commercio. Ma come valutano i sindacati questa decisione? 

«Come VPOD docenti condividiamo pienamente le ragioni della mobilitazione», afferma al CdT il presidente Adriano Merlini. «È assurdo ridurre i giorni di scuola per risparmiare». La scuola, dice Merlini, non è un semplice servizio da tagliare a piacimento. All’interno del corpo docenti però - prosegue il presidente della VPOD - la decisione di mantenere le scuole aperte non fa l’unanimità. «Molti colleghi sono stufi di dover supplire ai tagli di Governo e Parlamento con il volontariato. Dal momento che la politica ha deciso di tagliare le risorse, i docenti non possono continuare a metterci una pezza, aumentando il loro carico di lavoro». Secondo Merlini, affinché finalmente qualcuno comprenda quanto siano dannosi questi tagli è necessario che gli effetti siano visibili.

Al momento, il comitato docenti VPOD, pur condividendo le motivazioni della mobilitazione, sarebbe quindi propenso a non sostenere attivamente né l’apertura delle scuole, né un’eventuale manifestazione di piazza qualora venisse convocata. «Questa è la decisione che abbiamo preso tre settimana fa come comitato», spiega Merlini. Il quale aggiunge: «Per noi rimane prioritaria la questione del Preventivo 2025. I tagli proposti dal Governo, per quanto puntuali, sono sensibili e c’è il rischio che il Parlamento rincari la dose».

Intanto, però, il mondo della scuola si sta già muovendo in vista di venerdì 20 dicembre. Il Movimento della Scuola ha convocato un’assemblea (aperta a tutti gli attori) nella quale verranno decise le modalità di adesione alla mobilitazione. Le opzioni sul tavolo sono molte e vanno dalla semplice apertura delle scuole il venerdì mattina, a una manifestazione di piazza il pomeriggio. «Noi come VPOD parteciperemo certamente, ma al momento, saremmo propensi per una formula soft, con la consegna di una risoluzione al Consiglio di Stato da parte di una rappresentanza di tutte le associazioni firmatarie». VPOD deciderà nelle prossime settimane se mantenere la sua linea attuale o optare per altre forme di mobilitazione, conclude Merlini.

Simile la posizione del sindacato cristiano sociale: «Le ragioni che hanno spinto i colleghi del Liceo di Bellinzona a non accettare i due giorni di vacanza sono comprensibili», commenta dal canto suo Gianluca D’Ettorre, presidente di OCST docenti. «Sono misure inadeguate che abbiamo già criticato. Condividiamo quindi l’insoddisfazione dei docenti. Governo e Parlamento hanno barattato una misura strutturale (il riconoscimento del carovita) con una misura congiunturale (che vale solo per un anno). Più in generale, secondo D’Ettorre l’insegnamento va difeso non solo con decisioni simili a quelle del Liceo di Bellinzona: «Come sindacato siamo solidali verso eventuali manifestazioni che si vorranno organizzare. Tuttavia, non promuoviamo attivamente l’apertura delle scuole durante questi due giorni». Non da ultimo, sussiste una valutazione di opportunità pratica. Per quanto queste misure siano inadeguate e insufficienti, secondo D’Ettorre, «molti colleghi per ragioni di stanchezza e di scarsa motivazione a caricarsi di altri impegni organizzativi e di rischi, preferiscono ricevere questi giorni senza contestarli in questo modo, ossia aprendo le scuole». Insomma, di fronte alla stanchezza, ai carichi di lavoro e al mancato riconoscimento del carovita, non ci sono ragioni per rifiutare (anche) i due giorni di vacanza.