L'analisi

«I droni russi sulla Polonia? Una provocazione per testare la difesa degli alleati»

Secondo l’esperto Giampiero Gramaglia, «difficilmente si è trattato di un errore: il Cremlino ha voluto mettere alla prova i tempi di reazione della NATO»
©Rafal Niedzielski
Francesco Pellegrinelli
11.09.2025 06:00

«In una situazione di conflitto come questa, che in parte si svolge lungo il confine, l’incidente è un’ipotesi sempre possibile». La premessa è di Giampiero Gramaglia, consigliere dell’Istituto Affari Internazionali di Roma ed esperto del conflitto russo-ucraino. Gramaglia ricorda un episodio analogo avvenuto proprio in Polonia nel 2022. «Un contadino polacco morì colpito da uno spezzone di missile russo caduto in territorio polacco. In quell’occasione, gli accertamenti di Varsavia stabilirono – non si capì se per convenienza o perché effettivamente fosse così – che il missile russo era stato deviato dal sistema di difesa ucraino, e che quindi non era destinato al punto in cui cadde. L’episodio, tra proteste e chiarimenti, si concluse lì».

Come leggere, invece, lo sconfinamento di droni russi avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì? «Questa volta – prosegue Gramaglia – l’episodio è più ampio. La violazione dello spazio aereo polacco ha coinvolto, secondo Varsavia, almeno 19 droni provenienti dalla Russia o dalla Bielorussia». Durante la notte, il Cremlino ha infatti lanciato una pesante offensiva con un numero consistente di droni sull’Ucraina nei pressi della frontiera con la Polonia, ricorda Gramaglia che rilancia: «Questi droni sono quindi sfuggiti di mano, oppure sono stati indirizzati volutamente in territorio polacco?».

Un errore?

Secondo l’esperto, se si è trattato di un errore, la vicenda si chiuderà probabilmente con una protesta più o meno ufficiale: «Sappiamo che esistono canali di comunicazione militare attivi tra Russia e Stati Uniti, la NATO protesterà e tutto finirà lì».

Una provocazione?

Se invece non si è trattato di un errore, ma piuttosto di una provocazione, allora il Cremlino lo ha fatto molto probabilmente con l’intenzione di testare i tempi di reazione degli alleati: «Apparentemente la reazione è stata buona. Tutti i droni sono stati abbattuti, e i russi ne dovranno tenere conto». Secondo Gramaglia, anche in questo caso, però, non ci saranno grandi conseguenze oltre le proteste ufficiali che Varsavia e gli alleati formuleranno nei confronti del Cremlino. «Non credo che la Russia, già impegnata in un fronte di guerra pesante, abbia interesse ad aprirne un altro, ben più rischioso, con la NATO». Secondo Gramaglia, se Mosca avesse davvero voluto colpire la Polonia per aprire un nuovo fronte, «non lo avrebbe fatto con una decina di droni lenti e facilmente intercettabili, ma con missili».

Aperta un’inchiesta

Allo stesso modo, secondo Gramaglia, può essere letta la richiesta di attivazione dell’articolo 4 del Patto Atlantico da parte del Governo polacco (vedi box a lato). «Ci sarà una risposta collettiva e formale degli alleati, i quali condanneranno la violazione dello spazio aereo, probabilmente accompagnata da un richiamo ufficiale alla Russia a prestare maggiore attenzione, con la minaccia di conseguenze nel caso in cui accada di nuovo». Di più, però, è difficile immaginare se non, per esempio, il rafforzamento dei sistemi di difesa aerea nei Paesi di confine: «Per ora sembra che questi sistemi abbiano funzionato bene, visto che i droni sono stati tutti intercettati e abbattuti. Ma se dalle analisi risultasse che, in realtà, l’individuazione è stata tardiva e la reazione lenta, allora sarebbe necessario rafforzare ulteriormente le difese in Polonia e nei Paesi baltici».

«Diversi scenari»

In questo contesto si inseriscono anche le parole del primo ministro polacco, Donald Tusk, il quale parlando alla camera bassa del Parlamento ha detto che «il Paese deve prepararsi a diversi scenari». «Sono dichiarazioni comprensibili, sia per rassicurare la popolazione, sia per giustificare un eventuale sforzo economico volto a rafforzare esercito e difesa. Sono parole politicamente sensate», avverte Gramaglia, «nonostante non vi sia una minaccia incombente».

Trattandosi di una decina di droni quelli abbattuti sul territorio polacco - e non uno - la tesi della provocazione, tuttavia, secondo Gramaglia, acquista più valore. «Il fatto che siano entrati nello spazio aereo polacco quasi una ventina di droni rende meno credibile l’ipotesi dell’errore: che uno solo abbia avuto un guasto è plausibile, che venti abbiano avuto problemi contemporaneamente è assai più difficile».

Il ruolo degli USA

Al riguardo, secondo l’esperto, non si può neppure escludere che Putin abbia voluto far coincidere lo sconfinamento di droni con la riunione dei 32 ambasciatori NATO pianificato da tempo proprio per ieri. Non solo. «Non dimentichiamo che questo episodio avviene a ridosso delle esercitazioni militari tra Russia e Bielorussia, il Paese che la Polonia guarda con maggiore timore per il suo attivismo militare a fianco di Mosca».

Da ultimo, secondo Gramaglia, non si può neppure escludere che il Cremlino volesse mettere alla prova la reazione degli Stati Uniti all’interno della NATO, tenendo conto della posizione di Trump sul ruolo dell’Europa nell’Alleanza Atlantica e delle sue ripetute dichiarazioni a favore di un disimpegno dell’esercito americano dalle questioni europee.

Fatti e reazioni

Diciannove droni russi hanno sconfinato nella notte su mercoledì lo spazio aereo polacco. La difesa di Varsavia è riuscita ad abbatterne quattro, mentre gli altri sono caduti in diverse zone del Paese. Secondo il premier Donald Tusk, si è trattato di «una provocazione su larga scala». La versione russa è diametralmente opposta. Il ministero della Difesa di Mosca ha affermato che i droni erano diretti contro obiettivi situati in Ucraina e non avevano come bersaglio la Polonia. Alcuni velivoli sono stati rinvenuti effettivamente nei pressi del confine ucraino, ma altri sono caduti molto più lontano: uno di essi, addirittura, a 300 chilometri dalla frontiera. Al riguardo Mosca ha confermato l’esistenza di una vasta operazione militare contro l’ovest dell’Ucraina, negando però qualsiasi intenzione di colpire il territorio polacco. «Siamo pronti a consultarci». Una ricostruzione che lascia aperta l’ipotesi di un errore tecnico o di traiettoria. Un altro elemento significativo riguarda la provenienza dei droni. La maggior parte di essi sarebbe decollata dalla Bielorussia, Paese alleato di Mosca e confinante con la Polonia. Inoltre, dai frammenti recuperati sul suolo polacco è emerso che i velivoli non trasportavano esplosivo, circostanza che contribuisce ad alimentare il dibattito sull’effettiva natura dell’incidente. Sul fronte delle reazioni, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha ribadito l’impegno dell’Alleanza: «Che l’ingresso dei droni sia stato intenzionale o meno si è trattato di un gesto sconsiderato». Rutte ha spiegato che è in corso una valutazione completa dell’episodio e ha mantenuto cautela nel definirlo un attacco deliberato. Ben più netta invece la posizione dei Paesi del fianco orientale. «Siamo pronti a respingere le provocazioni. La situazione è grave e nessuno dubita che dobbiamo prepararci a diversi scenari», ha dichiarato il premier polacco Donald Tusk, definendo l’accaduto «una violazione senza precedenti dello spazio aereo polacco». Di fatto, dall’inizio della guerra in Ucraina, per la prima volta la NATO è dovuta intervenuta direttamente per difendere il proprio spazio aereo, con il supporto di caccia olandesi e italiani.
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