I due aerei, Tahiti e la Mesolcina

Due aerei, un Beechcraft King Air 250 Cargo Slick e un Beechcraft King Air 250 Slick, adatti prevalentemente ai viaggi privati ed al trasporto di merci. Una compagnia di Tahiti, isola della Polinesia francese conosciutissima per le sue spiagge di sabbia bianca e nera. Un’altra mesolcinese, attiva nel campo del commercio di aeromobili. Ed una terza a stelle e strisce.
Ad oltre 16 mila chilometri
Poi, sì, anche delle sentenze. L’ultima delle quali - datata 19 marzo, ma pubblicata giovedì, della Corte di diritto civile - è quella del Tribunale federale (TF) che dà ragione all’azienda del Grigioni italiano. Quella che vi illustreremo nelle prossime righe è una fattispecie che indubbiamente incuriosisce in quanto non ci si imbatte con regolarità in giudizi di Mon Repos che riguardano la compravendita di velivoli e, tantomeno, fra una SA delle nostre valli ed una che ha sede in un paradiso terrestre distante più di 16 mila chilometri.
Gli acconti e i dollari
La vicenda risale alla fine di dicembre 2019, quindi prima della pandemia da coronavirus. Le società sottoscrivono due lettere d’intenti relative all’acquisto degli altrettanti aerei citati all’inizio che prevedevano un primo acconto pari a 200.000 dollari americani (circa 170 mila franchi) per ciascun velivolo. «Le parti, inoltre, hanno convenuto la restituzione integrale degli acconti, se i contratti di compravendita non fossero stati conclusi entro i termini stabiliti», sottolinea il TF.
Niente stretta di mano
La stretta di mano, infatti, non c’è stata. Tanto che la compagnia tahitiana - a suo dire alle prese con difficoltà economiche a causa del COVID - chiede di poter riavere gli anticipi versati. Nel frattempo, però, la società mesolcinese aveva acquistato uno degli aerei da un’azienda statunitense. Nel maggio 2022 il Tribunale regionale Moesa condanna così la SA isolana a versare mezzo milione di franchi a quella grigionese, patrocinata dall’avvocato Roberto Keller di Roveredo.
La procura mancante
Che ha ottenuto ragione pure dal Tribunale cantonale per la procura mancante relativa agli organi dell’azienda polinesiana. «La ricorrente fa valere una violazione del divieto di formalismo eccessivo. Sostiene che l’autorità cantonale non avrebbe considerato il lasso di tempo da uno a due mesi indicato per l’iscrizione del nuovo amministratore nel Registro di commercio; che alla consegna dell’incarto completo all’Ufficio del registro di commercio, la trattazione della pratica nella Polinesia francese avrebbe richiesto almeno 18 mesi», rammentano i giudici dell’Alta Corte. E che pertanto la compagnia aerea di Tahiti non avrebbe potuto provare l’iscrizione al Registro di commercio del nuovo amministratore.
Il TF precisa subito che le circostanze addotte dalla società con sede nell’arcipelago dell’Oceania non sono state accertate «dall’istanza precedente», mentre altri fatti evidenziati «si fondano su documenti nuovi, prodotti solo davanti a questa Corte e come tali inammissibili».
Quella tesi non convince
La compagnia aerea di Tahiti, secondariamente, invocava una violazione del principio della buona fede. Nella fattispecie - annota il Tribunale federale - i giudici di Coira le avrebbero notificato la decisione di inammissibilità non per rogatoria, ma tramite il suo avvocato in due esemplari (uno per il legale e l’altro per la stessa società) «ammettendo così implicitamente la validità della procura a lui conferita». Questa è la tesi della SA. Che non convince affatto Mon Repos: «Per prima cosa la Corte cantonale ha dichiarato inammissibile il rimedio, ha addossato le spese giudiziarie al legale che l’ha redatto e firmato, e ha inviato la decisione a chi l’ha provocata, ossia a quest’ultimo. Tale modo di procedere non è criticabile». E per quanto riguarda le due copie della decisione? Per il TF «non si può affatto dedurre un riconoscimento del potere di rappresentanza del legale (il quale, ricordiamo, aveva ricevuto uno dei due esemplari; n.d.r.), visto il tenore inequivocabile della decisione di inammissibilità del rimedio».
Il ricorso della compagnia tahitiana è stato respinto in quanto considerato infondato. Non solo. Dovrà altresì versare 8 mila franchi di spese giudiziarie e 9 mila a titolo di ripetibili alla SA mesolcinese.