Dopo il Festival

I film di Locarno nel mondo, «un successo non scontato»

Molti si chiedono che fine facciano le pellicole passate in concorso o nelle varie sezioni della kermesse – Gran parte delle opere è selezionata in altre manifestazioni – Sono molti i registi e gli attori «lanciati» proprio dal Ticino
© Locarno Film Festival / Ti-Press
Jenny Covelli
18.08.2024 19:45

Con la proiezione del film di chiusura inizia davvero la vita del Festival, perché le pellicole cominciano il loro viaggio. È questo, in estrema sintesi, il messaggio degli organizzatori della kermesse per rispondere alla domanda: che fine fanno i film di Locarno?

Le pellicole selezionate nell’edizione del 2023 hanno percorso un viaggio lungo, lunghissimo. Sono infatti state proiettate in più di 250 festival in giro per il mondo. Segno che il nostro territorio è una camera d’eco che riverbera all’esterno con onde molto lunghe, e che Locarno è parte integrante dell’ecosistema audiovisivo.

Facciamo alcuni esempi. Ekskurzija (Excursion), primo lungometraggio della regista bosniaca Una Gunjak, si è aggiudicato la menzione speciale nella sezione «Cineasti del presente» alla 76. edizione di Locarno. Nei dodici mesi successivi, ha partecipato a ben 39 festival, tra cui European Film Award, Thessaloniki, Torino e Palm Springs. Do Not Expect Too Much From the End of the World, del cineasta rumeno Radu Jude, si è aggiudicato il premio speciale della giuria dei Comuni di Ascona e Losone prima di essere selezionato in 28 altri festival. Il Pardino d’oro A Study of Empathy, miglior cortometraggio internazionale a Locarno, è stato selezionato in almeno altre 15 manifestazioni cinematografiche. Storie di un successo «sostenibile, reale e maturato organicamente nel rapporto con un pubblico curioso e generoso», per citare le parole del direttore artistico Giona A. Nazzaro.

Dal Ticino al resto del mondo

Locarno, per i cineasti, è spesso un punto di partenza. Ma anche di ritorno. È il caso di Marco Tullio Giordana, che quest’anno ha ritirato il Pardo speciale alla carriera. Nel 1980, proprio sulle rive del Verbano, vinse il Pardo d’Oro con il suo primo film: Maledetti vi amerò. Durante la carriera si è aggiudicato vari altri premi, tra i quali «Un Certain Regard», quattro David di Donatello, quattro Nastri d’argento, tre Globi d’oro e un premio della giuria Karlovy Vary. Storie, dicevamo, che alimentano l’immagine di Locarno sulla base dei risultati ottenuti.

Parlando di grandi festival, non si può non citare Venezia. L’81. edizione della Mostra del Cinema, in programma dal 28 agosto al 7 settembre, presenterà 21 titoli in concorso. Tra i cinque italiani c’è Vermiglio, di Maura Delpero, che alla 72. edizione del Locarno Film Festival, nel 2019, ottenne ben quattro riconoscimenti con Maternal, tra cui la menzione speciale della giuria del Concorso internazionale.

Il film, dopo il passaggio in Ticino, è stato selezionato in più di settanta festival internazionali e si è aggiudicato più di venti premi, tra cui lo Young Talent Award di Women In Motion 2020 a Cannes.

L’incontro con il pubblico reale

«Il lavoro inteso come risultato emerso da un territorio è importante», precisa Giona A. Nazzaro. «Nel mondo dell’audiovisivo, la Svizzera viene identifica con Locarno, la sua storia fa parte del DNA della regione. La quale ha creato una conversazione intorno al cinema che prima non esisteva. E lo fa già dal 1946».

Il direttore artistico sottolinea pure che se i film fanno il giro del mondo, significa che non si tratta di un fenomeno intestino al mondo del cinema d’autore e dei festival, ma le pellicole incontrano il pubblico reale. «La mia ambizione è avvicinare il pubblico della sala grande a quello del Fevi (Palexpo) e viceversa, come pure segnalare agli spettatori delle Retrospettive che c’è vita anche nei Concorsi. Immagino i pubblici che si spostano e ondeggiano, scambiandosi informazioni. Vorrei creare luoghi in cui non si senta dire ‘’non vado lì perché il film è troppo intellettuale’’ o ‘’Piazza Grande non fa per me, pellicole troppo banali’’. Lo ripeto sempre come un mantra: chi va al cinema deve essere curioso».

Lo streaming

Il Festival, insomma, non è solo un posto per cinefili. E se oggi sono le piattaforme on demand ad andare per la maggiore, sul piccolo schermo c’è posto anche per i film di Locarno. È il caso di MUBI, che crea, seleziona, acquisisce e promuove film visionari, rendendoli disponibili al pubblico di tutto il mondo. «Promuovere il grande cinema e i cineasti che lo creano è la nostra ragion d’essere», ha spiegato il fondatore Efe Çakarel. È per questo che in collaborazione con Locarno è stato lanciato un premio, il MUBI Award - Debut Feature, con l’obiettivo di aiutare una nuova generazione di talenti a dare vita alle loro visioni e far sentire le loro voci. Il primo ad aggiudicarselo è stato Green Line, della francese Sylvie Ballyot, ambientato nella Beirut devastata dalla guerra. «Tutto quello che facciamo è al servizio dei film e dei loro autori», conclude Nazzaro. «Se le pellicole godono di buona vita dopo Locarno, automaticamente la vita del Festival si allunga».

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