I giorni più intensi per gli ospedali: «Ma il picco, forse, è già superato»

Sono giorni molto intensi per gli ospedali ticinesi, alle prese con un numero elevato di pazienti ricoverati a causa delle complicazioni dovute all’influenza. «Il numero delle ospedalizzazioni - spiega in effetti il dottor Mattia Lepori, vice capo dell’area medica dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) - è più elevato rispetto a quello di un anno fa. I dati della settimana scorsa, infatti, riferiscono di una novantina i pazienti ricoverati nelle nostre strutture». La «buona notizia», però, è che ci troviamo in un momento, quello delle festività, in cui anche l’attività chirurgica elettiva è sensibilmente ridotta. E questo, spiega Lepori, consente di liberare posti letto e risorse per occuparsi dei pazienti con le complicazioni dell’influenza. «Tra Natale e Capodanno, le operazioni chirurgiche diminuiscono, visto che chi può sceglie di non farsi operare durante le festività. Questo ci aiuta, almeno in parte. D’altro canto, però, è proprio durante le feste che i Pronto soccorso sono più sollecitati, vista anche la chiusura di molti studi medici». In tutti i casi, malgrado la mole di lavoro, negli ospedali la situazione appare sotto controllo. «Benché il carico di lavoro risulti molto intenso, la situazione rimane gestibile», conferma Lepori, rilevando pure un calo dei nuovi casi di influenza diagnosticati. «Per la seconda settimana consecutiva, i casi accertati presso il laboratorio di EOC sono in leggera diminuzione. Questo ci suggerisce che, probabilmente, il picco ce lo siamo già lasciati alle spalle e ci troviamo ora in una fase calante». Il peggio, insomma, dovrebbe essere passato. E anche il numero dei ricoveri dovrebbe piano piano tornare ad abbassarsi. «Malgrado le ospedalizzazioni siano state più numerose, non possiamo ancora dire se effettivamente l’influenza circolata quest’anno sia stata più aggressiva», avverte Lepori. «Le somme potremo tirarle solo al termine della fase epidemica». Per contro, le categorie più a rischio di contrarre complicazioni rimangono gli anziani e i pazienti con patologie pregresse. Così come invariati rispetto agli anni passati sono i sintomi, con il classico raffreddore, sommato a febbre e dolori muscolari. Ma se l’influenza domina, il COVID, al contrario, si mantiene su livelli contenuti. «La situazione appare abbastanza stabile, con un numero di contagi moderato», spiega Lepori.
Colpiti anche i più piccoli
Dagli adulti ai più piccoli, la situazione non cambia. Sono molti - come conferma il dottor Giacomo Simonetti, primario e direttore medico e scientifico dell’Istituto pediatrico della Svizzera italiana - i pazienti ospedalizzati nei reparti di pediatria dell’EOC: «In prevalenza, si tratta di ricoveri legati all’influenza o alle sue complicazioni, come le polmoniti». Tuttavia, il quadro non sembra critico. «Non siamo particolarmente sovraccarichi, né con scarsità di posti letto. Tanto è vero che non abbiamo dovuto ricorrere a trasferimenti verso le strutture di oltre San Gottardo, né queste ci hanno chiesto di ospitare alcuni loro pazienti». Insomma, il carico di lavoro c’è, ma non vi è alcun allarme, specialmente considerando il periodo. «Anche nei giorni di festa, o nel weekend appena trascorso, dove sul territorio è attivo solo il picchetto pediatrico, i tempi di attesa al Pronto soccorso non sono stati esagerati. Ciò mi induce a pensare che il picco sia passato e ci troviamo già in una fase calante». A rendere la situazione nei reparti pediatrici più gestibile è anche il calo dei ricoveri causati dal virus respiratorio sinciziale (RSV), che fino a un paio di anni fa affollava le corsie. «Il merito è tutto dell’anticorpo monoclonale che - ormai da due anni - può essere somministrato ai neonati». Non a caso, tra gli ospedalizzati con il virus sinciziale non ci sono lattanti. «Abbiamo alcuni casi di bambini dall’anno di età in su, perché per loro non era prevista la vaccinazione, mentre i lattanti non finiscono praticamente più in ospedale». L’anticorpo monoclonale viene infatti somministrato ai neonati che nascono da ottobre a marzo, e ai bimbi che hanno già qualche mese e che affrontano il loro primo inverno. La durata della protezione, lo ricordiamo, è di 6 mesi e copre l’intero periodo in cui circola il virus. «La protezione garantita dal vaccino, e il conseguente calo dei ricoveri per RSV, contribuisce a tenere libero un numero maggiore di letti, che possono quindi essere adoperati per i ricoveri causati dall’influenza». Infine, a circolare nell’ultimo periodo sono anche forme piuttosto acute di gastroenterite che causano una forte diarrea e vomito. «La raccomandazione per i genitori è di rivolgersi al medico se la febbre persiste per più giorni e, soprattutto, se le condizioni generali del bambino peggiorano. Ad esempio, se i piccoli appaiono inappetenti o apatici e se faticano a bere è importante chiamare il pediatra».

Nelle case per anziani tornano le mascherine
Secondo il monitoraggio dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), il Ticino - con 66,59 casi confermati ogni 100 mila abitanti - fino a una settimana fa era il cantone più colpito. Una notizia che ha spinto le case per anziani a introdurre alcune misure per tutelare la salute degli ospiti. «Per cercare di ridurre la diffusione del virus all’interno degli istituti, abbiamo raccomandato l’uso della mascherina durante la visita in casa anziani per i familiari, i parenti e gli amici degli ospiti», spiega il dottor Fabrizio Barazzoni, responsabile dell’area medica dell’Associazione dei direttori delle case per anziani della Svizzera italiana (ADiCASI). Inoltre, se la persona che risiede in casa anziani presenta sintomi influenzali, «si chiede ai parenti di posticipare la visita». Altre raccomandazioni molto importanti riguardano invece l’arieggiamento regolare dei locali, la distanza tra le persone (laddove possibile) e la corretta igiene delle mani. «All’entrata dell’istituto e durante la visita si chiede ai visitatori di osservare questo aspetto, che giudichiamo molto importante, al pari della mascherina», dice Barazzoni, sottolineando che le misure non rappresentano un obbligo ma una raccomandazione. «Poi, in base alle specifiche situazioni, spetta ad ogni casa anziani capire come muoversi». Le raccomandazioni rimarranno in vigore fino a nuovo ordine: «Nelle prossime settimane, in base alle informazioni relative al monitoraggio condotto dall’Ufficio del medico cantonale, faremo tutte le valutazioni e capiremo come muoverci».
