Domande e risposte

I jammer per isolare i cardinali, sì ma che cosa sono?

Con l'aiuto di Alessandro Trivilini (SUPSI) cerchiamo di capire meglio lo strumento che permette di isolare le comunicazioni all'interno della Sistina
© EPA
Paolo Galli
08.05.2025 06:00

Ma davvero nel conclave i cardinali sono isolati anche a livello tecnologico? L’ufficio di presidenza del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha comunicato che, iniziato il conclave, «tutti i sistemi di trasmissione del segnale di telecomunicazione per la telefonia mobile presenti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano saranno disattivati». Ai cardinali, come ha spiegato negli scorsi giorni il portavoce Matteo Bruni, è stato chiesto di lasciare i telefonini prima di entrare in Sistina. «Il ripristino del segnale sarà effettuato successivamente all’annuncio dell’avvenuta elezione del Sommo Pontefice, pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, con la massima celerità consentita dalla tecnologia degli operatori mobili». La disattivazione del segnale non avrà ripercussioni sui fedeli in Piazza San Pietro.

Si dice che la Sistina sarà trasformata in una fortezza tecnologica e che verranno quindi utilizzati anche i jammer. Di che cosa si tratta?

Per rispondere a questa domanda, abbiamo coinvolto un esperto come Alessandro Trivilini, responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI. Ci spiega: «Il jammer è un apparecchio costruito per emettere onde radio a diverse frequenze. Una volta attivato, le sue onde radio di disturbo generano di fatto rumore, rendendo inermi le altre onde radio, sovrastandole, e impedendo la comunicazione tra i dispositivi». Può essere usato per bloccare la comunicazione dei telefoni cellulari o i sistemi di allarme, per disabilitare la navigazione satellitare o disabilitare segnali wi-fi.

I jammer, quindi, rendono impossibile la comunicazione

L’impossibilità è legata, così ci spiega Trivilini, «all’accuratezza e alla potenza del jammer». Ce ne sono da pochi franchi, mentre ce ne sono altri molto più performanti. «Più sali con la potenza, più ampia sarà la fascia di frequenza coperta dal jammer».

Ognuno di noi potrebbe acquistare un disturbatore di frequenza?

La risposta ce la dà l’Ufficio federale delle comunicazioni: «Dal 1. gennaio 2018, l’importazione e il possesso di un disturbatore di frequenza sono severamente vietati in Svizzera come pure nei Paesi dell’Unione europea. Le regole applicabili a questi apparecchi, chiamati anche blocker o jammer, sono divenute più severe: finora era unicamente vietata la loro immissione in commercio e la loro utilizzazione. Dato che i disturbatori impediscono ogni tipo di comunicazione tramite telefono cellulare, possono rappresentare un pericolo perché rendono impossibili le chiamate d’emergenza. La pubblicità per questo genere di apparecchi è spesso ingannevole, infatti fa credere che la loro utilizzazione sia legale senza precisare che il fatto di possederli è illegale». Trivilini aggiunge: «Sì, in sostanza sono come armi». L’UFCOM lo ammette: i jammer possono portare a «conseguenze gravi sul fronte della sicurezza».

Ieri, in un suo approfondimento su Repubblica, Antonio Spadaro ha accennato alle nuove tecnologie, partendo proprio dai telefonini spenti dei cardinali. Che cosa ha scritto?

Il teologo e gesuita siciliano ha sottolineato «la sfida che il futuro Papa dovrà affrontare non solo per la Chiesa, ma per l’intera umanità. E che con quei cellulari spenti e sconnessi ha una assonanza più che simbolica: l’intelligenza artificiale». E poi: «Le religioni, con le loro millenarie sapienze, custodiscono ancora oggi la “più preziosa tecnologia sulla terra”: quella del senso, del limite, della relazione. E proprio qui potrebbe risiedere la grande responsabilità del futuro Papa: non solo comprendere l’epoca, ma offrire alla Chiesa - e al mondo - gli strumenti per custodire l’umano nel tempo dell’intelligenza artificiale. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di comprenderla come “intelligenza estesa” di valore spirituale».

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