La guerra in Ucraina

I negoziati di pace a Istanbul partono nella totale incertezza

Il Cremlino invia una delegazione di secondo livello – Zelensky incontra ad Ankara il presidente turco e si dice pronto a partecipare in prima persona alla trattativa, ma Putin non ci sarà – Per gli USA arriverà il segretario di Stato Marco Rubio
Le trattative di pace che dovrebbero iniziare oggi a Istanbul, in Turchia, sono tuttora incerte. La Russia non ha detto chi sarà al tavolo dei colloqui. ©REUTERS/NINA LIASHONOK
Dario Campione
14.05.2025 19:20

(Aggiornato alle 22:45) Vladimir Putin ha deciso di non volare a Istanbul, la città turca dove domani dovrebbero iniziare i colloqui di pace con l’Ucraina. Dopo una giornata trascorsa senza la minima notizia sulla composizione della delegazione russa in Turchia – con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha continuamente ripetuto ai giornalisti presenti a Mosca che avrebbe sciolto le riserve solo «una volta ricevute le relative istruzioni dal presidente» –, l’ufficialità è arrivata solo ieri a tarda sera. Putin, come detto, non arriverà.

Il presidente non compare infatti sulla lista di nomi. A rappresentare Mosca sarà Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e attuale consigliere del presidente. Sarà lui a guidare la delegazione russa ai negoziati diretti con l’Ucraina previsti domani a Istanbul. Fra i nomi, spicca anche l’assenza anche di Serghei Lavrov, ministro degli Esteri. Dopo aver offerto di aprire il tavolo della trattativa, la Russia ha quindi adottato una strategia attendista, mentre sia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sia il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si sono detti pronti a raggiungere Istanbul nel caso in cui Putin avesse deciso di partecipare in prima persona al negoziato. Zelensky ha anche detto che domani sarà in Turchia indipendentemente dalle decisioni di Putin e che incontrerà il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara, pronto a volare a Istanbul in un attimo se il leader russo si presenterà. «Se Putin non arriva è l’ultima conferma che non vuole porre fine alla guerra», ha tuttavia aggiunto. Dal canto suo, Trump ha confermato di avere spedito in Turchia il segretario di Stato, Marco Rubio, e gli inviati speciali Steve Witkoff e Keith Kellogg, i quali parteciperanno ai colloqui venerdì. Parlando ai giornalisti a bordo dell’Air Force One che lo stava portando in Qatar, il tycoon ha ammesso di non conoscere le reali intenzioni di Putin, ma ha ventilato la «possibilità» di andare anch’egli a Istanbul qualora anche il presidente russo fosse stato lì. «Putin vorrebbe che io fossi presente e questa è una possibilità - ha detto Trump -. Non so se lui sarebbe disposto ad andare in Turchia se non ci fossi io. Lo scopriremo».

La spinta dei leader

Altri leader di grandi Paesi hanno spinto ieri per convincere il Cremlino ad aprire il negoziato con Zelensky. In una conferenza stampa a Pechino, il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva ha detto: «Cercherò di parlare con Putin, non mi costa nulla dire: “Ehi, compagno Putin, vai a Istanbul e negozia, dannazione”». A Berlino, invece, il neo-ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha ribadito di «aspettarsi che Vladimir Putin si sieda al tavolo delle trattative e sia pronto a un cessate il fuoco. Chiunque voglia la pace in Europa deve negoziare ora e la palla è nel campo del presidente russo, dopo che l’Ucraina ha dimostrato piena disponibilità ad avviare un cessate il fuoco incondizionato e negoziati di pace».

I punti controversi

Ma quali sono i punti controversi di un possibile accordo tra Russia e Ucraina? Perché la trattativa si annuncia comunque molto complicata (qualcuno dice, addirittura, impossibile)? Esperti e analisti spiegano che, su talune questioni, davvero l’intesa non ha margini: le garanzie di sicurezza, ad esempio; o l’ipotetica adesione di Kiev alla NATO; o, ancora, il controllo del territorio e la restituzione dei capitali russi sequestrati in seguito alle sanzioni economiche, soldi destinati alla ricostruzione e ai risarcimenti dei danni di guerra. Ma andiamo con ordine.

L’Ucraina, invasa da Est nel febbraio 2022, chiede ai Paesi occidentali garanzie per la propria sicurezza futura. Vuole, quindi, qualcosa in più di quanto scritto nel «Memorandum di Budapest» del 1994 (e diventato carta straccia), in base al quale Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna concordarono di rispettare la sovranità del Paese e di astenersi dall’uso della forza contro Kiev. Come ha scritto la Reuters: «Il problema, dicono fonti coinvolte nelle discussioni, è che qualsiasi garanzia di sicurezza che abbia i denti bloccherebbe l’Occidente in una potenziale guerra futura con la Russia, mentre qualsiasi accordo di sicurezza senza denti lascerebbe l’Ucraina esposta» e in balìa di Mosca. Nelle bozze di proposte per un possibile accordo di pace, si parla di una «solida garanzia di sicurezza» che include un accordo simile all’articolo 5 del trattato NATO sulla mutua difesa, sebbene l’Ucraina non sia membro dell’alleanza. Un qualcosa che la Russia non è disposta ad accettare.

Il Cremlino ha infatti ripetutamente affermato che la possibile adesione di Kiev alla NATO è stata una delle cause della guerra. Un’idea inaccettabile. Mosca pretende che l’Ucraina resti neutrale e senza basi straniere. Ma il presidente Volodymyr Zelensky ha più volte risposto che non spetta a Mosca decidere le alleanze degli ex Stati della galassia sovietica. Peraltro, al vertice di Bucarest del 2008, i leader NATO stabilirono che Ucraina e Georgia sarebbero un giorno entrate nell’alleanza. E l’Ucraina, nel 2019, ha modificato la Costituzione proprio per intraprendere la strada della piena adesione sia alla NATO sia all’Unione europea. C’è, in ogni caso, da sottolineare come il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca abbia cambiato, almeno in parte, lo scenario. Per l’attuale amministrazione di Washington l’adesione dell’Ucraina alla NATO è infatti «fuori discussione»; e lo stesso Trump ha accusato il predecessore di essere stato una delle cause della guerra proprio per il sostegno dato all’ipotesi di ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica.