I padroncini tornano a calare, ora occhi puntati sui bilaterali III

Nuovo calo dei padroncini e dei lavoratori distaccati in Ticino. Dopo l’aumento registrato nel 2023, che aveva interrotto un trend pluriennale, il numero delle notifiche da parte di ditte estere in Ticino è tornato a diminuire nel 2024. I dati sono stati illustrati oggi dall’Associazione interprofessionale di controllo (AIC), l’organo paritetico che vigila, nei settori dell’edilizia e dell’artigianato, sul rispetto delle condizioni di lavoro da parte delle imprese straniere con personale distaccato in Ticino.
Rallentamento generale
Nel dettaglio, il numero di ditte notificate è calato di quasi il 13%, passando da 1.791 a 1.574. Anche le persone notificate sono diminuite, scendendo da 4.219 a 3.790 (-10%). Una contrazione che i vertici dell’associazione paritetica accolgono con soddisfazione, pur riconoscendo che riflette un rallentamento economico più ampio, che tocca indirettamente anche il tessuto imprenditoriale locale. La diminuzione più marcata si registra infatti nelle assunzioni d’impiego, ossia tra gli interinali assunti da ditte ticinesi (-17,8%), seguiti dagli indipendenti o «padroncini» (-7,7%) e dai lavoratori distaccati inviati temporaneamente da imprese estere (-5,8%).
Controlli e sanzioni
«Per quanto le notifiche siano calate, occorre tenere alta la guardia», ha commentato il segretario AIC Nicola Bagnovini. «I controlli restano fondamentali per garantire il rispetto delle regole e la parità di trattamento verso le ditte locali». Bagnovini ha anche sottolineato l’importante lavoro svolto sul campo dagli ispettori dell’AIC: «Anche quest’anno hanno controllato quasi il 90% dei casi notificati», un’azione capillare che mira a dissuadere le ditte estere da comportamenti irregolari. A questo proposito, l’ispettore capo Mattia Rizza ha presentato i dati sulle sanzioni emesse nel 2024: complessivamente, le multe ammontano a quasi 450.000 franchi. Le infrazioni alle procedure di notifica sono state 114, in aumento rispetto all’anno precedente.
Le sfide degli Accordi
Guardando in prospettiva, negli ultimi dieci anni, il numero di ditte estere notificate in Ticino è calato in modo progressivo e rilevante, riportando il lavoro distaccato entro una dimensione più controllata e gestibile. Basti pensare che nel 2014 le ditte notificate avevano superato quota 6.000, tanto da spingere l’associazione a ricorrere a una campagna pubblicitaria in TV con lo slogan: «Investire nel giardino del vicino può essere pericoloso».
Eppure, le sfide per il comparto dell’edilizia e dell’artigianato non mancano anche oggi, soprattutto in vista dei nuovi accordi bilaterali con l’Unione Europea. A parlarne è stato il presidente dell’AIC, Renzo Ambrosetti, che ha illustrato alcune novità legate alle misure di accompagnamento: «Alcune sono positive, altre meno», ha detto.
Tra gli aspetti critici figura la modifica sull’obbligo di cauzione, che verrà mantenuto solo per chi è già incorso in sanzioni: «La cauzione potrà essere richiesta solo in caso di recidiva», ha spiegato Ambrosetti, sottolineando come tale obbligo avesse finora avuto un effetto dissuasivo. In compenso, sono previste contromisure: in caso di mancato deposito della cauzione o di violazioni gravi (come in materia salariale o di mancato pagamento delle multe), potrà essere imposto un divieto di operare in Svizzera.
La persona di riferimento
Tra le novità considerate positive, Ambrosetti ha menzionato l’obbligo per le aziende estere di designare una persona di riferimento in Svizzera, con cui gli organi di controllo possano dialogare direttamente. Inoltre, la ditta principale sarà ritenuta responsabile anche per i subappaltatori, ad esempio in caso di mancato pagamento dei salari o delle sanzioni: un principio di responsabilità solidale che rappresenta, secondo l’AIC, un passo avanti importante.
Banca dati
Un’altra innovazione riguarda l’accesso della Svizzera a un sistema informativo europeo, che permetterà di verificare che eventuali differenze salariali siano effettivamente corrisposte e non compensate una volta che i lavoratori rientrano nel loro Paese d’origine. In conclusione, i vertici dell’AIC hanno ribadito il loro sostegno all’apertura del mercato, purché avvenga nel rispetto delle regole della concorrenza. «La libera circolazione è indispensabile. Già oggi constatiamo una carenza di manodopera in diversi settori, una situazione destinata a peggiorare con l’invecchiamento della popolazione. La vera spada di Damocle, pertanto, è l’iniziativa dell’UDC sui 10 milioni», ha concluso Ambrosetti.