"I preti potrebbero andare a lavorare"

Don Sandro Vitalini commenta la condanna di papa Francesco contro chi fa pagare le messe
Red. Online
09.12.2014 05:39

«Ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente". Lo scorso 21 novembre Papa Francesco non le ha mandate a dire a quei membri del clero cattolico che monetizzano il loro ministero. Tanto per cambiare. E senza bisogno di scrivere encicliche o emanare nuovi dogmi ha inviato un messaggio urbi et orbi dalla chiesetta di Santa Marta che appare una vera e propria rivoluzione pratica: ha stigmatizzato le liste di prezzi per celebrare le messe e gli altri sacramenti. Un'usanza che affonda le radici nei secoli e che in molti Paesi del mondo, in parte anche da noi, continua imperterrita. Per numerosi sacerdoti, c'è da scommetterlo, non sarà una buona notizia. Per altri, invece, è una vera benedizione. Come per esempio per il teologo ticinese don Sandro Vitalini, pro vicario episcopale della Diocesi di Lugano. Che non si ferma al divieto di far soldi sui sacramenti: non vedo niente che impedisca ai preti di lavorare, ci ha detto.

Don Sandro Vitalini, pagare per i sacramenti è una pratica molto antica?

"La tradizione di offerte date in occasione della celebrazione della messa risale addirittura ai tempi apostolici. Infatti era tradizione, non solo presso gli ebrei, ma presso tutti i popoli, di donare al celebrante qualcosa in natura che esprimesse la compartecipazione dei fedeli al gesto che egli compiva. I cristiani si uniformarono a questa prassi. Purtroppo però la pratica si è poi prestata ad eccessi. Nel Medioevo non mancarono preti che ogni giorno celebravano anche una decina di messe per procacciarsi più entrate possibile. Quasi ovunque si instaurò poi l'idea che invece delle offerte in  natura si dovesse dare qualcosa in denaro, la cosiddetta 'congrua substentatio'. E ancora oggi in diverse parti del mondo i preti vivono di questa elemosina della messa e di quanto possono ricevere per la celebrazione di altri sacramenti. Là dove la chiesa è un po' più indipendente e può assicurare altrimenti, attraverso i contributo della gente, il sostentamento dei presbiteri, ecco che non si ha più questo bisogno impellente di raccogliere soldi per la celebrazione dei sacramenti".

Che cosa pensa dell'intervento di Papa Francesco

"Il Papa ha colpito degli eccessi che si verificano qua e là ma che non dovrebbero esserci perché le Diocesi assicurano un congruo sostentamento, anche se in genere molto modesto. Devo però ricordare che in quei Paesi che un tempo erano al di là della cortina di ferro ancora oggi il sostentamento del presbiterio non è assicurato se non dalla offerta della messa".

D'accordo. Ma è anche vero che anche in Occidente è un momento economicamente difficile. Sarebbe uno scandalo riconsiderare l'idea di far lavorare i preti perché possano poi sostentarsi senza ricorrere a "tasse" sui sacramenti?

"In passato la Chiesa si è mostrata piuttosto contraria al lavoro manuale dei preti. Ma forse sarebbe più congruo, nella linea di quanto ci presenta anche l'apostolo Paolo, che i preti lavorassero, realizzassero un lavoro di tipo materiale per potere da una parte assicurare il loro sostentamento, e dall'altra permettere che i fedeli accedano ai sacramenti senza versare nulla. Sarebbe bene che la celebrazione resti nettamente distinta da qualsiasi offerta in denaro".

Leggi l'intera intervista a don Sandro Vitalini nel Primo Piano del 9 dicembre. Scoprirai anche a quanto ammonta lo stipendio minimo di un prete nella Diocesi di Lugano.