Tendenze

I tanti lati oscuri del turismo di massa

Città invase, problemi ambientali, malcostume: il futuro del settore rischia di essere insostenibile per molti Paesi - La Svizzera per ora regge
Venezia scoppia. (Foto Shutterstock)

Nel 2018 gli arrivi di turisti internazionali nel mondo sono stati 1,4 miliardi. Una cifra enorme: è come se l’intera popolazione della Cina lasciasse il Paese e andasse a visitare le varie località turistiche sparse per il globo. Una situazione – come sottolinea il rapporto biennale del settore pubblicato dal World Economic Forum (WEF) – che rischia di diventare insostenibile. Ma il futuro, se vogliamo, è già qui: Venezia, Barcellona o Parigi sono solo alcune delle città che vivono quotidianamente la preoccupante realtà del turismo di massa. E la Svizzera? Come si pone in questo contesto difficile e all’apparenza ingestibile?

Abbiamo voluto approfondire queste tematiche con Igor Sarman, collaboratore dell’Osservatorio del turismo (O-Tur). «Il turismo a livello mondiale non conosce crisi» spiega il ricercatore. «Ed è una tendenza che proseguirà anche nei prossimi anni se non si interverrà in maniera decisa. Gli strumenti per arginare il fenomeno sono sostanzialmente due: mettere delle barriere, delle limitazioni, ai viaggiatori, oppure ipotizzare una crisi economica profonda dei Paesi emergenti. Una possibilità, questa, impossibile da prevedere». Il turismo di massa è una realtà conosciuta da molte località, in particolare europee. «Questo controverso e delicato aspetto del mercato dei viaggi nasce a causa della ricchezza» dice il nostro interlocutore. «Oggi, gli ostacoli economici sono sostanzialmente nulli. La gente, mediamente, diventa sempre un po’ più ricca. Spostarsi, poi, costa meno. Pensiamo alle compagnie low-cost. Di conseguenza viaggiare – anche più volte nell’arco di un anno – è molto più facile rispetto a un tempo». Un dato fa riflettere e inquadra perfettamente il fenomeno: negli anni Cinquanta, con i primi voli intercontinentali su larga scala, i turisti internazionali erano circa 25 milioni. Nel 2018 hanno toccato la cifra record di 1,4 miliardi. Un’esplosione incredibile. «L’epoca in cui viviamo è contraddistinta dalla fortissima crescita demografica ed economica di Paesi enormi, come l’India o la Cina» spiega Sarman. «E attenzione: la popolazione delle nazioni appena citate sognava, un giorno, di visitare l’Occidente. C’era e c’è ancora il mito del Cervino, ad esempio. Ma ora queste persone possono viaggiare, possono prendere degli aerei. Ecco che allora i numeri, in tante città del Vecchio continente, stanno cominciando a diventare ingestibili e preoccupanti». L’esempio più immediato e facilmente riconoscibile è Venezia: ponti sovraffollati, vie stracolme, alberghi traboccanti. In ogni periodo dell’anno. Un bene per l’economia del posto, sì, ma a quale prezzo? «Vi do il mio punto di vista personale» commenta l’esperto. «Il troppo stroppia. A un certo punto ci si renderà conto che il fenomeno del turismo di massa è insostenibile. E prima che diventi del tutto ingestibile, servono degli interventi da parte degli Stati o delle città coinvolte. Bisogna mettere un freno. Qualcosa si sta muovendo: a Venezia, ad esempio, si discute sull’introduzione di quote giornaliere massime di visitatori. Ecco: servono politiche atte a calmierare questa tendenza».

Torniamo al rapporto del WEF, soffermandoci su una frase inquietante: «La pressione dei vacanzieri rischia di essere particolarmente forte nelle dieci economie più competitive del settore, che da sole rappresentano più di un terzo degli arrivi internazionali». Bene. Anzi male, perché la Svizzera fa parte di queste «regine» piazzandosi al decimo posto. «Non possiamo certo definirci al riparo dalle previsioni future» chiarisce Sarman. «Eppure la Svizzera ha un vantaggio notevole: i prezzi e il costo elevato della vita. Questi aspetti costituiscono un freno per così dire naturale all’arrivo di un certo tipo di turismo. Tuttavia non si può abbassare la guardia. Soprattutto perché, come detto in precedenza, il nostro Paese è molto amato a livello internazionale. È una destinazione ricercata, ambita. Di conseguenza, in prospettiva esiste il rischio di un sovraffollamento turistico anche dalle nostre parti che potrebbe pesare in maniera negativa sulle nostre città e sulle nostre montagne. In alcune località il processo è già in atto, come a Lucerna. Vanno pensate delle contromisure in anticipo. Prelevare una tassa? Può funzionare, però bisogna tarare bene costi e benefici dell’operazione. Bisogna rendersi conto che un’attrazione è paragonabile a un bene scarso, se molto affollata. E quindi deve diventare un costo per chi vuole visitarla». Infine, il capitolo legato ad Airbnb, un portale che mette a disposizione alloggi privati ai turisti. «In Svizzera è già in atto una discussione politica sulla possibilità di tassare i proprietari» spiega Sarman. «Una direzione corretta, anche per evitare la concorrenza sleale che può venirsi a creare nei confronti degli alberghi tradizionali. È tutta una questione di equilibrio: alla sua nascita, Airbnb era legato al lato romantico del viaggiare, l’idea era quella di mettere a disposizione spazi inutilizzati a poco prezzo. Ma in seguito la piattaforma è esplosa, oggi in molte località non è più una risorsa bensì un problema. Per le aree discoste può essere un aiuto, per altre zone più popolose può rivelarsi un’arma a doppio taglio».