Il dato

I ticinesi come Henry Kissinger

I cento anni dell'ex segretario di Stato statunitense rilanciano diverse questioni – Quanti sono davvero i centenari nel mondo? E quanti hanno una vita non si dice come Kissinger ma degna di essere vissuta?
Kissinger nel 1983. © Shutterstock
Stefano Olivari
27.05.2023 09:30

I 100 anni di Henry Kissinger colpiscono meno della lucidità con cui l’ex segretario di Stato statunitense è arrivato a questa età clamorosa. Clamorosa almeno per i parametri culturali con cui siamo cresciuti. Perché quello anagrafico è un traguardo sempre più facile da raggiungere nel mondo benestante ed anche altrove, promettendo di diventare un fenomeno di massa, con effetti devastanti sul sistema pensionistico e su quello sanitario. Ma quanti sono davvero i centenari nel mondo? E quanti hanno una vita non si dice come Kissinger ma degna di essere vissuta?

Kissinger

A leggere i libri di Kissinger pare chiaro che il segreto per diventare centenari non sia l’assenza di stress e di impegni. Nel suo Leadership – Sei lezioni di strategia globale, uscito l’anno scorso, le storie sui grandi personaggi storici analizzati, da Adenauer a De Gaulle, sono sempre filtrate dall’esperienza personale di Henry, nato Heinz nella Baviera del 1923 da una famiglia ebrea che 15 anni dopo riuscì a lasciare la Germania poco prima che fosse tardi. Poi un susseguirsi di viaggi, incontri conferenze, summit, lezioni, fin quasi ai giorni nostri dove comunque l’ex collaboratore di Nixon continua a fare consulenze e scrivere libri. Certo usare il cervello aiuta a mantenerlo vivo, ma c’è anche il resto del corpo. Kissinger non è l’unico politico di primo piano ad arrivare in zona 100: l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ha quasi 99 anni, così come l’ex primo ministro giapponese Murayama, mentre l’ex presidente della Repubblica italiano Giorgio Napolitano ne ha 98, l’ex primo ministro francese Balladur 94, eccetera. Mentre fra chi è in carica attualmente il record è del presidente del Camerun Paul Biya, che ha da poco compiuto 90 anni. Ovviamente innumerevoli gli esempi di longevità se si prendono in considerazione i defunti, dalla regina Elisabetta in giù: da quando i leader delle nazioni non muoiono più in battaglia le statistiche sono un po’ cambiate. Tutto bello, ma la gente comune?

Vecchia Malesia

Una statistica mondiale precisa è impossibile, visto che in gran parte del pianeta l’anagrafe rimane un’opinione, ma la tendenza è chiarissima. La Population Division dell’ONU, di cui il mese scorso si è parlato anche per il sorpasso demografico dell’India sulla Cina, stima in circa 600.000 le persone con 100 o più anni di età nel mondo: dopo la Seconda Guerra Mondiale erano poco più di 20.000, nel 2000 erano già 210.000 e nel 2010 sono diventate 450.000. La tendenza è evidente, l’aumento è in proporzione molto maggiore di quello della popolazione, ma le storie dei singoli paesi sono diverse. La Malesia ha addirittura 134 ultracentenari ogni 100.000 abitanti, record davanti ai 72 del Giappone e ai 52 della Romania: ecco, trovare tre paesi più diversi fra di loro è impossibile, è evidente che i progressi condivisi nella medicina superino qualsiasi considerazione socioeconomica locale. 41 ultracentenari ogni 100.000 abitanti per la Francia, 38 per la Francia, 29 per l’Italia, 28 per la Germania e Stati Uniti, 23 per il Regno Unito, 19,9 (dato del 2021) per la Svizzera, 15,5 per la Russia, 12 per il Brasile, 4 per la Cina.

Il caso Svizzera

Sono numeri da asteriscare, che poco dicono sulla qualità della vita degli anziani, a meno di non pensare che il sistema sanitario della Malesia sia 7 volte più efficiente di quello svizzero. Certo è che la popolazione sta invecchiando in tutto il mondo e in Europa più che altrove. In Svizzera alla fine del 2021 circa 1,7 milioni di persone (su 8.738.000 residenti, quindi il 19,4%) avevano più di 65 anni, con il Ticino che detiene il record in questa fascia (23,4%) ed anche in quella degli Over 80, con il 7,5%. Di più: il Ticino è il cantone svizzero con la più alta quantità di centenari ogni 100.000 abitanti: 40,6, ai primissimi posti nel mondo se fosse uno stato indipendente. Tornando ai centenari, l’intera Svizzera nel 1950 ne contava 12 (!) in totale, diventati 23 nel 1960, 61 nel 1970, 179 nel 1980, 377 nel 1990, 787 nel 2000, 1.332 nel 2010 per arrivare ai 1.888 di adesso. Nel tempo non è invece cambiata di molto la proporzione, 80 a 20, fra donne e uomini. Interessante il confronto con l’Italia, anche in questo caso con il 2021 come anno più recente con dati rielaborati, paese con 17.177 centenari, l’83% donne, quando nel 2010 erano circa 10.000.

I consumi

La tendenza è chiara, ma nessuno sa come invecchieranno generazioni cresciute nel benessere, o comunque con alimentazione e cure mediche di qualità: intuitivamente dovrebbero invecchiare di più e meglio, ma è proprio il caso di dire che lo scopriremo solo vivendo. Al di là delle curiosità sui vari Rupert Murdoch e Bernie Ecclestone, due che a quota 100 potrebbero arrivarci, l’invecchiamento e adesso anche l’ultrainvecchiamento della popolazione può portare a conseguenze drammatiche per l’economia e quindi la stessa vita di giovani e anziani. L’ONU ha stimato che nel 2030, ormai dietro l’angolo, in Europa, ci saranno 4 over 65 ogni 10 persone in età lavorativa (per convenzione dai 15 ai 64 anni). Un rapporto che negli anni Ottanta dello scorso secolo, non del Medio Evo, era di 2 a 10. E che spiega come mai i tassi di interesse reali, cioè quelli nominali al netto dell’inflazione, siano ai livelli più bassi da 150 anni a questa parte: da una parte l’allungamento della vita, almeno come aspettativa, induce le famiglie a risparmiare di più per sostenere i consumi, da un’altra la riduzione dei lavoratori induce le imprese a chiedere meno prestiti. In parole povere stiamo andando verso un mondo con un tenore di vita ridimensionato, per far tornare i conti. I centenari di adesso sono culturalmente preparati ad affrontarlo, quelli di domani chissà.