Il 2016 l'anno più caldo della storia

NEW YORK - L'agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, la WMO, ha reso noto stamani che il 2016 è sulla strada per diventare l'anno più caldo della storia del pianeta. Già il 2015 era stato l'anno piu' caldo di sempre. Secondo la WMO, la temperatura globale nel 2016 è di 1,2 gradi superiore ai livelli pre-industriali. Il fenomeno del Nino ha contribuito a questo risultato, ma la causa principale secondo l'agenzia rimangono i gas serra prodotti dall'attività umana.
La previsione per il 2016 è contenuta in un rapporto preliminare che la WMO ha diffuso oggi per la Conferenza Onu sul clima di Marrakech (Cop22). Il rapporto definitivo sarà pubblicato all'inizio del 2017. "Un altro anno. Un altro record - ha commentato il segretario generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale, Petteri Taalas -. Le alte temperature che abbiamo visto nel 2015 si avviano ad essere superate nel 2016. Il calore supplementare del potente Nino è sparito. Il caldo dal riscaldamento globale continuerà".
"In parti della Russia Artica, le temperature sono dai 6 ai 7 gradi sopra la media di lungo periodo - ha aggiunto Talaas -. Molte altre regioni artiche e sub-artiche in Russia, Alaska e nel nordovest del Candada erano almeno 3 gradi sopra la media. Eravamo abituati a misurare le temperature da record in frazioni di gradi, ma questa è un'altra cosa". Per Talaas "a causa del cambiamento climatico, la frequenza e l'impatto degli eventi estremi sono aumentati. Le ondate di calore e le inondazioni che una volta avvenivano una volta a generazione, stanno diventando più regolari. L'aumento del livello dei mari ha aumentato l'esposizione alle tempeste associate ai cicloni tropicali".
Banca mondiale, per il clima 26 milioni di nuovi poveri
Ventisei milioni di nuovi poveri ogni anno, con un costo di 520 miliardi di dollari. Sono le conseguenze dei disastri ambientali secondo uno studio della Banca mondiale, presentato a Marrakech, nel corso della COP22.
"I gravi eventi climatici ci fanno arretrare di decenni nei progressi sulla povertà - ha detto Jim Yong Kim, presidente della Banca mondiale -. Tempeste, inondazioni e siccità severe si ripercuotono sull'umanità e sull'economia generale, ma sicuramente il prezzo più alto lo pagano i più poveri".
Lo studio, realizzato tenendo sotto controllo 117 Paesi, dimostra che l'impatto è molto più grave di quanto stimato in precedenza. Le ricadute sull'infanzia sono dirette: "quando le popolazioni sono già al limite della sopravvivenza, e vengono ulteriormente colpite da una catastrofe naturale, è chiaro che sono costrette a misure estreme, come togliere i bambini da scuola e mandarli a lavorare", ha aggiunto Stephane Hallegatte, economista, tra gli autori della ricerca.
Alla Conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) sul clima lo studio ha destato scalpore, spingendo ulteriormente l'urgenza di agire e subito, secondo l'agenda di Marrakech. L'obiettivo è quello di ottenere 100 miliardi di dollari di fondi annui per finanziare la lotta contro i cambiamenti climatici, in particolare predisponendo un sistema di allerta, migliorando l'accesso al credito e alle assicurazioni. Tutte iniziative che assicurano gli studiosi della Banca mondiale possono ridurre del 20% l'impatto globale delle catastrofi.
Le popolazioni povere sono più esposte ai cambiamenti climatici anche dal punto di vista sanitario. Il ciclone Nargis che nel 2007 si è abbattuto in Myanmar ha costretto metà della popolazione contadina ad abbandonare il Paese, lasciando tutto, esponendo anche le generazioni future ai debiti.
Tentativi di costruire una resistenza che faccia barriera per le popolazioni maggiormente esposte sono in atto, ma sono ancora troppi pochi. lo studio censisce per esempio lo sforzo fatto in Kenya prima del 2015 per prevenire la siccità e mitigarne l'impatto o quello fatto in Pakistan, dopo l'alluvione record del 2010, che ha sconvolto la vita di quasi 8 milioni di persone.