Economia

Il bitcoin è finito?

Le criptovalute e gli NFT fin dalla loro nascita giocano due campionati: quello degli antisistema, con qualche richiamo alla filosofia hacker, ma anche quello degli integrati nel sistema
Stefano Olivari
21.06.2022 20:01

Il mondo del Bitcoin, delle criptovalute e degli NFT è finito? Una domanda che avvelena le giornate di grandi e piccoli investitori, dopo i recenti crolli nelle quotazioni, che hanno portato il Bitcoin a valere anche meno di 20.000 dollari, per poi risalire un po’, e dopo gli attacchi di santoni tech come Bill Gates.

L'arena di Lebron James

La criptomoneta creata dal misterioso Satoshi Nakamoto ha toccato i suoi massimi storici a novembre, quando tutti i Bitcoin messi insieme hanno come valore di mercato superato i 2.000 miliardi di dollari, cioè più di due terzi di tutte le criptovalute esistenti. Dai 67.802 dollari di novembre ai 20.367 di poco fa il crollo è stato di quasi il 70%. E per i concorrenti, dall’Ethereum in giù, l’andamento è stato simile, con ricadute nell’economia reale visto che per la prima volta questo tipo di aziende ha cominciato a licenziare. Non in misura direttamente proporzionale all’andamento della moneta virtuale, ma in maniera comunque significativa. Crypto.com, piattaforma per lo scambio delle criptovalute, ha nei giorni scorsi cacciato il 5% dei suoi dipendenti. E non si tratta di una startup ancora allo stadio della cameretta o del garage, ma di un’azienda che ha speso 700 milioni di dollari per dare il proprio nome fino al 2041 all’impianto dove giocano i Los Angeles Lakers e i Los Angeles Clippers, che adesso appunto si chiama Crypto.com Arena. E proprio la stella dei Lakers, LeBron James, aveva fatto da testimonial per Crypto.com durante il Super Bowl, con una frase memorabile: «Se vuoi fare la storia, devi decidere da solo». In altre parole, James ha incassato dollari reali per promuovere una moneta virtuale.

Il mercato dei Non Fungible Token è basato sulla teoria della persona più stupida
Bill Gates

Soldi facili

Le criptovalute e gli NFT fin dalla loro nascita giocano due campionati: quello degli antisistema, con qualche richiamo alla filosofia hacker, perché senza dubbio danno fastidio al sistema finanziario tradizionale, ma anche quello degli integrati nel sistema, perché in qualche punto delle transazioni c’è sempre qualcuno che tira fuori dollari veri e che sogna un domani di guadagnare dollari veri. Si può quindi dire che il boom di questo mondo sia legato alla finanza tradizionale, che negli anni scorsi ha inondato il mercato di soldi facili (paradossalmente proprio in seguito al crack del 2007-2008), che hanno trasformato molti investitori dilettanti in trader semiprofessionisti attraverso strumenti come Robinhood e simili. Sono le distorsioni generate da un mercato rialzista, dove anche i più stupidi riescono a guadagnare fino a quando il rialzo dura. Detto questo, il crollo del Bitcoin dipende da quale periodo si prende in considerazione: chi li ha comprati a novembre si è rovinato, se li ha venduti in perdita, ma chi li ha acquistati nel 2020 a 9.000 dollari adesso li ha in portafoglio ad un prezzo più che doppio.

Bill Gates

Quasi nessuno, a parte le banche centrali, si è mai schierato contro criptovalute ed NFT, per paura di sembrare vecchio e superato. Per questo qualche giorno fa Bill Gates ha fatto scalpore quando intervenendo ad un evento di Techcrunch si è scatenato contro gli NFT: «Il mercato dei Non Fungible Token è basato sulla teoria della persona più stupida». Il fondatore di Microsoft nella sostanza afferma che chi acquista un NFT, più o meno artistico, può guadagnare soltanto se esiste una persona più stupida di lui, disposta ad acquistare questo certificato di unicità digitale ad un prezzo superiore. Gates si è guadagnato qualche facile applauso, ma non si è accorto di criticare il mitico mercato, che tanta fortuna ha portato anche alle sue aziende. Perché il potenziale guadagno deriva sempre da qualcuno disposto a pagare di più un bene, materiale o immateriale (come gli NFT) che sia. Quale è il prezzo giusto di un quadro o di una moneta? E di un sistema operativo? Di certo Gates ha dato voce ad un sentimento diffuso da parte di chi è «fuori», un sentimento di antipatia per ciò che viene ritenuto una bolla. Anche se le grandi sciagure finanziarie degli Stati Uniti sono quasi sempre nate dal settore immobiliare, cioè la cosa in teoria più concreta che esista.

Se possedeste tutti i bitcoin in circolazione nel mondo e me li offriste a 25 dollari, non li comprerei, perché non saprei cosa farmene
Warren Buffett

Gates non investe in criptovalute, così come l’amico e consigliere Warren Buffett. Che nella recente lettera agli azionisti della sua Berkshire Hathaway è stato ancora più chiaro di Gates: «Se le persone in questa stanza possedessero tutti i terreni agricoli negli Stati Uniti e mi offriste una quota dell’1% per 25 miliardi di dollari vi firmerei un assegno subito. Se possedeste l’1% degli appartamenti negli Stati Uniti e me li offriste per altri 25 miliardi di dollari, vi staccherei un assegno anche per quello. Se possedeste tutti i bitcoin in circolazione nel mondo e me li offriste a 25 dollari, non li comprerei. Perché non saprei cosa farmene. Il prezzo del bitcoin dipende dal fatto che il prossimo paghi più del precedente«.

Dogecoin

La sopravvivenza delle criptovalute, come anche Gates e Buffett suggeriscono, è legata al loro aggancio all’economia reale, almeno come strumento di pagamento. E tante città, nonostante tutto, sembrano intenzionate a seguire l’esempio di Miami, che ha lanciato il suo MiamiCoin, con tanto di presentazione trash ed un toro che voleva ricordare quello di Wall Street. Città ma anche aziende: Elon Musk è stato denunciato per avere promosso l’uso del Dogecoin come mezzo di pagamento per le sue Tesla, suggerendo così che questa criptovaluta sia equiparabile al dollaro. Una questione più ideologica che finanziaria, comunque la si veda. Certo è che il Dogecoin era nato per scherzo e che è esploso fondamentalmente per merito dell’uomo più ricco del mondo, che sul Dogecoin ha poi anche fatto trading. 

Futuro

Al di là delle critiche e delle esaltazioni, a volte non del tutto disinteressate, Bitcoin, criptovalute ed NFT hanno un futuro? Il fatto che ad andare male siano le piattaforme di trading, come la citata Crypto.com ma anche Coinbase, indicherebbe un futuro nero, ma non si può generalizzare. Chi ha comprato per 200.000 dollari l’NFT di una figurina magari perderà tutti i suoi soldi, ma il Bitcoin in sé stesso è ormai stato sdoganato dai grandi investitori e ci sono in circolazione analisti che lo vedono in prospettiva anche ad un milione di dollari. Fra i super-ottimisti Peter Thiel, confondatore di PayPal, e ovviamente Musk. Siamo in un momento storico simile a quello di inizio millennio, con la bolla di internet e tutto il resto, che ha lasciato sul mercato soltanto i più forti, poi diventati fortissimi. Il Bitcoin è insomma una scommessa, ma non più della maggior parte delle azioni ad alta volatilità sul mercato.