Ambiente

Il buco dell’ozono è ai minimi storici

Le sue dimensioni si sono ridotte a 10 milioni di chilometri quadrati in Antartide - È l’estensione più piccola mai registrata dalla sua scoperta nel 1982
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Ats
22.10.2019 18:26

Sull’Antartide si è ristretto il buco dell’ozono: ha raggiunto l’estensione minima registrata dall’anno della sua scoperta, nel 1982. Adesso si estende per 10 milioni di chilometri quadrati, rispetto ai 16 milioni di chilometri quadrati misurati l’8 settembre scorso.

A indicare il record sono i dati dei satelliti della Nasa e dell’Ente americano per le ricerche su atmosfera e oceani (Noaa). A causare il restringimento è stato il riscaldamento record avvenuto nella stratosfera, la fascia dell’atmosfera in cui si trova l’ozono, alla quota di a circa 20 chilometri: le temperature più alte riducono infatti la formazione delle nuvole nelle quali si concentrano i composti che lo distruggono, ossia cloro e bromo.

L’ozono è un gas formato da tre atomi di ossigeno che, alla quota compresa tra 11 e 40 chilometri, scherma il pianeta dai pericolosi raggi ultravioletti del Sole, che possono causare tumori della pelle, problemi alla cataratta e danni alle piante. Per questo la notizia della riduzione del buco dell’ozono sull’Antartide «è ottima» rileva Paul Newman, del Goddard Space Flight Center della Nasa. «Ma bisogna riconoscere - aggiunge - che ciò è anche dovuto alle temperature di quest’anno nella stratosfera. Non è un segno che il buco dell’ozono è improvvisamente sulla buona strada per il recupero».

Nella stratosfera, infatti, la Nasa ha rilevato che le temperature a settembre sono state più alte della media, impennandosi nei cosiddetti «sudden stratospheric warming». Questi ultimi «sono eventi rari, collegati ai cambiamenti della circolazione delle correnti d’aria, ma non sembrano collegati ai cambiamenti climatici», ha detto all’ANSA il fisico esperto di clima, Roberto Buizza, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Tuttavia recenti ricerche hanno avanzato l’ipotesi che il riscaldamento climatico possa aumentarne la frequenza. Non è la prima volta, negli ultimi 30 anni, che questi eventi si verificano. Sono avvenuti, per esempio, nel 1988 e nel 2002, provocando anche allora la riduzione del buco dell’ozono sull’Antartide, ha rilevato Susan Strahan, fisico dell’atmosfera della University Space Space Association e del centro Goddard. Il buco nello strato di ozono, ha spiegato Buizza, «si verifica proprio sull’Antartide perché a causa della configurazione della circolazione atmosferica sul polo Sud, le correnti a getto isolano, facilitando la formazione delle nubi in cui si concentrano i composti dannosi che riduco la concentrazione dell’ozono». Sul finire dell’inverno australe, ha proseguito l’esperta, i raggi solari favoriscono le reazioni che coinvolgono cloro e bromo e che distruggono l’ozono.

L’aumento delle temperature nella stratosfera, detto ancora, «evita invece la formazione di queste nubi e di conseguenza non si verificano le reazioni». Dal 1988 in poi, grazie al protocollo di Montreal, vi è stata una riduzione sia del consumo sia della produzione di questi composti, ma secondo gli esperti c’è ancora molto da fare: forse solo nel 2070 l’ozono sull’Antartide potrebbe ritornare al livello del 1980.