Il capodanno dei cinesi d'Australia

Si integrano abbastanza facilmente "Down Under"
Red. Online
27.02.2010 07:00

A giudicare dai festeggiamenti dei giorni scorsi, il Capodanno Cinese, o Lunar New Year, è molto di più che un?occasione commerciale. L?importanza che oggi viene attribuita alla festività più simbolica della tradizione cinese, l?inizio del nuovo anno secondo il calendario lunare, è un chiaro segnale della sempre maggiore influenza che la comunità orientale esercita su quella australiana.Dall?umile mercatino che prendeva forma una decina di anni fa nelle Chinatowns di Sydney e Melbourne, il Lunar New Year è cresciuto con le comunità che le ospitano fino a diventare uno degli eventi maggiori dell?agenda australiana. Per quindici giorni le maggiori città si uniscono ai festeggiamenti di una civiltà così diversa dalla loro, abbracciando la fortuna del nuovo anno attraverso addobbi di nastri e ninnoli rigorosamente di colore rosso, e avvalendosi dell?opportunità di ospitare nuovamente, dopo quelli dell?Australia Day, grandiosi spettacoli pirotecnici. La vicinanza e la stabilità attuale dei rapporti coi paesi del Sud-Est asiatico, hanno influito allo stesso modo sulle abitudini quotidiane degli australiani. In particolar modo in cucina dove i tipici ingredienti cantonesi non mancano mai e in pochi rinunciano a frequentare i ?take away? presenti in ogni angolo delle città. Tra i negozi poi, le insegne in caratteri cinesi dominano il mercato del basso prezzo. Il marchio ?made in China? signoreggia paradossalmente anche nel settore turistico, nascondendosi tra i souvenirs degli Australian Shop e sfuggendo agli occhi del viaggiatore più attento.Del resto quella della cultura cinese è una contaminazione inevitabile in un paese che, fondato sul multiculturalismo, deve il suo sviluppo all?immigrazione dei secoli scorsi. E dei mille volti dell?Australia, quello della Cina è senz?altro predominante.Immigrata già 150 anni fa, durante il periodo della ?corsa all?oro?, l?etnia cinese non solo è fra le prime arrivate, ma oggi è anche la più grande comunità straniera presente Down Under. Dopo un periodo iniziale non troppo idilliaco segnato dalla politica della White Australia - l?allora colonia britannica, la quale limitava fortemente gli arrivi dai paesi non europei -, dagli anni ?70 l?immigrazione dai paesi del sud-est asiatico è continuata a crescere fino a prendere recentemente il posto dei tradizionali paesi d?origine, Gran Bretagna e Nuova Zelanda. Se poi si guarda alla popolazione studentesca, ci si rende facilmente conto che la comunità cinese in terra d?Australia è destinata ad assumere proporzioni anche maggiori. Con oltre 130?000 studenti, oggi la comunità cinese è infatti la più rappresentata anche nel sistema educativo internazionale. Se molti di loro terminati gli studi torneranno a casa, molti altri resteranno sfruttando le facilitazioni, in materia di immigrazione permanente, legate al conseguimento di una laurea in un ateneo australiano. Nell?Australia vedono una nazione particolarmente facile da vivere per il multiculturalismo vigente, il clima mite e lo stile di vita rilassato. La terra dei canguri è inoltre per loro un buon compromesso agli Stati Uniti il cui costo dell?istruzione è più alto e le probabilità di ottenere un visto risultano minori a causa delle restrizioni introdotte dopo l?11 settembre. Negli ultimi anni sono inoltre sempre più frequenti i casi di adolescenti che, già in età di liceo, vengono mandati dai genitori a studiare e a vivere per conto proprio in una nazione dalla lingua e cultura completamente diverse dalla loro. Appartenenti al ceto medio-alto, spendono fior di quattrini per assicurare una migliore formazione ai propri figli.  Dietro l?immagine del Capodanno cinese e di scuole sempre più aperte al sud-est asiatico, l?incontro tra i due paesi non sembra però essere sinonimo di una vera e propria convivenza. Nonostante siano attratti dallo stile di vita australiano, gli abitanti di origine cinese restano spesso e volentieri tra di loro, scappano dal sole e difficilmente rinunciano alla loro cucina. Prova ne è che in qualsiasi mezzo di trasporto pubblico è difficile non assistere ad una conversazione tenuta in cinese, peraltro la seconda lingua più parlata in Australia. Dal canto gli australiani se ne stanno nel loro brodo, godendo dei benefici, soprattutto culturali ed economici, del tanto proclamato multiculturalismo.