Il Centro torna alla carica sull’imposta di circolazione

Sembrava quasi destinata a rimanere sepolta nei cassetti di Palazzo delle Orsoline, invece, l’iniziativa «Gli automobilisti non sono un bancomat» potrebbe presto diventare il nuovo tormentone della politica cantonale. Già, perché, un po’ a sorpresa, il Centro negli scorsi giorni ha rimesso il tema sul tavolo della Commissione gestione e finanze. E lo ha fatto con una proposta precisa, come ci ha riferito il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. «L’iniziativa - dice - è pendente da ben otto anni. Le possibilità, quindi, sono due. O la portiamo dinanzi al popolo in votazione, in modo che siano direttamente i cittadini a esprimersi. Oppure, c’è la possibilità che noi ritiriamo l’iniziativa. A patto, però, che la Commissione della Gestione sia disposta a fare un controprogetto che permetta una diminuzione dell’imposta di circolazione di 3 milioni all’anno». La mossa del Centro, tiene a sottolineare Dadò, «non è affatto un’operazione di marketing elettorale, come qualcuno potrebbe obiettare». Anzi, «si tratta di tenere fede alle promesse fatte a suo tempo alla popolazione, già tartassata da radar, multe, casse malati in aumento e balzelli che spuntano da ogni parte. È, insomma, un gesto di coerenza nei confronti di quanti hanno firmato otto anni fa l’iniziativa». Anche perché, prosegue il presidente, anche l’altra iniziativa - votata dal popolo nel 2022 - non ha sortito gli effetti sperati: «Anche dopo il largo sì ottenuto in votazione popolare, il Consiglio di Stato ha presentato un nuovo calcolo sull’imposta di circolazione che in pratica stravolgeva il testo approvato dai ticinesi. E in Gran Consiglio, poi, tutti i partiti che fanno gruppo l’hanno approvata. Tutti, tranne noi». Di qui, l’idea del Centro di tornare alla carica con una controproposta. «I partiti ne stanno discutendo, c’è chi sembra essere d’accordo e chi no. Vedremo come andrà a finire, ma noi siamo pronti a portare il tema dinanzi al popolo».
Un iter travagliato
A questo punto, però, è bene riavvolgere il nastro e ricordare l’intricato dossier dell’imposta di circolazione, il cui calcolo è stato rivisto a più riprese negli ultimi anni. Nel 2017, l’allora PPD lanciò due iniziative popolari sull’imposta di circolazione: «Per un’imposta di circolazione più giusta» e «Gli automobilisti non sono Bancomat». La prima chiedeva che l’imposta di circolazione venisse stabilita secondo il principio «chi più inquina più paga» attraverso un nuovo sistema di calcolo basato sulle emissioni. La seconda prevedeva invece che lo Stato restituisse agli automobilisti i 30 milioni che avevano pagato in più nel 2017. Le due iniziative, insieme, avevano raccolto più di 22 mila firme. A quel punto, però, erano poi rimaste giacenti in Commissione gestione e finanze per qualche anno. Nella primavera del 2022, la discussione attorno alla prima delle due iniziative del Centro, quella che chiedeva di rivedere i calcoli dell’imposta, ha subito un’accelerazione. Quell’estate, in Parlamento, dopo un acceso dibattito, a spuntarla erano state due proposte: quella dell’asse PPD-Lega-UDC e il controprogetto targato PS e Verdi. L‘ultima parola sarebbe quindi spettata ai cittadini, che nell’ottobre del 2022 hanno deciso di approvare l’iniziativa del Centro. Quest’ultima prevedeva, in estrema sintesi, di ridurre il gettito dell’imposta, utilizzando come fattore centrale per la formula le emissioni di CO2, secondo il principio «chi più inquina, più paga». Tutto sistemato? Non proprio, perché anche dopo l’approvazione dell’iniziativa da parte del popolo, il Parlamento si era visto costretto ad apporre un correttivo tecnico dell’ultimo minuto alla formula di calcolo. In particolare, tramite un decreto urgente erano state evitate alcune disparità di trattamento legate ai cicli di omologazione. Trattandosi però di un decreto urgente - che sarebbe scaduto alla fine del 2023 - era necessario intervenire nuovamente sulla formula. Ecco perché, nei mesi seguenti il Consiglio di Stato ha presentato una nuova formula, nella quale si tiene conto anche del peso e della potenza del veicolo. In aggiunta, però, il Governo ha proposto di aggiungere alla formula un fattore più politico, chiamato «k», con il quale è possibile modificare l’ammontare totale dell’imposta. L’Esecutivo aveva proposto di porre quell’asticella a 91,5 milioni di franchi, ma la maggioranza del Parlamento - nel dicembre del 2023 - l’ha poi abbassata a 80 milioni. In tutti i casi, neppure quel modello sembra aver soddisfatto tutti. Se alcuni automobilisti, infatti, si sono visti abbassare l’imposta, per altri l’importo è aumentato. Nel marzo del 2024, non a caso, rispondendo a un’interpellanza del Centro che chiedeva delucidazioni sulle conseguenze della nuova imposta di circolazione, il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi aveva fatto sapere che nel 2024 l’aumento era stato registrato per oltre la metà dei veicoli: 134 mila su un totale di 224 mila. Tuttavia, aveva precisato il consigliere di Stato, il gettito complessivo dell’imposta è rimasto uguale e la nuova formula ha evitato un potenziale aumento di oltre 8 milioni di franchi. Ora, come detto, il partito di Fiorenzo Dadò è pronto a sollevare nuovamente la questione. E, c’è da scommetterci, le discussioni non mancheranno.