«Il Cremlino non accetta che l'Ucraina si avvicini all'Europa»

Russia - L’Impero che non sa morire. Il passato di Mosca, il futuro di Kyiv (Rizzoli) è il titolo dell’ultimo libro della giornalista moscovita Anna Zafesova, oggi cittadina italiana, già corrispondente dalla capitale russa per La Stampa, quotidiano per il quale scrive da oltre trent’anni. Uscito ieri, il volume di Zafesova racconta i due Paesi in guerra, la loro storia politica e sociale, le differenze che, nel tempo, si sono stratificate, sino a distanziarli in maniera inconciliabile.
Un libro necessario, se vogliamo, per uscire da letture semplificate di quanto sta accadendo nel cuore dell’Europa da più di tre anni. «Spesso noi parliamo dell’invasione russa come di un conflitto geopolitico - dice Zafesova al CdT -, un termine molto abusato. A me interessava, invece, spiegare la differenza tra due Paesi nati dalle ceneri dello stesso impero, quello russo-sovietico, ma diventati completamente diversi in pochissimo tempo: 30 anni, che per la storia è un tempo molto breve. Molti nemmeno si ricordano che cosa fosse l’Unione Sovietica; tuttavia, senza capire quanto questo passato gravasse su tutti gli ex sovietici, è molto difficile comprendere perché si è arrivati a questo punto e come ci si è arrivati, o il modo in cui ciascuno ha ricostruito una propria identità politica e culturale: Kyiv, agganciandosi all’Europa; Mosca, invece, al suo passato imperiale».
L’Ucraina, dice ancora Zafesova, «non è mai stata, dall’indipendenza, uno Stato autoritario. Ha avuto momenti più presidenzialisti, altri più parlamentaristi, ma il potere non si è mai concentrato in un solo centro, è sempre stato più orizzontale, diviso in gruppi. Putin, invece, fin dall’inizio della sua carriera politica è stato ossessionato dalla “verticale di potere”. Ha una visione militarizzata della vita politica. E, appunto, imperiale».
Anche per questo, spiega la giornalista della Stampa, «presentare la guerra come un conflitto territoriale tra due Paesi, entrambi tutto sommato lontani dall’Europa, è sbagliato. Questa guerra ci riguarda e non solo per motivi umanitari. Ci riguarda perché è una guerra contro l’Occidente, una guerra contro il modello politico dell’Occidente e dell’Europa. Putin ripete costantemente, anche in questi giorni, di essere sì pronto a un negoziato, ma per risolvere le cause all’origine del conflitto, ovvero: un’Ucraina che non vuole più stare sotto la Russia. È una rivendicazione di un principio da grande potenza, che comanda e si spartisce il mondo con altri, usando i Paesi più piccoli come pedine di scambio, in un gioco, come detto, imperiale».
Lo zar, insiste Zafesova, «sfida l’Occidente. Nella sua visione, l’Ucraina è Russia. Non ha una dignità nazionale, culturale, storica, sociale. È un Paese che vuole scappare dal vecchio padrone verso uno nuovo». In realtà, conclude la giornalista moscovita, la Russia «vuole continuare a fare la guerra e gli ucraini, ovviamente, si devono difendere, non possono quindi in alcun modo dire “facciamo la pace e vi regaliamo quattro regioni”, soprattutto perché oltre al terreno ci sono le persone: almeno due milioni di cittadini che finirebbero sotto una dittatura. Per il momento non c’è alcun estremo per una tregua. Entrambe le parti pensano di dover andare avanti e di avere i mezzi per farlo. Ci si incontra in Turchia soltanto per le pressioni americane. Vedremo che cosa succederà. E quale sarà, come dice il politologo Viktor Andrusiv, il prossimo passo del viaggio di Trump verso la realtà».