Anniversario

Il D-Day, 75 anni dopo

Al via a Portsmouth le cerimonie in ricordo dello sbarco in Normandia - Tutti in piedi ad applaudire i reparti schierati e una rappresentanza di reduci - LE FOTO e IL VIDEO
(Foto Keystone)
Red. Online
05.06.2019 15:19

LONDRA - Le note di God Save the Queen e dell’Inno ai Caduti britannico hanno aperto stamattina a Portsmouth la commemorazione dei 75 anni del D-Day, con i leader di 15 Paesi alleati, oltre che della Germania, riuniti attorno alla regina Elisabetta: tutti in piedi ad applaudire i reparti schierati e una rappresentanza di reduci ormai ultranovantenni. In prima fila, ai due lati della sovrana, vestita di rosa, e del principe Carlo, la premier britannica uscente Theresa May e il presidente Usa, Donald Trump, con la first lady Melania, al terzo e ultimo giorno della visita di Stato nel Regno. Presenti pure i leader dei Paesi coinvolti nello sbarco in Normandia, nel giugno 1944, il più imponente della Seconda guerra mondiale e della storia: Australia, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Grecia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Polonia e Slovacchia, e Angela Merkel, per la Germania sconfitta. Il racconto dell’impresa è stato affidato a due attrici britanniche. Poi la registrazione della voce di Churchill e gli omaggi di leader e militari ai reduci.

Trump e la preghiera scritta da Roosevelt

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è salito oggi sul palco delle commemorazioni di fronte al mare di Portsmouth, uno dei porti da cui partì nel 1944 l’operazione dello sbarco in Normandia, per leggere la preghiera scritta per l’occasione dal presidente Franklin Delano Roosevelt. Nel testo si invoca la protezione di «Dio Onnipotente sui nostri figli, orgoglio della nazione, impegnati nella lotta per preservare la nostra repubblica, la nostra religione, la nostra civiltà e liberare un’umanità sofferente». Da parte loro Theresa May e il presidente francese Emmanuel Macron hanno letto nella commozione generale le lettere ai familiari di un caduto della resistenza francese e di un capitano britannico, Norman Skinner, morto in Normandia. Il premier canadese Justin Trudeau ha ricordato un ufficiale canadese, il tenente colonnello Cecil Merritt, decorato nel corso della Seconda guerra mondiale. Le letture dei leader sono state intervallate da racconti e rievocazioni affidate ad attori e militari, da filmati, da canti ed esibizioni musicali d’epoca.

Il 6 giugno del 1944, il giorno più lungo

Il 6 giugno del 1944 gli eserciti alleati sbarcarono nel nord della Francia, in quello che è passato alla storia come il “D-Day”. Fu una delle più grandi operazioni militari mai tentate e un punto di svolta della Seconda guerra mondiale. Dopo una giornata di durissimi combattimenti che costò 12 mila tra morti e feriti, gli alleati riuscirono ad attestarsi sulle spiagge e dare inizio allo scontro che si sarebbe concluso con la resa della Germania nazista.

Perchè D-Day?

Il nome in codice dell’operazione era «Overlord», nella memoria collettiva però il 6 giungo del ‘44 è conosciuto come «D-Day». Nel gergo militare inglese, la D maiuscola di «D-Day» significa semplicemente «giorno», il giorno stabilito per una missione. Il codice «D-Day» era quindi un’espressione generica che indicava l’inizio di una particolare manovra, e prima del 1944 venne usato in numerose altre occasioni.

Gli errori dei meteorologi

Lo sbarco era inizialmente previsto il giorno prima, il 5 giugno del 1944, ma venne rimandato per le pessime condizioni meteo sul canale della Manica. I meteorologi commisero comunque un errore di valutazione, ipotizzando una tregua tra la tempesta del 5 giugno e quella successiva, che avrebbe aperto uno spiraglio di sereno per dare il via alla missione. Una pausa che non si verificò: durante lo sbarco si registrò solo un debole indebolimento dei venti, consentendo comunque il buon esito dell’operazione.

I numeri dello sbarco

Fu la più grande operazione anfibia della storia e una delle più massicce operazioni militari di sempre. Nel primo giorno 150mila soldati attraversarono la Manica, con il supporto di quasi 7mila navi e 11mila aerei. Immane anche il numero delle perdite: in poche ore gli alleati subirono 12mila vittime tra morti e feriti, mentre tra i tedeschi se ne contarono 5mila.

Le foto di Capa e quell’errore nella camera oscura

Il fotografo Robert Capa fu uno dei pochi a immortalare i momenti dello sbarco: 106 scatti i drammatici del secondo sbarco a Omaha Beach. Il reportage, considerato uno dei migliori servizi di guerra di tutti i tempi, andò in parte perso a causa dell’errore di un tecnico alla camera oscura di Londra, dove i rullini furono inviati a sviluppare. Rimangono solo 11 scatti, i «Magnificent Eleven».