Guerra

Il duro avvertimento di Putin: «L’Ucraina si ritiri dal Donbass»

Il presidente russo, in visita in Kirghizistan, ha confermato le trattative di pace della settimana prossima ma ha posto precise condizioni – «La guerra finirà quando le truppe di Kiev lasceranno i territori occupati» – «La confisca dei beni congelati da parte dell’Europa sarebbe un furto»
Il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto ieri una conferenza stampa nella capitale del Kirghizistan. ©Alexander Kazakov
Dario Campione
27.11.2025 20:00

Pronti a trattare per una possibile pace in Ucraina. Ma alle nostre condizioni. La linea rossa di Vladimir Putin non si discosta di un millimetro da quella ribadita in continuazione nell’ultimo anno. Fallito, quasi subito, l’obiettivo di rovesciare con i tank il governo legittimo di Kiev e di riportare il Paese nell’orbita russa, Putin continua a pensare che la sua guerra di aggressione debba comunque sfociare in un risultato politicamente forte. A partire dall’annessione delle regioni orientali dell’Ucraina.

Così, in attesa che, la settimana prossima, la delegazione inviata da Donald Trump a Mosca inizi i colloqui sul piano di pace con la controparte russa, Putin ha deciso oggi di tracciare coram populo il solco invalicabile oltre il quale nessun accordo sarà possibile.

In una conferenza stampa tenuta a Biškek, capitale del Kirghizistan - dove oggi è andato in visita di Stato accolto dall’amico Sadır Japarov - il presidente russo ha subito messo in chiaro che la guerra nel cuore dell’Europa finirà soltanto «quando le truppe ucraine si ritireranno dai territori occupati e dall’intero Donbass. L’avanzata nell’area dell’operazione militare speciale sta accelerando, la Russia cesserà le ostilità quando Kiev si sarà ritirata, altrimenti raggiungeremo i nostri obiettivi con mezzi militari».

La guerra, che per il Cremlino continua a essere una «operazione militare speciale», non potrà avere esito diverso. Non solo. Il riconoscimento internazionale (e non soltanto de facto) della Crimea e del Donbass come territori russi, è per Putin «una questione chiave». E sarà discusso con la delegazione americana attesa a Mosca. «Questo è un argomento dei nostri negoziati con gli USA», ha affermato.

Il piano stralciato

Com’è noto, si tratta di uno dei punti contemplati in un primo momento nel piano di Donald Trump e poi stralciati su pressione sia dell’Ucraina sia dell’Unione Europea. Cedere territorio, ha ricordato la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, significa non soltanto indebolire l’Europa rispetto alla minaccia proveniente da Est, ma giustificare l’aggressione russa. Significa lanciare un messaggio devastante sul piano politico e militare. Significa piegarsi alla protervia di Putin.

Come sia possibile trovare un’intesa su questo nessuno, sinceramente, è in grado di dirlo. Tra l’altro, del problema è ben consapevole lo stesso presidente russo, il quale ha pensato anche oggi di giocare la carta delle divisioni nel campo avversario.

«L’Occidente e gli Stati Uniti sono impegnati in uno scontro di opinioni sulla risoluzione del conflitto ucraino. Non si tratta di noi. Si tratta dello scontro di opinioni all’interno dell’Occidente e degli Stati Uniti stessi su ciò che sta accadendo e su ciò che deve essere fatto per fermare i combattimenti», sono state le parole esatte di Putin riportate dall’agenzia Ria Novosti.

Il capo del Cremlino sa che Donald Trump vuole chiudere prima possibile la partita ucraina. E mette in evidenza le differenze con gli europei. Tentando di sollecitare la ben nota insofferenza del tycoon verso il conflitto.

Non solo. Attraverso il suo viceministro degli Esteri, Alexander Grushko, che oggi ha rilasciato alcune dichiarazioni all’agenzia Interfax, ha sottolineato come sia proprio l’Europa il soggetto che impedisce l’intesa.

Bruxelles, ha detto Grushko, «insiste sulla presenza di una coalizione di volenterosi in Ucraina. Ciò è assolutamente escluso e mina l’intero significato e il contenuto di un accordo di pace. Le élite europee, in primo luogo la leadership dell’UE, stanno conducendo l’Europa verso un percorso disastroso. Tutte le azioni e le misure di politica estera, nonostante la cosiddetta retorica pacifista, mirano a impedire che si giunga a una soluzione».

Rassicurazioni non credibili

A sostegno delle tesi di Grushko, lo stesso Putin ha ripetuto a Biškek che le affermazioni secondo cui la Russia avrebbe intenzione di attaccare l’Europa «suonano ridicole. La Russia non intende attaccare l’Europa. Non l’abbiamo mai pianificato. Ma se gli europei vogliono sentirlo da noi, bene, possiamo formalizzarlo, non ci sono problemi». Una rassicurazione che, naturalmente, non ha convinto le cancellerie del Vecchio continente. Anche perché identiche parole Putin aveva già pronunciato in altre occasioni, e pure in relazione all’Ucraina, tranne poi ordinare l’invasione.

Oltretutto, il Cremlino è impegnato in una contesa durissima, proprio con Bruxelles, sulla ventilata confisca dei capitali russi congelati in Europa e destinati a risarcire i danni di guerra causati in Ucraina. Nell’incontro con i giornalisti, Putin ha detto che la confisca sarebbe «un furto» e costringerebbe Mosca a contromisure. «Stiamo preparando un pacchetto di risposte molto dure», ha aggiunto.

Mentre la portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova, dichiarava per l’ennesima volta che l’adesione dell’Ucraina alla NATO «sarebbe inaccettabile, e rappresenterebbe una minaccia per Mosca», Putin ha lanciato un’altra interessante considerazione, stavolta ai microfoni di Nomad Tv, il canale di propaganda russo attivo da oggi in Kirghizistan: «Non è a causa degli eventi in Ucraina che stiamo compiendo una sorta di svolta strategica verso Est». Un duplice segnale, rivolto a Trump e all’alleato cinese.

Secondo molti commentatori, le concessioni del presidente USA a Putin devono leggersi in chiave anti-Pechino. Trump cercherebbe cioè in ogni modo di spezzare, o quantomeno allentare, il legame tra Russia e Cina. Inutilmente. «A partire dagli anni 2000, ne ho parlato molte volte, abbiamo effettivamente iniziato a dedicare maggiore attenzione a questo aspetto della nostra cooperazione - ha detto Putin - Non perché abbiamo avuto problemi con i nostri partner europei, ma perché l’economia dei Paesi dell’Est, dei Paesi del Grande Sud, si sta sviluppando a un ritmo più rapido rispetto all’economia dei Paesi occidentali».