Il fanatico di Oslo ha confessato

OSLO - Anders Behring Breivik, l'estremista cristiano norvegese arrestato per la duplice strage perpetrata venerdì a Oslo in cui almeno 93 persone sono rimaste uccise (molti ancora i dispersi), davanti alla polizia si è assunto la responsabilità del suo gesto ed ha spiegato che il suo «è stato un atto atroce ma necessario». Lo ha riferito ieri sera alla Tv norvegese Geir Lippestad, il legale che lo rappresenta, aggiungendo che il suo assistito lunedì comparirà davanti a un magistrato che dovrà decidere se rilasciarlo o se trattenerlo in carcere. Il legale ha aggiunto che, secondo lui, «la strage era stata pianificata» da tempo.
Le dichiarazioni del legale, chiudono in modo drammatico una giornata che la pacifica e progressista Norvegia, all'indomani dei due sconvolgenti attentati (la bomba in cento a Oslo e il massacro sull'isoletta di Utoya, dove si teneva un campo estivo annuale dei giovani del partito laburista), aveva iniziato in uno stato di vero e proprio shock. Ieri mattina infatti il Paese ha scoperto con angoscia che i morti non erano stati 17, come era sembrato in un primo momento, ma molti di più (almeno 93). E che a provocare la strage non era stato il terrorismo islamico, come era stato ipotizzato, ma il fanatismo di un connazionale, il 32.enne Anders Behring Breivik, bianco, biondo, cristiano fondamentalista con simpatie di estrema destra, iscritto a una loggia massonica e con avversione per l'islam e la società multiculturale.
La polizia ha detto di non poter ancora escludere che l'assassino abbia avuto dei complici ma di non avere neppure elementi di conferma. Ha però fatto sapere che Breivik, ha confessato la strage di Utoya. Gli agenti non hanno ancora accertato ufficialmente la responsabilità dell'uomo nella strage bombarola di Oslo, anche se quanto riferito dal suo legale non lascia spazio a ulteriori dubbi.