Vita digitale

Il gioco del Metaverso

A un anno dal suo lancio, l'ultima creatura di Mark Zuckerberg continua a bruciare miliardi ma sembra interessare pochi utenti – I tempi si allungano – Il tema sarà dibattuto oggi pomeriggio al Möbius, tra gli ospiti anche Luca De Biase: «Ambizioni esagerate nel breve periodo»
Stefano Olivari
14.10.2022 06:00

Il Metaverso di Facebook è appena iniziato ed è già finito? Domanda lecita, visto che, a un anno dal suo lancio e una decina di miliardi di dollari spesi dopo, l’idea di Mark Zuckerberg è per i nemici soltanto una versione più pompata di Second Life e per gli amici un bellissimo mega-videogioco. Martedì molti si aspettavano una nuova svolta, ma di fatto sono arrivati soltanto l’annuncio di un nuovo visore e della partnership con Microsoft.

Quota 2000

Il nuovo Meta Quest Pro, presentato durante la conferenza Connect 2022, agli addetti ai lavori è piaciuto molto. Si tratta di un visore con dieci sensori, che per funzionare non deve appoggiarsi ad altri dispositivi e che ha il 50% di potenza in più rispetto al Quest 2, che senza stare a infliggere migliaia di dati significa una nitidezza delle immagini migliorata circa della stessa percentuale, senza contare velocità e memoria a livelli inimmaginabili. È un prodotto che vuole andare al di là dei videogiocatori, per abbracciare il resto delle nostre vite (o dei nostri avatar) nelle Horizon Workroom di Meta. E come ai vecchi tempi, quando spunta il suffisso Pro il prezzo schizza verso l’alto: in Europa dal 25 ottobre lo si troverà intorno ai 1.800 euro, contro i 349 del Quest 2. Spendendo una cifra del genere, non si potrà fare gli spilorci con i controlli, i nuovi Meta Quest Touch Pro, che hanno tre fotocamere e addirittura un loro processore: in sintesi, con il nuovo visore più i nuovi controller si va tranquillamente, tutto compreso, sopra i 2.000 euro. E al di là di qualsiasi previsione bisogna dire cosa sia certo nel presente: e cioè che Zuckerberg, vedendo che la situazione sta languendo, ha voluto puntare subito su una versione top del prodotto, come a dire: questo è il Metaverso al suo massimo, o siete dentro o siete fuori.

Nuova Facebook

Far parte del metaverso versione Mark Zuckerberg è possibile, ma soltanto da partner. È il caso di Microsoft, la cui collaborazione è stata annunciata proprio martedì, con i suoi prodotti di punta (Office, Azure, Teams), oltre ovviamente alla corazzata Xbox, disponibili per Meta. Questo porta subito a una situazione antipatica: quello che ha in mente Zuckerberg è un ambiente chiuso, in cui far entrare altri soltanto dopo accordi commerciali. Non è insomma «la nuova Internet, più immersiva di quella vecchia», di cui il fondatore di Facebook ha spesso parlato. Una questione sottolineata anche da Luca De Biase, caporedattore del «Sole 24 Ore», esperto di tecnologia e tra i protagonisti oggi pomeriggio del dibattito di Möbius 2022: «Difficile pensare che Meta regali il suo metaverso. Che non sarà una nuova Internet, ma semmai una nuova Facebook, con una significativa differenza: dal punto di vista dell’utente Facebook semplificava le cose, mentre il metaverso le complica». Non esiste al momento una domanda dal basso che sia trainante e nemmeno gli stessi dipendenti di Meta credono in questa svolta, visto che nelle ultime settimane sono stati accusati da Vishal Shah, il reponsabile per il metaverso (la cui panchina è più traballante di quella di Allegri alla Juventus), di utilizzare troppo poco Horizon Worlds, cioè la piattaforma propriamente detta.

Borsa

Il Metaverso di Zuckerberg non è finito, è anzi un’esperienza molto interessante, ma certo ha alcuni grandi problemi. «L’infrastruttura è inesistente - spiega De Biase -, le ambizioni sono nel breve periodo esagerate, i soldi da recuperare sono troppi e la visione strategica di Zuckerberg al momento non c’è». Ovviamente un imprenditore come lui non è pazzo, per questo le sue ultime accelerazioni sono state imposte dalle circostanze: «Aveva bisogno di rassicurare i mercati finanziari e di catalizzare l’attenzione sulle potenzialità del mezzo, più che sul suo reale successo». L’aspetto borsistico è fondamentale: dalla metà di ottobre dell’anno scorso Facebook, oggi Meta, ha perso oltre il 61% del suo valore (da 325 dollari ad azione a 125) e pochissimi titoli dello S&P 500 hanno fatto peggio. Un successo innegabile è però quello politico e cioè il riposizionamento dell’immagine, smarcandosi dalle polemiche del passato su privacy e vendita di dati: oggi ci sono molte più persone che citano Meta di quante ce ne siano che citano Alphabet, la fu Google, che ha assunto questo nome dal 2015.

Miliardi

Se il Metaverso è il futuro, non mancano le grane nemmeno nel presente, visto che Instagram si è messo a inseguire TikTok e che dal punto di vista finanziario è stata rovinosa, per Meta, la scelta di Apple di permettere agli utenti dell’iPhone di interrompere il tracciamento dei loro comportamenti da una app all’altra. Un danno non soltanto per Facebook, che però da questo cambiamento sconosciuto ai più ha perso almeno dieci miliardi di dollari di pubblicità: praticamente avrebbero finanziato il metaverso, invece la perdita è stata doppia. E sempre in tema di concorrenza bisogna ricordare che il metaverso di Facebook-Meta non è l’unico, anzi: da Decentreland a The Sandbox, le opzioni non mancano mentre a mancare sono gli utenti desiderosi di trasformare dollari veri in criptovaluta da spendere in un mondo virtuale. Senza dimenticare che Second Life gode ancora di buona salute e sta per compiere vent’anni.

Oltre gli avatar

Al di là delle ironie da social network ispirate dall’azienda, si pensi soltanto a quelle sull’avatar che nella prima versione non aveva le gambe, se entro un anno la situazione dovesse rimanere simile a quella di oggi potrebbe scattare un gigantesco piano B, cioè la focalizzazione su videogiochi, gaming e tempo libero. Pochi acquisterebbero un visore per lavorare senza averne bisogno, molti di più spenderebbero 2.000 euro per avere la sensazione di essere in campo insieme a Neymar, alla guida di un aereo o in mezzo a una battaglia dell’antichità. Intanto nello stesso Connect l’azienda ha presentato i nuovi Ray-Ban per la realtà aumentata e un controller da polso che in prospettiva significa smartwatch, segno che non tutto è stato puntato sul metaverso. Attenzione, quindi, a sottovalutare Zuckerberg, visto che non stiamo parlando di un ragazzino sognatore nella sua cameretta (cosa che non è mai stato, visto che FB è nato ad Harvard) ma di un uomo che magari non controlla i pensieri dei suoi tre miliardi di utenti, contando solo quelli di Facebook, ma senz’altro li può conoscere meglio di chiunque altro.