Il Governo dice basta alla maturità all’estero

LUGANO - Dopo il “caso Fogazzaro” l’annunciato giro di vite contro le maturità liceali conseguite presso istituti privati all’estero è arrivato. Nel corso della seduta odierna, il Consiglio di Stato ha infatti approvato la revisione parziale della Legge della scuola che in futuro concederà l’autorizzazione del Cantone soltanto agli istituti che, alla fine del percorso scolastico, garantiscono lo svolgimento dell’esame di maturità in Svizzera. L’entrata in vigore della parziale riforma legislativa è prevista al 1° agosto prossimo, scadenza possibile qualora il Gran Consiglio procedesse con una certa celerità.
La revisione prevede propone innanzitutto di cambiare la denominazione oggi vigente di “scuole medie superiori private” in “scuole preparatorie alla maturità private” e questo perché “gli istituti in questione non assegnano nessun titolo in loro nome, perché non abilitati a farlo”.
La principale modifica consiste poi “nel limitare, salvo eccezioni possibili per decisione del Consiglio di Stato tramite regolamento, l’autorizzazione alle scuole preparatorie per un esame di maturità che si tiene in Svizzera, il che esclude di principio le scuole che preparano per il conseguimento di una maturità tenuta all’estero”. La revisione proposta dal governo prevede altresì l’obbligo per tutte le scuole private di “presentare un progetto pedagogico e un piano finanziario, necessari per ottenere l’autorizzazione, norma quest’ultima già contenuta nel regolamento di applicazione per le sole scuole dell’obbligo e che oggi si propone di consolidare direttamente nella legge. Restano riservati gli accordi internazionali sottoscritti dalla Svizzera relativi a scuole private riconosciute da Stati esteri e risiedenti
in Svizzera”. Per gestire il passaggio alle nuove regole è prevista una norma transitoria che mantiene l’attuale diritto per gli allievi iscritti prima del 1° gennaio 2019, che non verranno dunque colpiti da questa misura.
“Il Canton Ticino ha conosciuto, nel recente passato, una moltiplicazione di offerte sedicenti universitarie che hanno convinto il Consiglio di Stato prima e il Gran Consiglio poi (nel corso del 2013), a modificare la Legge sull’Università della Svizzera Italiana, sulla SUPSI e sugli istituti di ricerca del 3 ottobre 1995”, scrive ancora il Governo. “Con la revisione citata si è meglio protetta la denominazione universitaria – nei limiti imposti dal diritto federale – denunciando così offerte di scarso valore, se non truffaldine, riferite al settore terziario privato. Il mercato dei titoli si estende, parzialmente, anche al settore secondario II, con particolare riferimento alle maturità liceali conseguite dopo studi preparatori in specifiche scuole private. Da qui la necessità di un nuovo intervento legislativo volto a preservare il buon nome delle scuole private ticinesi, la cui attività – va ribadito – è e resta una possibilità offerta dalla Costituzione cantonale”.