Lugano

Il LAC è «ringiovanito» e viaggia verso una stagione da record

Le presenze al centro culturale sono in crescita rispetto sia allo scorso anno, sia a quelli prima della pandemia - E l’età media di chi assiste agli spettacoli è scesa da 62 a 47 anni
©Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
22.12.2022 06:00

Ringiovanito e scattante. A Lugano il LAC si appresta ad affrontare il nuovo anno con dei numeri che lasciano ben sperare. Uno è la media d’età delle persone che assistono agli spettacoli, scesa da 62 a 47 anni. Non è poco. Probabilmente ha influito il fatto che diversi anziani, con la pandemia, non se la siano sentita di stare chiusi dentro la sala teatro. Ma ci sono state anche «campagne mirate e una comunicazione efficace» per coinvolgere altre fasce di utenti, come spiega il presidente del centro culturale Roberto Badaracco. Intendiamoci: non che avere un pubblico agée sia una cosa negativa, ma una diversificazione anagrafica, pensando a lungo termine, è salutare per l’azienda LAC.

Una serie di sold out

Dicevamo poi che il LAC è scattante. E qui parliamo di biglietti venduti. «Già l’anno scorso siamo riusciti a confermare i dati pre Covid – spiega sempre Badaracco – mentre gli altri centri culturali in Svizzera e nel mondo perdevano fra il trenta e il cinquanta percento delle presenze, subendo notevoli ripercussioni finanziarie. E i primi dati della nuova stagione – che va da settembre 2022 ad agosto 2023 – sono più che rallegranti. Rispetto all’anno scorso vi è una crescita del 15-20%: un risultato incredibile». Un risultato che potrebbe anche migliorare, visto a un terzo della stagione sono stati venduti tre quarti dei biglietti preventivati. «Inoltre ci sono già stati numerosi sold out della sala», che può contenere un migliaio di persone.

Volano gli abbonamenti

Badaracco tiene a sottolineare che il buon andamento non è dovuto solo alla voglia, dopo le fasi più acute della pandemia, di tornare a godersi la cultura dal vivo. «Negli ultimi anni ci siamo dotati di nuovi strumenti di valutazione e controllo della clientela che stanno dando i frutti sperati. Abbiamo puntato molto, ad esempio, sull’interazione con il pubblico, cercando di creare una ‘esperienza LAC’ che faccia sentire il cliente come se fosse a casa». In pratica l’ente si è concentrato anche su tutto quello che non è spettacolo: dalla biglietteria alle prenotazioni, dall’accoglienza ai processi di acquisto, fino alla ristorazione. «Oggi, dopo ogni spettacolo, viene inviata una e-mail ad ogni utente chiedendogli di valutare i vari servizi del LAC, e oltre il 90% del pubblico, con punte del 98%, si è dichiarato finora molto soddisfatto, raccomandando ad altre persone il nostro centro culturale».

Ci sono buone notizie anche sul fronte della fidelizzazione, con l’abbonamento a 199 franchi per tutta la stazione che sta ottenendo «risultati incredibili», come fa sapere ancora Badaracco. «Ad oggi sono oltre ottocento gli abbonati e si conta di giungere al migliaio fra poche settimane. Così aumentiamo il grado di partecipazione a tutti gli spettacoli. Senza ombra di dubbio – pregusta il vicesindaco – la stagione 22/23 sarà probabilmente la migliore in assoluto da quando il centro culturale è stato inaugurato». Badaracco ricorda infine che il LAC «sta lavorando moltissimo sulla raccolta di fondi, ed è a livello europeo uno dei centri culturali con il maggior finanziamento privato in assoluto: siamo al 40%, mentre il 60% dei fondi è di provenienza pubblica. Anche qui si è lavorato molto».

Il momento è propizio, forse

Per la cultura soffia un vento favorevole un po’ in tutta la Svizzera. Lo fanno pensare i risultati di un sondaggio condotto fra gli scorsi mesi di settembre e ottobre su incarico dell’Ufficio federale della cultura e del Segretariato generale della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione, secondo il quale due terzi della popolazione elvetica sono disposti a riprendere le visite culturali senza ulteriori preoccupazioni dovute alla pandemia. L’indagine mostra che, per quanto riguarda le attività culturali, durante la crisi legata al coronavirus alle persone è mancata per lo più la possibilità di incontrarsi e dialogare. Superate, come pare, le preoccupazioni sanitarie, il settore culturale deve sperare che ora non comincino a pesare le preoccupazioni per il carovita. E ricordare a tutti che la mente va nutrita quanto il corpo.

In questo articolo: