Il lavoro ridotto durante la pandemia si è rivelato uno strumento efficace

Il rapido versamento alle aziende delle indennità per lavoro ridotto (ILR) durante la crisi pandemica per sopperire alle restrizioni d'attività ordinate dal governo è stato opportuno ed efficace.
Tuttavia, stando alla Commissione della gestione del Consiglio nazionale (CdG-N), il contrasto agli abusi ha messo in mostra lacune tali da richiedere un rafforzamento dei controlli.
In un rapporto pubblicato oggi, in cui vengono formulate all'indirizzo dell'esecutivo diverse raccomandazioni, la CdG-N considera efficace il ricorso al lavoro ridotto ordinato dal Consiglio federale, ma giudica altresì importante che i controlli in corso sulle prestazioni concesse - 16,2 miliardi di franchi - possano concludersi entro i termini previsti dalla legge, così da poter esigere la restituzione delle ILR indebitamente riscosse dalle aziende durante la crisi pandemica.
Abusi: pianificare in anticipo
In generale, stando al documento, il ricorso a uno strumento come le ILR non può prescindere da una pianificazione coerente e tempestiva delle misure di contrasto agli abusi. Nel corso della crisi, tuttavia, la Segreteria di Stato dell'economia (SECO), responsabile dei controlli, ha dovuto definire delle priorità e differire numerose verifiche sulle casse di disoccupazione a causa del poco personale a disposizione. Inoltre, l'organo di vigilanza presieduto dalla SECO, ossia la Commissione di sorveglianza per il fondo di compensazione dell'assicurazione contro la disoccupazione (CS AD), non ha esercitato una sorveglianza attiva sulle ILR.
A tale riguardo, per la CdG-N è problematico che tutti gli organi d'esecuzione soggetti alla vigilanza della CS AD facciano parte della stessa. Chiede pertanto al Consiglio federale di verificare se la composizione della CS AD sia idonea a garantire una vigilanza efficace in materia di ILR.
Per quanto riguarda la sorveglianza vera e propria, per motivi di trasparenza la CdG-N chiede che i dati disponibili sulle ILR versate e sul loro controllo vengano aggiornati e analizzati sistematicamente. Crede inoltre che, per rafforzare la fiducia nello strumento delle ILR, sarebbe utile adottare un approccio orientato ai rischi che permetta di stabilire la percentuale di riscossioni indebite e di potenziali abusi.
La CdG-N domanda poi al governo di verificare che le sanzioni previste in caso di riscossione abusiva siano applicate in modo da esercitare il necessario effetto deterrente nei confronti delle imprese.
Benché nella fase iniziale della crisi pandemica sia stato opportuno semplificare le procedure relative alle ILR, stando alla commissione le numerose modifiche e proroghe disposte dal Consiglio federale, spesso con effetto retroattivo, hanno creato incertezze giuridiche.
Per questo, al momento di definire i provvedimenti per far fronte alla crisi le autorità federali avrebbero dovuto valutare meglio i rischi derivanti da tali modifiche e proroghe. Qualora si dovesse ricorrere nuovamente al diritto d'urgenza, il governo dovrebbe stabilire al più presto i criteri in base ai quali potranno essere revocate o prorogate le misure straordinarie adottate.
Durante la crisi, i dipartimenti e gli uffici competenti hanno fornito al Consiglio federale informazioni talvolta lacunose; i rischi di abuso derivanti dall'introduzione della procedura di conteggio sommaria relativa alle ILR non sono stati segnalati in modo sistematico.
Per ovviare a tale problema, l'esecutivo provvedere affinché la trasparenza e l'esaustività delle basi decisionali, soprattutto per quanto riguarda i rischi eventuali, sia garantita anche quando fa capo al diritto di necessità per far fronte a una crisi.
Abusi confermati, 114 milioni
Durante la fase acuta della pandemia, la Confederazione ha versato alle aziende particolarmente toccate dalle misure restrittive ILR per un ammontare di 16,2 miliardi. Di norma, i dipendenti che lavorano a tempo ridotto ricevono l'80% al massimo del salario assicurato. Per i collaboratori a basso reddito, l'indennità è stata portata al 100% grazie a una decisione del Parlamento.
Ad agosto 2023, su un totale di 2.241 segnalazioni di abusi, 994 sono state giudicate infondate dopo una revisione analitica senza esame in loco. Dei 747 casi esaminati invece più approfonditamente, 81 sono stati segnalati dalla SECO. Sulla base di queste informazioni, l'importo attuale da recuperare ammonta a circa 114 milioni, somma che corrisponde a meno dell'1% del totale versato. Il 22 aprile 2020, durante una conferenza stampa tenutasi in piena prima ondata pandemica, l'allora ministro delle finanze, Ueli Maurer, si era detto convinto che i casi di abusi non avrebbero superato l'1%.