Il Long Neptune lanciato pure sulla Crimea: «Un missile molto efficace, ma non cambierà le sorti della guerra»

Kiev ha già utilizzato con successo il nuovo missile balistico Long Neptune su due bersagli russi. Lo ha confermato il ministro delle industrie strategiche dell'Ucraina Herman Smetanin al quotidiano norvegese Nettavisen, durante la sua visita a Oslo insieme ad Alexander Kamyshin, il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky.
Di recente, il leader di Kiev aveva annunciato al mondo l’entrata in servizio del Long Neptune, un missile da crociera di fabbricazione ucraina, il quale ha una gittata di 1.000 chilometri e sarebbe in grado di colpire Mosca in meno di un’ora.
Stando ai funzionari ucraini, il nuovo armamento è stato utilizzato per la prima volta contro un obiettivo militare nella penisola di Crimea occupata dai russi: «Oggi abbiamo testato anche un sistema completamente nuovo, di cui non posso ancora dire nulla», ha riferito Kamysjin a Nettavisen giovedì scorso. Il secondo attacco con il Long Neptune è invece già noto, ed è stato messo a segno venerdì sera contro una raffineria di petrolio di Tuapse, a circa 1.000 chilometri dal territorio controllato dall'Ucraina nella regione russa di Krasnodar. L’esplosione ha causato un incendio che ha richiesto tre giorni per essere spento.
«Dopo l'attacco del regime di Kiev, la notte del 14 marzo, un serbatoio contenente circa 20 mila tonnellate di benzina ha preso fuoco presso il deposito di petrolio. All'incendio è stato assegnato il quarto grado di allerta», ha fatto sapere lunedì il governatore di Krasnodar, Veniamin Kondratiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dal canto suo, ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti con il nuovo armamento.
Se il secondo attacco, quello di venerdì, ha preso di mira un obiettivo militare, il primo va invece a colpire direttamente l'industria petrolifera russa, una fonte di guadagno essenziale per l'export che mantiene a galla l'economia stritolata dalle sanzioni. Tutto ciò, mentre i russi bombardano senza sosta l’Ucraina e gli USA cercano di trovare un’intesa per una tregua, sulla quale Vladimir Putin sta prendendo tempo.
Mosca, in questi tre anni di conflitto, ha preso di mira principalmente le centrali elettriche e i quartieri residenziali, Kiev, invece, ha risposto puntando con i suoi droni le raffinerie, gli oleodotti e le stazioni di pompaggio in territorio russo. In questo modo, si stima che le truppe di Zelensky abbiano distrutto circa il 10% della capacità di raffinazione del nemico.
«In sostanza, Putin ha confermato tacitamente a Trump quanto i nostri attacchi in profondità stiano danneggiando il settore energetico russo. Questa è la nostra carta vincente», ha scritto su Facebook il parlamentare ucraino Roman Lozinskyi, martedì scorso dopo la telefonata tra il presidente USA e il suo omologo russo. Una carta vincente che verosimilmente non tirerà fuori dal pantano i soldati ucraini impegnati nella regione russa di Kursk e nel Donbass.
I missili da crociera, ovviamente, sono molto più efficaci e potenti dei droni, ma infinitamente più costosi. I velivoli senza pilota restano dunque l'arma prediletta dall’Ucraina, ad oggi tra i Paesi più avanzati nel settore dei droni da combattimento. Questi velivoli viaggiano lentamente e sono più semplici da intercettare dalle difese anti-aeree, mentre i missili da crociera raggiungono una velocità prossima a quella del suono e sono molto più difficili da abbattere.
Nonostante l’efficacia del Long Neptune, non è da prendere neppure in considerazione l’idea che la nuova arma possa ribaltare la situazione sul campo di battaglia, in questa fase del conflitto nettamente a favore dei russi: «Questi missili da crociera da soli non possono cambiare il corso della guerra, anche se adesso ne abbiamo molti di più. Lo vediamo dal caso russo: Mosca ha lanciato numerosi missili di diversi tipi contro di noi, eppure siamo ancora operativi», ha riferito a POLITICO Mykola Bielieskov, ricercatore presso il National Institute for Strategic Studies e analista senior presso la ONG Come Back Alive Initiatives Center con sede a Kiev.
Il Long Neptune, di fatto, inserisce l'Ucraina in un gruppo ristretto di produttori di missili da crociera. Si tratta di armi con gittata superiore ai 500 chilometri che trasportano potenti testate esplosive da centinaia di chili, dunque in grado di causare ingenti danni.
La Francia e il Regno Unito hanno gli Storm Shadow/SCALP, più volte consegnati all'Ucraina, mentre la Germania e la Svezia hanno i Taurus, che ad oggi non sono stati utilizzati dalle forze armate di Kiev. Il Long Neptune non è l'unica arma di questo tipo in mano agli ucraini. Il mese scorso, Zelensky ha mostrato pure il missile-drone Peklo, un velivolo a propulsione turbo-jet con una gittata di 700 chilometri.
Il Long Neptune è una versione potenziata del missile con cui nell'aprile 2022 è stato affondato l'incrociatore russo Moskva, segnando l'inizio della disfatta della flotta di Putin nel Mar Nero. Originariamente è stato progettato come missile da crociera anti-nave con una testata da 150 chilogrammi e una gittata fino a 300 chilometri. Il suo design è basato sul modello sovietico KH-35, ma con gittata, capacità di puntamento ed elettronica migliorate.
L'Ucraina ha lavorato per estendere la gittata del Neptune e trasformarlo in un missile adatto all'utilizzo in attacchi via terra. Il risultato è il Neptune-MD, o Long Neptune: quello di venerdì scorso rappresenta l’attacco a maggior gittata messo a segno da Kiev dall'inizio della guerra.